Torna in carcere il boss italo americano Rosario Gambino
Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Roma hanno catturato il noto boss della mafia italo-americana Rosario Gambino. Gambino, 69enne, è stato sorpreso all’interno di una clinica della Capitale, dove aveva chiesto alcuni accertamenti per problemi clinici.
Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Roma hanno catturato il noto boss della mafia italo-americana Rosario Gambino. Gambino, 69enne, è stato sorpreso all’interno di una clinica della Capitale, dove aveva chiesto alcuni accertamenti per problemi clinici. A suo carico pendeva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Corte di Appello di Palermo in seguito alla sua recente scarcerazione dall’Istituto di Prevenzione di Parma. Gambino è stato condannato nel 1983 a venti anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Nell’ambito dell’operazione Pizza Connection Gambino fu condannato a 45 anni di detenzione negli Stati Uniti per un ingente traffico di eroina con un giro di affari annuo pari a circa 600 milioni di dollari. Nel 1985 nell’ambito di un’indagine condotta dal giudice Giovanni Falcone, Rosario Gambino fu giudicato in contumacia. ‘Quello che sta accadendo al mio assistito Rosario Gambino, arrestato nella notte mentre si trovava ricoverato in una clinica privata romana per gravi condizioni di salute è l’ultima puntata di un calvario giudiziario che sta subendo ormai da 30 anni’ dice l’avvocato Daniele Lelli, difensore di Rosario Gambino. Il boss è stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Roma che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Corte di Appello di Palermo. Gambino era stato scarcerato due giorni fa dal tribunale della libertà. Era detenuto a Parma ora si trova a Regina Coeli a Roma”. “La controversa vicenda giudiziaria ruota intorno alla sentenza di condanna a 20 anni per Gambino emessa dal Tribunale di Palermo nel 1983, riguardante un’ associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e possesso di ingente quantitativo di droga, poi ridotti a 16 in appello. ‘Tutti fatti – intende precisare Lelli – per i quali Gambino era stato in precedenza assolto dalla Corte distrettuale di New York nel febbraio 1983’. Tuttavia con una legge del 2005 i processi fatti in contumacia (Gambino si trovava negli Usa) possono ritornare alla fase di appello. Così la terza sezione della corte di appello di Palermo dopo aver raccolto la richiesta di Lelli, nel 2006, di rimessione nei termini per presentare appello, ‘non potendosi considerare Gambino come latitante – puntualizza il difensore – ed essendo stato giudicato in contumacia’, ha emesso, dopo quattro anni sentenza di inammissibilità dell’atto di impugnazione. Gambino quindi rimase condannato a 20 anni. Su questo processo si pronuncerà la Cassazione il 4 aprile. In attesa della Cassazione, mentre per il Tribunale della Libertà sono scaduti i termini di custodia cautelare, la Corte di appello palermitana ha emesso l’ordinanza di carcerazione per pericolo di fuga. ‘È una vicenda paradossale – spiega l’avvocato -. Basti pensare che dopo ben quattro annullamenti della Cassazione il Trbunale della Libertà lo scorso 24 ottobre aveva finalmente scarcerato il mio assistito dichiarandone illegittima la detenzione subita finora in Italia, visto che i termini di custodia cautelare, anche considerando il periodo detentivo negli Stati Uniti, erano ampiamente scaduti. A questo punto, Gambino, assolutamente libero dopo una detenzione ininterrotta di 30 anni, si è fatto ricoverare in clinica’. Il legale prosegue: ‘La corte di appello di Palermo con una nuova ordinanza, datata 26 ottobre, in chiaro sfregio alle indicazioni fornite sia dalla Suprema corte sia dal Tribunale della libertà, non solo non ritiene scaduti i termini di custodia cautelare, ma afferma falsamente come Gambino sia stato latitante per più di 30 anni quando invece la medesima Corte di appello ha revocato il decreto di latitanza rimettendolo nei termini per presentare appello con ordinanza del dicembre 2006’. ‘In più si ritiene – conclude – in maniera a dir poco vergognosa, che una persona anziana di 69 anni costretta per semiparalisi ad usare stampelle e sedia a rotelle, senza avere nessuna conoscenza del pendente mandato di cattura e senza essere in possesso di nessun documento d’identità, possa darsi alla fuga negli Stati Uniti, paese nel quale non potrà mai più recarsi a causa dell’espulsione del 2009’.
(Teleoccidente)