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di redazione
Un’intercettazione agghiacciante tra un uomo delle cosche e la sorella spunta in un processo per estorsione conclusosi con la condanna del boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Nella conversazione si accenna all’esistenza di un cimitero di mafia.
“Questa palazzina gronda di sangue” dice alla sorella il mafioso Pietro Mansueto. Ora il tribunale che ha condannato i capimafia a 15 anni ciascuno per estorsione aggravata, ha trasmesso gli atti alla procura perchè indaghi sulla vicenda.
La palazzina di cui parla Mansueto è un immobile che si trova Tommaso Natale, dove due commercianti, Andrea e Gioacchino Conigliaro che avrebbero voluto aprire una macelleria “Il mercatone della carne” sono stati taglieggiati dai Lo Piccolo. Le vittime hanno negato di avere pagato e per questo sono indagate per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. I titolari dell’accusa – Anna Maria Picozzi e Amelia Luise – hanno notificato loro un avviso di conclusione indagini, atto che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio.
L’edificio dove i Conigliaro volevano aprire la macelleria, era di Mansueto.
Il mafioso dice alla sorella parlando di una terza persona ancora non identificata: “io a quello me lo devo togliere davanti, casomai lo metto dove stanno gli altri, tra i carciofi e gli sparacelli”. La conversazione aveva allarmato i pm Francesco Del Bene e Anna Maria Picozzi che hanno disposto, tempo fa, un sopralluogo nell’area, non trovando però alcun appezzamento di terreno che potesse essere stato usato per seppellire dei cadaveri.
Il tribunale, però, evidentemente vuole andare a fondo per questo ha trasmesso l’intercettazione alla procura perchè indaghi per soppressione di cadavere. Atto che potrebbe spingere i magistrati a delegare accertamenti più approfonditi, tra cui scavi vicino alle fondamenta dell’edificio.
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