Tre Globi d’Oro a soli 21 anni per il thriller “Native” e la candidatura a rappresentare l’Italia agli Oscar 2014 con “Midway tra la vita e la morte”, in lizza come Miglior film in lingua straniera.
Sono questi alcuni dei grandi successi ottenuti dal regista catanese John Real, al secolo Giovanni Marzagalli, indicato dalla stampa estera come il più giovane regista europeo al quale sono stati assegnati premi così importanti e che domani presenterà, alle ore 10:00, presso la splendida cornice del Castello Ursino di Catania, il suo ultimo film horror: “The Carillon”, le cui musiche sono firmate dal Maestro Marco Werba, che aveva già collaborato con il regista siciliano per il pluripremiato “Native”.
Prodotto dalla casa cinematografica indipendente Real Drems, con questo lungometraggio, girato quasi esclusivamente tra Nicolosi e Pedara, John Real, formatosi alla UCLA di Los Angeles, torna a valorizzare il territorio siciliano.
«È un film horror ambientato e girato quasi interamente in una zona boschiva e inquietante: le scene centrali si svolgono attorno ad una casa, circondata da querce, con un’architettura sicuramente particolare, che richiama lo stile canadese. Protagonista una bambina che ha perso da poco i suoi genitori in un incidente e va a vivere con una zia, con la quale non ha un buon rapporto: si incontrano per la prima volta in tribunale in occasione del suo affidamento. Durante questa loro convivenza “forzata”, la piccola trova nel giardino di casa una scatola con all’interno un carillon. In seguito si scoprirà che questo oggetto è infestato da un fantasma, per il quale il carillon è stato molto importante e tramite il quale lo spettro si lega alla bambina che lo ritrova e da quel momento la sua vita diventerà un inferno».
Il carillon è un oggetto in qualche modo legato alla sua infanzia?
«Beh è un oggetto che si lega a tante generazioni, che magari rivedendolo riescono a rievocare dei ricordi lontani, motivo per cui possiamo dire che da un lato trasmette dolcezza e dall’altro, se pensiamo a modelli molto antichi, può trasmettere anche inquietudine. Questa ambivalenza mi ha portato a fare questa scelta».
«Negli USA il film uscirà sicuramente nel 2017, ma non abbiamo ancora stabilito delle date, mentre in Italia pensiamo di farlo uscire a dicembre del prossimo anno».
«Assolutamente si! Bisogna aggiungere però che questo si spiega col fatto che all’estero i mercati sono più disponibili a trattare questa tipologia di film».
«Perchè il territorio siciliano, come sarà possibile vedere in “The Carillon”, ma anche nei miei film precedenti che ho diretto, ha dei luoghi che sono unici. Per quanto possa essere conveniente, dal punto di vista economico e burocratico, spostarsi all’estero, ritengo che dovrebbe prevalere un po’ di spirito patriottico per portare avanti la nostra terra, che sicuramente merita. Questo è il motivo per cui, con tanta fatica, abbiamo deciso di girare ancora qui in Sicilia e non più a Londra, dove gireremo solo alcune scene».
«Abbiamo avuto un importante supporto dalla Film Commission di Catania, che ci ha aiutato sia per l’aspetto burocratico, che nella ricerca della location perfetta per alcune scene che sono state girate all’interno dell’ospedale Garibaldi di Catania».
«C’è grande entusiasmo tra gli attori, che ci hanno fatto notare delle differenze. Rachel Daigh, in particolare, ci raccontava che nei nelle produzioni estere c’è un atteggiamento più “industriale” e distaccato, mentre in Italia ha trovato un approccio più artistico e umano».
«È una tv series, che si rifà al genere “walking dead”, che inizieremo a girare a settembre sempre in Sicilia, e con cui, dopo il mio primo film “Native”, torno a collaborare con il produttore catanese Emanuele Leone. Nel cast sarà presente anche uno degli attori con cui sto già lavorando per la realizzazione di “The Carillon”: Antonio Lujaksac».
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