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Teatro: Airam, produzione siciliana, debutta a Firenze

di redazione

Palermo, 7 Dic. – Coscienza e conoscenza, due aspetti della medesima realtà: fede e misteri che si intrecciano e si incarnano. Musica, danza, parola: spettacolo e liturgia per una performance teologica che trova riscontro nella formula dell’ave verum corpus.

Va in scena “Airam”, una visione epidermica del valore iniziatico di Maria (di cui “Airam” è infatti speculare) affidato alla declinazione dell’immagine di Eva, della Sposa del Cantico, la Grande Babilonia e la nuova Gerusalemme in una sintesi sapienziale.

Prima tappa di questo appuntamento esclusivo sarà sabato 8 dicembre a Firenze, alle 21, in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione, quando la Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, nel giorno in cui si celebra il dogma attorno al quale orbita la spiritualità dei padri filippini, ospita “Airam”, un capolavoro di misticismo e speculazioni teologiche attorno alla figura di Maria, Vergine, Sposa, Madre, Donna.

Ricerca musicale, con brani classici e arrangiamenti originali interpretati da violino, violoncello, organo e tiorba (Salvatore Amplo, Mauro Cottone, Margherita Da Ronco, Giuseppe Polizzi): gesti, dogmi e tradizioni su composizioni di H.Purcell, W.A.Mozart, M.E.Bossi, M.Cottone, C.Monteverdi, J.S.Bach, G.B.Pergolesi.

La voce narrante di Giuditta Perriera darà fiato a testi inediti e sapienziali, che prenderanno corpo grazie alla performer Giusi Vicari, diretta dal regista siciliano Francesco Bondì.

«Non si deve chiedere che cosa significano i simboli, perché i simboli non significano, operano»: “Airam” non è teatro e musica soltanto, è una riflessione in scena, una liturgia cantata, un’esperienza interiore che mette, in reverenziale silenzio, dinanzi al mistero della vita. Un percorso simbolico articolato che si accosta al mistero, perché come dice Umberto Galimberti «ai misteri ci si accosta, i misteri non si spiegano»: se vengono spiegati perdono l’essenza della loro natura.

«La comprensione della religione cattolica passa attraverso la comprensione della sua forma originaria e della sua struttura fondamentale – spiega il regista Francesco Bondì – Se poi il senso del mistero crea quella sensazione di vuoto che anticipa le emozioni dell’estasi nella contemplazione, dipende forse da ciò che si è o da qualcos’altro ancora. L’intenzione è di vestire la forma, la materia e la musica, di tutti quei contenuti che raccontano Maria, la vergine, la sposa, la madre, la figlia. Una ri-conquista del linguaggio dei simboli, una ri-alfabetizzazione simbolica della società, che sarebbe da sola un contributo straordinario alla comprensione fra culture e sistemi di pensiero diversi».

Redazione

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