Tanomattinale 9 ottobre 2021: due giornalisti Nobel per la pace, i muri che disintegrano l’Europa, clima, Parisi bacchetta tutti, Xi e Taiwan

Amiche e amici del #Tanomattinale buon sabato.


Oggi l’apertura del mattinale la dedico al mio mestiere, a noi giornalisti, categoria professionale una volta molto stimata e perfino riverita, oggi al tempo dei social nella migliore delle ipotesi vituperata, nella peggiore schifiata, certamente per errori commessi per superficialità e mancato approfondimento, ma anche per una condizione generale di gravissima precarietà e insicurezza di una professione in grande difficoltà. Ma ancora capace, lo dico con orgoglio di appartenenza, di fare piccole e grandi cose fondamentali per la democrazia e per la pace.


E infatti il Premio Nobel per la Pace 2021 è stato assegnato a due formidabili giornalisti, Maria Ressa – filippina naturalizzata statunitense co-fondatrice di Rappler, sito di giornalismo investigativo – e il russo Dmitry Muratov. Entrambi sono stati insigniti del Premio Nobel per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una precondizione per la democrazia e una pace duratura, spiega il Comitato sul suo account ufficiale di Twitter. L’Accademia svedese ha premiato “la loro coraggiosa battaglia per la libertà di espressione nelle Filippine e in Russia”. I due premiati rappresentano “tutti i giornalisti che si battono per questo ideale in un mondo in cui la democrazia e la libertà di stampa affrontano condizioni sempre più avverse”, ha aggiunto.


“Niente è possibile senza fatti”, ha commentato Ressa “Non posso prendermi il merito per questo. E’ per Novaya Gazeta. E’ per chi è morto difendendo il diritto alla libertà di espressione”, ha commen tato a sua volta Muratov dopo l’annuncio. Muratov ha quindi dedicato il Premio ai sei giornalisti e collaboratori della testata uccisi dal 2000, tra cui Anna Politkovskaya nel 2006. Muratov ha poi citato le persone e le organizzazioni “dichiarate agenti stranieri o indesiderabili”, fra cui figurano molti giornalisti. “In questo momento, il giornalismo in Russia è represso”, ha aggiunto.


Passo a una notizia per me molto inquietante, un nuovo tentativo di disintegrare l’Unione Europea dopo il periodo di apparente tranquillità dovuto alla prima spartizione del piccioli del NextGenerationEU (NGEU). Dodici Paesi dell’Ue, non solo i ‘duri’ del gruppo di Visegrad, hanno chiesto alla Commissione Europea di modificare il codice delle frontiere di Schengen per consentire agli Stati di erigere “barriere fisiche” – muri, recinzioni e altro – per proteggere i confini esterni dell’Unione, finanziate dal bilancio Ue.

Le “barriere fisiche”, hanno scrittoi dodici ministri dell’Interno alla Commissione, “sembrano essere una misura efficace di protezione delle frontiere, che servono gli interessi dell’intera Unione, non solo degli Stati membri di primo arrivo”. Per i 12, cui va aggiunta la Slovenia presidente di turno del Consiglio, questa misura “legittima” dovrebbe essere “adeguatamente finanziata dal bilancio Ue, in via prioritaria”. La lettera è firmata dai ministri di Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia. Naturalmente (e una volta tanto coerentemente) il felpi/selfista italiano, sempre alla spasmodica ricerca di visibilità, ha immediatamente cavalcato la tigre chiedendo cosa vuole fare il nostro Paese. Domanda come spesso accade ad minchiam, scusate la volgarità, perché muri in mare non credo se ne possano costruire, almeno finora.


La richiesta di uscire soldi è stata rispedita subito al mittente dalla Commissaria agli Affari interni Ylva Johansson, che dal Consiglio Ue a Lussemburgo, pur accettando l’idea della fortezza Europa (“ogni Paese ha diritto a difendere le proprie frontiere come crede, pur nel rispetto dell’acquis europeo”), ha respinto qualsiasi ipotesi di stanziamenti comunitari. “Ci sono già molti altri progetti sul tavolo”, ha tagliato corto.
Molto interessante l’intervento del neo premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, accolto da una stanging ovation a Montecitorio, nella riunione di preparazione in vista della COP26. “Sfortunatamente le azioni intraprese dai governi non sono state all’altezza di questa sfida e i risultati finora sono stati estremamente modesti”.

“L’umanità – ha detto ancora Parisi – deve fare delle scelte essenziali, deve contrastare con forza il cambiamento climatico. Sono decenni che la scienza ci ha avvertito che i comportamenti umani stavano mettendo le basi per un aumento vertiginoso della temperatura del nostro pianeta”. Uscire dalla crisi climatica, per Parisi, è come guidare di notte: “le scienze sono i fari, ma poi la responsabilità di non andare fuori strada è del guidatore, che deve anche tener conto che i fari hanno una portata limitata”. “Il vostro compito storico – ha detto ancora rivolgendosi ai parlamentari – è di aiutare l’umanità a passare per una strada piena di pericoli”. Parole chiare e importanti, una sorta di manifesto su quello che deve essere fatto contro la crisi climatica.


Tornando all’estero, altre inquietanti parole arrivano dall’altra parte del mondo. Sono del presidente Xi Jinping, pronunciate come ci racconta l’Ansa stamattina con un flash delle 6,27, alle celebrazioni per i 110 anni dalla Rivoluzione del 1911. Taiwan è “una questione interna alla Cina e non ammette interferenze esterne”. “Il secessionismo di Taiwan è il più grande ostacolo alla riunificazione nazionale, una seria minaccia al ringiovanimento nazionale. Chiunque voglia tradire e separare il Paese sarà giudicato dalla storia e non farà una buona fine”, ha aggiunto Xi, assicurando con toni perentori che “la riunificazione completa del nostro Paese ci sarà e potrà essere realizzata”. Nessuno dovrebbe sottovalutare la determinazione, la volontà e la capacità del popolo cinese nel salvaguardare la sovranità e l’integrità territoriale”, ha avvertito il presidente cinese, una minaccia neanche tanto velata agli altri potenti della Terra.


E dunque, mentre due giornalisti si prendono il Premio Nobel per la pace, tra voglia di nuovi muri e di riunificazioni imperialistiche (una volta le avremmo descritte così), nubi ancora lontane ma minacciose sembrano addensarsi sul pacifico futuro dell’umanità.
E con questo passo e chiudo, facendo i debiti scongiuri. Buona giornata a voi che siete da oggi in zona bianca, io con vaccini e Green Pass sono punito a Mascalucia in zona arancione perché nel paese dove risiedo ci sono troppo pochi vaccinati in rapporto ai contagiati di Coviddi.
Mi pare questo il vero vulnus alla libertà !