Amiche e amici del #Tanomattinale buon sabato.
Tanto per non farci mancare nulla, m’inquietano e fanno molta impressione – e mi meraviglia non trovarle in evidenza sulla stampa – le parole pronunciate dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg alla fine della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dell’Alleanza atlantica sulle tensioni tra Ucraina e Mosca (fonte AGI): “Il rischio di conflitto è reale. Le azioni aggressive della Russia minano seriamente l’ordine in Europa … La Nato continua con il suo doppio binario: forte difesa e deterrenza e dialogo significativo”. E ancora: “Gli alleati europei sono al tavolo del Consiglio Nato-Russia, erano al tavolo oggi e dobbiamo ricordare che nella Nato siamo in trenta: Stati Uniti, Canada, e 28 Paesi europei. Quindi, quando la Nato dialoga con la Russia e discutiamo del futuro della sicurezza europea, gli alleati europei sono al tavolo perché fanno parte della Nato”. Parole chiare e minacciose, che non credo vadano prese sottogamba. E che mi sembrano ancora più inquietanti alla luce di quanto sta accadendo in Kazakhstan, dove il presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev ha ordinato ai militari di “sparare per uccidere e senza preavviso” i manifestanti e ha promesso di “distruggere quanti non si arrendono”. Molti sono i morti, i feriti, gli arresti, anche se le informazioni che arrivano dall’ex repubblica sovietica sono incerte e frammentarie. E intanto continuano ad affluire in maniera costante uomini e mezzi militari dalla Russia: 75 i aerei russi volano 24 ore su 24 per portare truppe e attrezzature in Kazakistan, parte del contingente di ‘peacekeeping’ della Csto, l’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva, l’alleanza militare che raggruppa sei ex sovietici repubbliche, a cui Tokayev ha chiesto aiuto. Il presidente kazako ha ringraziato “in modo particolare” il capo del Cremlino, Vladimir Putin e i due si sono anche sentiti telefonicamente. E intanto il dissidente Muktar Ablyazov, nascosto all’estero, parla di invasione russa e si dice pronto a tornare in patria, e anche a guidare un governo d’emergenza, se la protesta raggiungerà i livelli necessari.
Sul fronte Coviddi, il Italia il Governo sembra perdere colpi con decisioni che stanno suscitando polemiche e preoccupazioni nel territorio e fra la gente. Il fronte più caldo è quello della scuola. Lettere e firme dal territorio fioccano in queste ore freneticamente. C’è quella sottoscritta da circa 2000 dirigenti scolastici, presidi mi piace chiamarli, non sono pochi, al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e al presidente del Consiglio Mario Draghi, che chiede il differimento di un paio di settimane della riapertura delle scuole in presenza, prevista per lunedì 10 gennaio, ricominciando intanto con la Didattica a Distanza, per rafforzare la vaccinazione nei più piccoli e organizzarsi meglio. In Sicilia le prese di posizione sono nette. “La riapertura delle scuole in presenza a partire dal 10 gennaio sarebbe un atto irresponsabile. Non esistono, infatti, le condizioni minime di sicurezza e la possibilità da parte dell’Asp di fornire collaborazione adeguata alle autorità scolastiche”, hanno ribadito 200 sindaci che hanno partecipato in videoconferenza ad una riunione urgente indetta dal presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando, per fare il punto sulla ripresa delle lezioni a scuola in un momento di aumento di contagi per il Covid. Fa eco loro il presidente della Regione Nello Musumeci: “Ho appena scritto al presidente Draghi rappresentando la gravità della situazione delle ultime ore e ribadito le stesse perplessità da noi espresse nel confronto Stato-Regioni dei giorni scorsi. Valuteremo attentamente nelle prossime ore l’evolversi del contagio per valutare eventuali ulteriori provvedimenti”. Ma lui, anzi loro vanno avanti senza sentire ragioni: il ministro, sostenuto dal premier, ribadisce con forza ai quattro venti che la scuola riaprirà in presenza lunedì prossimo 10 gennaio, minacciando di impugnare la decisione del solito monellaccio Vincenzo De Luca, presidente della Campania, di tenere chiuse le scuole nella sua regione fino al 29 gennaio. Dico solo: non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere, non c’è peggior sordo che non vuole sentire.
E poi c’è l’imbarazzante, voglio essere come sembra garbato, scelta dei 100 euro di multa contro i trasgressori dell’obbligo vaccinale per gli over 50 entrato in vigore ieri. Non faccio commenti, li lascio al post che dice tutto di Monica Benedetti, l’infermiera sul fronte divenuta famosa per avere mostrato al mondo il volto rovinato da giorni e notti di mascherina in ospedale. Eccolo, integralmente: “100€ , il prezzo della nostra salute. Delle nostre vite. Dei sacrifici che facciamo da due anni, sopratutto noi operatori sanitari (unici, tra l’altro, per cui vige un vero obbligo vaccinale.) Per l’ennesima volta saremo noi frontliners a pulire tutto il fango derivante dall’assenza di decisioni forti e coraggiose. Scelte assurde che ricadranno sulle nostre schiene già gravate da due anni di fatica. Tranquilli ! Vi faremo tornare a ballare l’estate, a far “girare l’economia”, a bearvi di riconoscimenti per il lavoro da noi svolto.Definirlo “lavoro” è ogni giorno sempre più difficile perché è una situazione che ingloba la vita. Mi auguro che i danni alla nostra serenità psicofisica perduta, un giorno, tornino indietro 100 volte tanto. Karma”. Parole fortissime, dirette, drammatiche, che dovrebbero fare riflettere chi, nel Governo di disunità nazionale, ha preso misure evidentemente di compromesso per accontentare chi continua a lusingare più o meno velatamente i no vax cercandone voti e consensi.
Drammatiche come quelle dell’SOS lanciato da un altro uomo sul fronte, un medico siciliano. Eccole: “A chi ci governa faccio un appello: serve un lockdown di 15-20 giorni. Chiudiamo tutto per bloccare questa marea montante omicida. In caso contrario non usciremo da questa situazione e si rischia tra un paio di settimane, quando arriverà il picco dei contagi dopo le festività natalizie, di trovarci davanti a una catastrofe”. Le ha dette all’Adnkronos Vincenzo Provenzano, direttore dell’Uoc Medicina e diabetologia dell’ospedale ‘Civico’ di Partinico e direttore medico del Covid Hospital.
Chiudo, per non dimenticare un tragedia terribile che pesa anche sulla coscienza del nostro Paese per alcune decisioni sbagliate, con le notizie, fonte Ansa, sui tristissimi funerali del bambino ammazzato dal padre nel Varesotto. “Daniele era dolcezza, vivacità, era puro amore”. Ha parlato così lo zio di Daniele Paitoni, il bimbo di 7 anni ucciso l’1 gennaio dal padre Davide nella sua casa di Morazzone, al termine della celebrazione del funerale nella parrocchia di Schianno (Varese). Le sue parole sono state il ringraziamento della famiglia del piccolo, mamma Silvia, nonna Mariangela e nonno Davide, alla comunità. “In questi giorni bui sono stati tanti i messaggi affettuosi e calorosi, infinite le telefonate, le visite. Inoltre vogliamo ringraziare per il lavoro svolto le forze dell’ordine, in particolar modo i carabinieri di Azzate che, vicini e commossi hanno lavorato al caso con impegno e calore”. E infine: “Un grazie va a te, piccolo grande Daniele, per averci accompagnati in questo strano e a volte crudele viaggio, che é la vita”. Poco dopo applausi e tanti palloncini liberati in aria. Riposa in pace, piccolo innocente Daniele, vittima di un mondo a pezzi, dive stanno saltando tutte le regole di convivenza civile. Suonano più che mai potenti e attuali le parole del grande Maestro Leonardo Sciascia, che oggi avrebbe compiuto 101 anni: “La sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini”.
Buona giornata
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