Amiche e amici del #Tanomattinale buon lunedì.
Guerra Russia-Ucraina, giorno 12. C’è una foto che sta girando il mondo e che da sola racconta l’infinito orrore di questo conflitto mostruoso: la disperazione di Fedor e Marina Yatsko davanti al loro piccolissimo Kirill, un picciriddo di 18 mesi, avvolto nella copertina celeste ormai senza vita. Dopo appena un anno e mezzo su questo sporco e cattivissimo mondo, Kirill l’ha lasciato nei tremendi bombardamenti russi su Mariupol, la città martellata nel sudest del Paese, vittima innocente del testardo, furioso delirio di onnipotenza di un uomo solo contro tutti, accecato dalla rabbia, fuori controllo. Un reporter della formidabile Associated Press ha fotografato la scena che vedete qui sotto: Fedor corre dentro un ospedale con il fagottino insanguinato tra le braccia, dietro di lui Marina stravolta. Tentano disperatamente di salvare Kirill, ma nell’ospedale senza più corrente elettrica, dove le visite si fanno alla luce dei cellulari, per il bambino non c’è più niente da fare I due genitori, due ragazzi, sono disperati, urlano il loro dolore l’una nelle braccia dell’altro. Il personale dell’ospedale li circonda senza fiato. Kirill e tanti altri bambini hanno avuto negata la vita su questa Terra dalla bramosia di potere lucidamente folle di Putin. Quanti altri ancora non dovranno e potranno vivere prima che venga fermato? L’esercito russo dovrebbe “cessare il fuoco” e aprire corridoi umanitari nelle città ucraine alle 10 di oggi, secondo l’agenzia di stampa Interfax. La decisione sarebbe stata presa su richiesta del presidente francese Emmanuel Macron, ha detto Interfax, citando il ministero della Difesa russo. I corridoi saranno aperti a Kiev, Mariupol, Kharkiv e Sumy. Ancora bombardamenti a tappeto sulle città, Kiev in particolare, ancora morti tra i civili, ancora distruzione e sofferenza.
E mentre oggi dovrebbero riprendere i negoziati tra le delegazioni dei due Paesi in guerra, giunti al terzo round, si registrano ancora tentativi diplomatici, ma che per adesso sembrano abbastanza velleitari, di Israele e Turchia. Erdogan, in particolare, parlando con Putin avrebbre insistito per assumere il ruolo di negoziatore, con l’obiettivo di far sedere allo stesso tavolo i ministri degli Esteri di Ucraina e Russia in occasione del prossimo forum diplomatico di Antalya, previsto il prossimo 11 marzo. Da parte sua la Cina sembra sempre più preoccupata per la guerra dell’”amico” Putin e ha chiesto perentoriamente il cessate il fuoco. Ma al telefono con il Segretario di Stato americano Blinken, il ministro degli esteri di Pechino Wang Yi avrebbe chiesto in cambio la non ingerenza di Washington su Taiwan.Continua a spendersi molto il presidente francese Emmanuel Macron (la Francia ha la presidenza di turno della UE e lui vuole rivincere le elezioni presidenziali) con l’ennesima telefonata a Vladimir Putin – avvenuta su richiesta del presidente francese – durata un’ora e 45 minuti, secondo fonti dell’Eliseo.
Si è trattato del quarto colloquio telefonico fra i due presidenti dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina e, ci racconta l’ANSA, rispetto al precedente colloquio telefonico di giovedì scorso, Putin è apparso ad Emmanuel Macron “sempre molto determinato” nel raggiungimento dei suoi obiettivi. In particolare, Putin ha ribadito le sue richieste per un negoziato: la “denazificazione” dell’Ucraina, la sua “neutralizzazione”, il riconoscimento dell’annessione della Crimea e dell’indipendenza del Donbass. Tali obiettivi, secondo Putin, “se non saranno raggiunti con il negoziato lo saranno con le operazioni militari”. Secondo l’Eliseo, Putin avrebbe anche detto a Macron – che ha posto la questione della sicurezza delle centrali nucleari al primo posto del colloquio di oggi – che “non è sua intenzione procedere ad attacchi contro le centrali” in Ucraina. Intanto è andato in scena anche ieri l’ennesimo botta e risposta tra implorazioni di aiuto del presidente ucraino e le minacce della Russia. “Vi chiediamo ogni giorno una no fly zone, se non ce la date, almeno forniteci aerei per proteggerci. Se non ci date neanche questi, rimane una sola soluzione: anche voi volete che ci uccidano lentamente. Questa sarà anche responsabilità della politica mondiale, dei leader occidentali. Oggi e per sempre”.
E’ ancora appello video di Volodymyr Zelensky ai leader occidentali. Immediata la risposta della Russia con altre minacce preventive chiare e precise contro eventuali interventi di altri Paesi. Traduco dall’inglese, dall’Agenzia Interfax: “Il ministero della Difesa russo ha affermato che i paesi che stazionano aerei da combattimento ucraini potrebbero essere coinvolti nel conflitto armato. “Sappiamo per certo dei piani di combattimento ucraini che in precedenza erano volati in Romania e in altri paesi vicini”, ha detto domenica il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov. “Vorremmo sottolineare che l’uso della rete di aeroporti di quei paesi per lo stazionamento dell’aviazione da combattimento ucraina per un ulteriore utilizzo contro le forze armate russe potrebbe essere visto come il coinvolgimento di quei paesi nel conflitto armato”, ha dichiarato”. E immediata anche la presa di posizione della cancelleria del primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki: “La Polonia non manderà i suoi jet all’Ucraina, come pure non consentirà di usare i suoi aeroporti. Stiamo aiutando in molte altre aree”, riferiscono i media Usa.
Sarebbero 364 i civili uccisi nel conflitto in Ucraina da quando è iniziata l’invasione russa lo scorso 24 febbraio. È l’ultimo bilancio diffuso dall’Ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNCHR).
Sarebbero finora 759 i civili feriti ma la fonte ha anche ammesso che il bilancio reale del conflitto potrebbero essere “considerevolmente più alto”. E intanto il numero di persone che stanno lasciando l’Ucraina in fuga dalla guerra da quando l’esercito russo ha iniziato la sua “operazione speciale” di conquista del Paese, ha superato il milione e mezzo, diventando la più rapida crisi di rifugiati dalla fine della Seconda guerra mondiale, un esodo senza precedenti. Lo ha detto l’alto commissario per i rifugiati dell’Onu, Filippo Grandi. Ieri i dati dell’UNHCR erano fermi a 1,37 milioni di persone in fuga dall’Ucraina.
Numeri altissimi e sempre crescenti anche quelli della repressione delle proteste in Russia: secondo il conteggio di Ovd-Info, che si occupa di monitorare le proteste nella Federazione, è arrivato a 4.468 il numero degli arresti effettuati nel corso delle manifestazioni contro la guerra in Ucraina svoltesi in decine di città del Paese.
Solo a Mosca e San Pietroburgo i fermi sono stati rispettivamente 2.035 e 1.150. (foto dal web)
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