#Tanomattinale 7 aprile 2021: paperoni e disoccupati, Libia e Montecitorio, vaccini di Biden e non vaccini nostri, Zaky

Amiche e amici del #Tanomattinale buongiorno,

ieri siete stati moltissimi e io ne sono stato moltissimo felice e vi ringrazio assai. Oggi comincio con una notizia ANSA battuta stanotte alle 2,12 dalla redazione di New York con il titolo: “Il 2021 anno record per i paperoni”. La farò seguire, nel menabò di oggi, dall’altra di segno opposto sul fortissimo aumento dei disoccupati in Italia e poi dai tumulti a Montecitorio, a ulteriore conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che una terribile e forse irrimediabile conseguenza del maledetto virus è l’allargamento della forbice delle disuguaglianze ovunque. Il numero dei miliardari nel mondo è dunque balzato a 2.755, ovvero 660 in più rispetto all’anno precedente. Complessivamente valgono 13.100 miliardi, 8.000 in più del 2020. E’ quanto emerge – scrive l’ANSA – dalla 35ma classifica annuale dei super ricchi di Forbes, nella quale di registrano 493 nuovi ingressi, circa uno ogni 17 anni, di cui 210 dalla Cina e da Hong Kong. Jeff Bezos, il signor Amazon, si conferma l’uomo più ricco del mondo, con una fortuna di 177 miliardi di dollari. La medaglia d’argento va a Elon Musk, con i suoi 151 miliardi.

Leonardo del Vecchio con i suoi 25,8 miliardi di dollari è l’uomo più ricco d’Italia e occupa la 62ma posizione della classifica Forbes, secondo la quale Giovanni Ferrero (40mo), il re della Nutella, vanta un patrimonio da 35,1 miliardi ma è ‘ufficialmente’ il più ricco del Belgio dove ha ora la residenza. Giorgio Armani è 323mo con 7,7 miliardi e Silvio Berlusconi 327mo con 7,6 miliardi. Nella top ten dei paperoni mondiali, oltre a Bezos al comando per il quarto anno e Musk, ci sono Bernard Arnault in terza posizione con 150 miliardi seguito da Bill Gates con 124 miliardi e Mark Zuckerberg con 97 miliardi. Notizie che un tempo avrebbero fatto sognare, oggi fanno rivoltare lo stomaco a chi soffre per mettere insieme il pranzo e la cena. In Italia, eccoci al rovescio della medaglia, a febbraio gli occupati erano 22.197.000, ovvero 945.000 in meno rispetto a febbraio 2020. Lo rileva l’Istat spiegando che rispetto a gennaio si è registrata una sostanziale stabilirà (+6.000). “Le ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione , registrate dall’inizio dell’emergenza sanitaria fino a gennaio 2021 – si legge – hanno determinato un crollo dell’occupazione rispetto a febbraio 2020 (-4,1% pari a -945.000 unità).

La diminuzione coinvolge uomini e donne, dipendenti (-590.000) e autonomi (-355.000) e tutte le classi d’età. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 2,2 punti percentuali toccando il 56,5%”. Dunque un milione di occupati in meno rispetto allo scorso anno, ai quali – fanno rilevare alcuni miei colleghi giornalisti esperti di economia – vanno aggiunti da 700 a 900 mila cassintegrati da oltre tre mesi, che di fatto vengono considerati dall’Unione Europea alla stregua dei disoccupati.Dati brutti e sempre più allarmanti, quanto quelli della pandemia, che continuano a fare registrare contagi e morti in quantità. Dati che fanno crescere l’angoscia per il presente e la paura per il futuro di tanti lavoratori di fatto fermi da oltre un anno. Il nostro Paese, come altri in Europa e nel resto del mondo, è una pentola che ribolle, anzi una vera e propria polveriera: lo confermano gli inquietanti tumulti che abbiamo visto ieri a Montecitorio (due poliziotti feriti), con una folla di legittimamente incazzatissimi ristoratori e ambulanti nella quale si sono infiltrati vichinghi emuli di Capitol Hill e plateali saluti romani, ma anche le proteste di Milano e altre città. Insomma non è stata per niente tranquilla, subito dopo il weekend pasquale, la giornata della prima visita all’estero del Super Tutto Super Premier Draghi, che in Libia ha voluto rafforzare la storica amicizia (con qualche risvolto coloniale, n.d,r.) tra i due Paesi e gettare le basi per qualche accordo commerciale importante.

Magari, chissà, si sarà pure pentito di essersi allontanato in una giornata così difficile per l’Italia, che non sarà la prima e che dovrebbe spingere il Governo, alle prese con le contraddizioni interne di una unità nazionale solo di facciata, a spingere sull’acceleratore sugli aiuti aiuti economici e sulla campagna vaccinale. Che langue e va avanti molto a rilento, inutile negarlo, nonostante gli sforzi e le promesse del generale bravo Figliuolo e nonostante i messaggi di fiducia del presidente Mattarella, che ieri ha completato la sua vaccinazione con la seconda dose, con il medico dello Spallanzani di Roma che ha sottolineato, con tipico fare italiano scioccamente reveranziale, che lo ha fatto “come un normale cittadino” (e cosa sarebbe ?).

Su Vaxzevria, ex AstraZeneca, non si capisce più nulla, tra le rassicurazioni e le marce indietro di Ema ed altre notizie che allarmano – l’Università di Oxford ha annunciato di aver sospeso la sperimentazione del vaccino AstraZeneca sui bambini in attesa di un’analisi sui possibili legami tra il farmaco ed episodi di trombosi tra gli adulti – , mentre la gente ha sempre più paura e non si presenta agli appuntamenti con questo vaccino e la casa produttrice ritarda la consegna delle dosi. Gli ultimi dati resi pubblici: ad oggi in Italia è stato somministrato il 54% delle dosi di AstraZeneca (2.218.038 su 4.098.800 consegnate), secondo il database del ministero della Salute, mentre per Moderna la percentuale scende al 50% (658.403 su 1.328.200 consegnate). Pfizer ha invece una percentuale di somministrazione del 96%, (8.375.625 di dosi su 8.709.480 consegnate). In totale in Italia su 14.136.480 dosi dei tre vaccini arrivate ne sono state somministrate 11.252.066, l’80%.

E intanto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden rivede la tabella di marcia per le vaccinazioni e si appresta ad annunciare che tutti gli americani saranno dichiarati vaccinabili entro il 19 aprile, ovvero due settimane prima della precedente scadenza del 1 maggio. Lo riportano i media americani citando fonti dell’amministrazione. Sembra pazzesco, evidentemente parliamo di un pianeta diverso.

Voglio parlare ancora del povero Patrick Zaky: la Corte d’assise del Cairo ha rinnovato di altri 45 giorni la detenzione del ricercatore egiziano all’Università di Bologna. Lo riferisce la sua legale, Hoda Nasrallah, sottolineando che è stata inoltre respinta la richiesta, presentata ieri dalla difesa, di un cambio dei giudici che seguono il caso. “Quello che la difesa aveva dichiarato ieri, che c’era un accanimento giudiziario nei confronti di Patrick è confermato dalla decisione di oggi che è crudele, dolorosa. Vorremmo che il Governo italiano facesse subito una cosa, perché può farla subito: convocare l’ambasciatore egiziano a Roma per esprimere tutto lo sconcerto per questo accanimento e chiedere che sia rilasciato”. Così ha dichiarato all’ANSA Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia. E io sono sempre più sicuro che rinuncerò alla affascinante crociera sul Nilo che non ho mai fatto prima, visto che non intendo mettere piede in Egitto. Solo una parola, per concludere, sulla zona rossa di Palermo, la mia città: mi dispiace per tanti cari amici, ma i dati epidemiologici e i comportamenti di tanti cretini hanno reso inevitabile la decisione, che era nell’aria da qualche giorno.

A domani, vi voglio bene.

#Tanomattinale 7 aprile 2021: paperoni e disoccupati: Libia e Montecitorio; vaccini di Biden e non vaccini nostri; Zaky…

Pubblicato da Gaetano Perricone su Martedì 6 aprile 2021