#Tanomattinale 4 maggio 2021: ponte crollato e morti in Messico, blitz antimafia a Catania, Basile 41 anni dopo, riaperte indagini Denise, sentenza Marco Vannini, Astori, medico condannato
Amiche e amici del #Tanomattinale buongiorno.
Oggi solo cronaca, quasi tutte notizie fresche e anche brutte e niente Coviddi: un anno esatto fa, il 4 maggio 2020, riabbracciavo con profonda commozione mio nipote Andrea dopo la fine del primo lockdown e con la speranza che fosse l’inizio della fine, ma dopo 365 giorni siamo ancora in piena pandemia, con tantissimi contagi e ancora troppi morti, le vaccinazioni, gli annunci epocali che si sovrappongono, giornali e tv che ci vanno appresso. Non c’è dunque bisogno che lo faccia anch’io, provo a occuparmi di altro.
Comincio con la notizia di una terribile tragedia a Città del Messico. Un ponte dell’Aerotrén, la metro sopraelevata, di Città del Messico è crollato durante la notte mentre un treno lo attraversava. Almeno 15 persone – fonte AdnKronos e Sky Tg24 – sono morte e altre 70 sono rimaste ferite nel crollo avvenuto al passaggio di un treno della metro della linea 12. L’incidente è avvenuto alle 22.30 ora locale (le 5,30 in Italia) all’altezza della stazione di Olivos, nel sud della capitale messicana.
La sindaca di Città del Messico, Claudia Sheinbaum, ha annunciato su Twitter che si sta recando sul luogo in cui è crollato il ponte. “Pompieri e protezione civile sono al lavoro, vi daremo un aggiornamento a breve”, ha scritto. L’incidente è avvenuto attorno alle 22.30 ora locale (le 5.30 in Italia). Un filmato pubblicato da Milenio TV, anche su Twitter, in questi minuti ripreso dai nostri Tg, mostra il momento del crollo con il ponte che si accascia sulle auto che stavano passando sottoE adesso andiamo in Sicilia e parliamo di storie di mafia.
Un flash ANSA delle 6,25 ci informa che “gruppi legati a Cosa nostra sono stati disarticolati da un’operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Catania con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 40 persone nel capoluogo etneo, a Siracusa, Cosenza e Bologna. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di falsi e truffe ai danni dell’Inps.
Le indagini, coordinate dalla Dda di Catania, hanno permesso di ricostruire gli organigrammi di gruppi mafiosi della famiglia Santapaola-Ercolano a Paternò e Belpasso. Secondo l’accusa, gestivano un fiorente traffico di stupefacenti, in particolare marjuana e cocaina, ma anche estorsioni, riciclaggio, ricettazione e avrebbero creato una situazione di grave condizionamento del tessuto economico locale. Tra gli elementi di vertice, ricostruisce la Dda, c’era il boss Santo Alleruzzo che, nonostante una condanna all’ergastolo per duplice omicidio, mafia e traffico di droga che sta scontando detenuto a Rossano (Cosenza), approfittava dei permessi premio per ritornare nel paese d’origine, Paternò (Catania), dove durante di summit mafiosi continuava ad impartire ordini e direttive per la gestione degli affari del clan”.
E sempre in tema di mafia, voglio ricordare che nella notte fra il 3 e 4 maggio 1980, 41 anni fa, fu assassinato da un commando di Cosa Nostra a Monreale il capitano Emanuele Basile, grande investigatore e servitore dello stato. Tornava a casa dopo la processione del Santissimo Crocifisso con la figlia di 4 anni in braccio, la moglie sfuggì all’agguato. Un anno terribile quel 1980: il 6 gennaio era stato ucciso a Palermo il presidente della Regione Piersanti Mattarella, il 6 agosto toccò al Procuratore della Repubblica Gaetano Costa. Cadaveri eccellenti, come titolò Francesco Rosi in un suo celebre film del 1976, in una Sicilia violentata e smarrita da questa scia di sangue. Voglio scriverlo soprattutto per i giovani che leggono e che non hanno vissuto come noi quegli anni drammatici.Una buona notizia viene da Marsala, dove la Procura ha deciso di tornare a indagare sul caso di Denise Pipitone, la bambina sparita da Mazara del Vallo l’1 settembre nel 2004. Nei giorni scorsi si sono susseguiti numerosi colpi di scena su un giallo mai risolto: dalla trasmissione, anzi la sceneggiata della tv russa che ha sostenuto di aver rintracciato la piccola, alle rivelazioni dell’ex pm Maria Angioni che all’epoca indagò sul caso. I magistrati stanno cercando di capire se ci sono stati depistaggi o errori nell’inchiesta. Nell’ambito dell’inchiesta è stata sentita come persona informata sui fatti Maria Angioni, ora giudice a Sassari. L’ex pm, che all’epoca indagò sul caso, nei giorni scorsi, tra l’altro, ha dichiarato in tv di avere avuto il sospetto di fughe di notizie sull’inchiesta e in particolare che alle persone intercettate venisse riferito che i loro telefoni erano sotto controllo.Ora una sentenza importante.
Sono definitive le condanne a 14 anni per Antonio Ciontoli, e a 9 anni e 4 mesi per la moglie Maria Pezzillo e i figli Martina e Federico, per l’omicidio di Marco Vannini, morto nella loro casa di Ladispoli nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. La quinta sezione penale della Cassazione ha confermato la sentenza d’appello bis, del 30 settembre scorso, che aveva condannato Ciontoli per omicidio con dolo eventuale e il resto della famiglia per concorso anomalo. Alla lettura della sentenze la piccola folla di parenti e conoscenti assiepata fuori dall’aula è scoppiata in un applauso. Il rigetto dei ricorsi degli imputati è stato accolto da urla di gioia. “Ci siamo battuti per 6 anni, la paura c’è sempre ma ci abbiamo creduto fino alla fine. Ora giustizia è fatta”.
È stata la prima reazione della mamma di Marco Vannini, Marina, visibilmente commossa dopo la sentenza della Cassazione.E infine un’altra notizia tra sport e cronaca giudiziaria, che mi sembra molto importante. Il professor Giorgio Galanti è stato condannato a un anno di reclusione, pena sospesa, nel processo con rito abbreviato per la morte del calciatore della Fiorentina Davide Astori, trovato senza vita la mattina del 4 marzo 2018 nella sua camera di albergo a Udine mentre era con la squadra. Galanti, unico imputato, era accusato di omicidio colposo per due certificati di idoneità rilasciati al giocatore quando era direttore sanitario di Medicina dello sport dell’Azienda ospedaliero universitaria di Careggi ed è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale per il risarcimento danni per un ammontare complessivo di un milione e novantamila euro di cui 250.000 a favore della compagna del calciatore.
E’ tutto. Di Coviddi, dei milioni di vaccini in arrivo, del grande impegno del generale bravo Figliuolo che mischino si sta dando da fare assai, vi raccontano a martello pneumatico gli altri.
Buona giornata