Amiche e amici del #Tanomattinale buona domenica.
Oggi è tempo di eroi sulla mia rubrica. Di straordinari personaggi di ieri e di oggi che con il loro agire hanno lasciato e lasciano una traccia indelebile, tragica o meravigliosa, indelebile comunque, nella storia e nell’immaginario collettivo. E’ bello, emozionante, commovente parlare e scrivere di loro, perché sono i migliori. Perché “gli eroi son tutti giovani e belli”, canta Francesco Guccini.
Eroe fu ed è per sempre, lo ricordo soprattutto ai più giovani che mi onorano di leggermi, Libero Grassi, imprenditore tessile ammazzato a Palermo da Cosa Nostra il 29 agosto del 1991, trent’anni fa, proprio all’inizio della giornata, come adesso. Un giorno tristissimo e indimenticabile.
Diceva il grande Libero, eroe vero e grande uomo che pagò il prezzo più alto per la sua ribellione a Cosa Nostra: “Io non sono un pazzo, non mi piace pagare. E’ una rinunzia alla mia dignità di imprenditore”. E il tazebao ancora oggi visibile nel luogo del terribile omicidio recita: “Uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti e dall’assenza dello Stato”. Con il suo sacrificio Libero Grassi aprì una strada molto importante, ma ancora lunga da percorrere: dopo di lui vennero le associazioni antiracket, Addiopizzo, i fratelli Conticello a Palermo, Giuseppe Condorelli oggi a Belpasso, tanti altri imprenditori che denunciano i loro estorsori, troppi altri che pagano il pizzo senza ribellarsi.
Abbiamo ricordato Libero Grassi stamattina sulla pagina L’Ora edizione straordinaria, che fa rivivere oggi la storia, la comunità, il modello professionale dei giornalisti del grande quotidiano palermitano nel quale sono orgoglioso di essere cresciuto, con un bellissimo articolo di Sergio Buonadonna dal titolo “La lezione di un uomo Libero, che pagò il prezzo più alto”. Ne riporto un passaggio: “Un eroe, l’industriale tessile, titolare della Sigma che non cedette mai al ricatto del pizzo e si consegnò consapevole alla resa dei conti di Cosa Nostra. Lo sapeva, l’aspettava, non c’è più tempo diceva a chi gli stava vicino e lo disse anche ad alcuni giornalisti. Per la sua resistenza, per il suo rifiuto netto, per il suo esempio il tempo stava per scadere. L’ora X scoccò alle 7,30 del 29 agosto 1991: Madonia lo aspettava a pochi passi da casa, gli scaricò addosso quattro colpi di pistola. Non fu solo la morte di un siciliano onesto che da tempo denunciava i ripetuti tentativi di estorsione cui lui si opponeva con orgoglio e sprezzo del pericolo e che riassunse nella lettera aperta inviata al Giornale di Sicilia nel gennaio di quell’anno, in cui gli bastò dire “Estorsori, con me perdete del tempo. Risparmiatevi il costo delle telefonate”.
Eroina di oggi è e sarà per sempre Bebe Vio, autrice dopo avere rischiato di morire di uno spettacolare trionfo alle Paralimpiadi di Tokyo, dove i diversamente abili del nostro Paese stanno facendo cose strepitose, mostrando anzi confermando al mondo che se si vuole si può. La 24enne veneta Bebe dal favoloso sorriso si è confermata campionessa nel fioretto femminile categoria B, imponendosi in finale per 15-9 sulla cinese Jingjing Zhou, già sconfitta 5 anni fa alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro. Quella di Bebe Vio – atleta del gruppo sportivo delle fiamme oro della Polizia di Stato – è stata la 18esima medaglia per l’Italia alle Paralimpiadi di Tokyo, la quinta d’oro.
“Lo scorso 4 aprile mi sono dovuta operare e sembrava che a queste Paralimpiadi non sarei dovuta esserci – ha raccontato Bebe Vio ai microfoni di Rai Sport – Abbiamo preparato tutto in due mesi, non so come cavolo abbiano fatto. Non credevo di arrivare fin qui, perché ho avuto un’infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto e la prima diagnosi era amputazione entro due settimane (dell’arto sinistro, ndr.) e morte entro poco. Sono felice, avete capito perché ho pianto così tanto? L’ortopedico ha fatto un miracolo, è stato bravissimo, tutto lo staff lo è stato. Questa medaglia assolutamente non è mia, è tutta loro. I primi quattro anni della preparazione sono andati benissimo, anche nel periodo del Covid, grazie ai miei allenatori e alle Fiamme Oro perché ho ripreso persino prima delle altre avversarie. L’ultimo anno, invece, è stato parecchio sfigato”.
Dopo due eroi, un accenno a un altro tra gli psicopatici quaquaraquà, non certo uomini, che attentano alla vita delle donne, il che dimostra che nonostante la tristissima bara bianca della povera Vanessa c’è un problema gravissimo che va seguito con grande attenzione. La Polizia ha arrestato ad Augusta un 54enne ritenuto responsabile di maltrattamenti a carico dell’ex moglie, con l’aggravante di aver commesso i fatti in presenza dei figli minori. La donna, già dal 2017, era a quanto sembra vittima di insulti e violenze fisiche e morali da parte del marito, un professionista, che l’accusava di avergli rovinato la reputazione chiedendo la separazione e rovinando così l’immagine di famiglia perfetta che l’uomo pretendeva di mantenere. Gli è stato notificato il provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla ex moglie, ma ha disatteso il provvedimento minacciando e picchiando la donna. I giudici hanno dunque deciso l’aggravamento delle misure cautelari e gli arresti domiciliari.
Ultime dall’Afghanistan: “la situazione sul terreno continua ad essere estremamente pericolosa e la minaccia di attacchi terroristici all’aeroporto resta alta. I nostri comandanti mi hanno informato che un attacco è altamente probabile nelle prossime 24-36 ore”, ha dichiarato il presidente americano, Joe Biden, in una nota. La tensione è altissima, staremo a vedere.
Buona giornata, onore per sempre agli eroi!
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