Amiche e amici del #Tanomattina buon giorno della memoria.
Quirinale, da oggi si fa sul serio, ogni votazione può essere quella buona per l’elezione del nuovo, forse vecchio magari, presidente della Repubblica. Alle 11 a Montecitorio le Camere riunite voteranno al quarto scrutinio e basteranno, si fa per dire, 505 voti per la fumata bianca laica. Lo zio del nipote, che ieri ha rubato la scem al selfi/felpista come Richelieu della situazione, preannuncia ancora scheda bianca del centrosinistra e il voto decisivo per venerdì, ma la storia di queste elezioni molto particolari ci insegnano che tutto può succedere, anche un blitz odierno delle armate fasciopopuliste con complicità varie di centristi e peones sparpagliati. A sintetizzare i vari curtigghi, i candidati veri al momento sembrano tre: il Pierferdi democristiano doc, che penso da molto tempo sia il favorito; l’autorevole capa dei servizi segreti Annamaria Belloni; e naturalmente il Super Tutto nostro Mario Draghi, che alla fine potrebbe uscire come i cavalli di razza, più o meno. E poi non sottovaluterei l’ammucciato “dottor sottile” Giuliano Amato, esperienza e competenza sicura e amico di tanti su più sponde, che entro sabato sarà comunque presidente della Corte Costituzionale. Mi piace riportare, da agenzie varie, le parole interessanti di Enrico Letta, segretario del Pd, i suoi “quattro punti”, che tra tante chiacchiere ci aiutano sicuramente a farci un’idea dei prossimi sviluppi: “Qualunque presidente voteremo venerdì – qualcuno di noi sarà contento, qualcun altro meno – l’obiettivo più grande lo avremo raggiunto: tramontata la candidatura di parte, si negozierà infatti un nome non di parte e autorevole. E questa è una nostra vittoria: non ci sarà un presidente di destra”.
Il secondo punto: “stare nel perimetro della maggioranza che sostiene l’esecutivo. Anche su questo, sulla coerenza della maggioranza, abbiamo dimostrato serietà. L’accordo per il Colle deve tenere insieme tutta la maggioranza”. Poi il “terzo: legare la vicenda del Presidente della Repubblica con la tenuta dell’esecutivo. Non è una sgrammaticatura istituzionale. La legislatura deve arrivare fino in fondo. Non perché i parlamentari devono maturare la pensione, come si dice populisticamente, ma perché troppi sono i compiti e le responsabilità che dobbiamo portare a termine per il bene del Paese in questo momento storico complesso e difficile”. Infine salvaguardare la figura di Mario Draghi. “Dobbiamo fare di tutto per evitare di perdere Draghi, di qualsiasi ruolo si tratti. Siamo stati abbastanza soli in questo tentativo”. Alla fine l’indicazione: “Se non ci sono novità, domani voteremo scheda bianca, come è giusto che sia. Se, invece, arriveremo a delle novità prima del voto delle 11, allora ci incontreremo e ne discuteremo”. Stiamo a vedere, da oggi ogni voto va interpretato, anche se già ieri i 125 per Sergio Mattarella in un Parlamento che sembra lontanissimo dal Paese che lo ha eletto, dimostrano che un consistente manipolo di rappresentanti del popolo ha opportunamente colto con questo voto, poco intelligentemente sminuito da molti osservatori anche tra i miei illustri colleghi, il sentire e l’umore di gran parte degli italiani. Che poi il nostro carissimo presidente non ne voglia sentire parlare è un altro paio di maniche.
Cronaca nerissima. Mi fa molta impressione la coincidenza temporale tra la carneficina familiare di Licata e il centenario che ricorre oggi della morte del grandissimo Giovanni Verga, maestro del verismo: sarebbe infatti a quanto pare “la roba”, campi piuttosto vasti di carciofi contesi in una eredità, il movente della orrenda strage familiare di quattro persone più il suicidio del carnefice. Il racconto lo lascio integralmente all’attacco del bel reportage per l’Adkronos della sempre bravissima collega Elvira Terranova, approfittando per farle i più affettuosi auguri di compleanno e ringraziarla per il suo preziosissimo lavoro: “Aveva pianificato tutto, fin nei minimi particolari, Angelo Tardino, imprenditore agricolo di Licata di 48 anni. Alle sei di questa mattina è uscito di casa, ma invece di andare in campagna a coltivare i suoi terreni, si è precipitato a casa del fratello Diego, 44 anni, in contrada Safarello. Da tempo i due non abitavano più nella stessa palazzina, a causa dei continui dissidi per la divisione di alcuni terreni coltivati, di un pozzo. Addosso, Angelo Tardino, aveva almeno due armi, una calibro nove e un revolver. Tutte regolarmente detenute. Suona al cancello e Diego gli apre. La discussione si anima. Antonio inizia a sparare e lo colpisce, una, due, tre volte. Diego stramazza al suolo, senza vita. Angelo Tardino entra in casa e inizia a cercare, stanza per stanza, la moglie e i figli del fratello. La prima a cadere sotto i suoi colpi, almeno quattro, è Alessandra Ballacchino, la moglie di Diego Tardino. Poi tocca ad Alessia Tardino, di 15 anni, che oggi avrebbe dovuto fare la versione di greco al liceo Linares. Infine, l’ultimo colpo è stato destinato al più piccolo della famiglia, Vincenzino, di appena 11 anni. Verrà trovato, solo molte ore dopo, sotto il letto, avvolto nella coperta. Ha scaricato sulla famiglia tutti i sedici colpi di pistola”. Poi la chiamata di Angelo Tardino alla moglie e il suicidio in diretta. Storia macabra, terribile, ma una delle tante nascoste intorno a noi e che potrebbero finire in tragedia spaventosa come questa. Tardino come Mazzarò, il protagonista de “La roba” verghiana, che per la roba, i cacoccioli, pianifica e compie una strage di familiari, compresi i poveri nipoti.
Dal mondo. L’Ansa ci racconta in un flash delle 6,29 di stamattina che la Cina interviene nella vicenda nel cuore dell’Europa che ci tiene con il fiato sospeso: ritiene che “per risolvere” la questione della crisi Ucraina sia necessario “tornare ancora al punto originale del Nuovo accordo di Minsk, tutte le parti dovrebbero abbandonare completamente la mentalità della Guerra Fredda e formare un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile attraverso negoziati”. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha detto in un colloquio telefonico al segretario di Stato Usa Antony Blinken, di considerare “le ragionevoli preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza” che “dovrebbero essere prese sul serio e risolte”.Chiudo con la giornata della memoria, fra tante iniziative mi piace riportare qui quella dell’INGV, istituzione fondamentale nel nostro Paese per la ricerca, la divulgazione, la sicurezza dei cittadini. Eccola, nel comunicato diffuso in queste ore: “Nel Giorno della Memoria, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) avvia, con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), della Comunità Ebraica di Roma e del Museo Ebraico di Bologna, una pagina web, la ‘Pagina della Memoria’, che rappresenta le testimonianze, le immagini e i documenti familiari, anche multimediali, di chi allora operava e studiava presso gli enti di ricerca, le università e le accademie.
Il 27 gennaio è la data che la Repubblica italiana, con la Legge 20 luglio 2000 n. 211, ha riconosciuto come Giorno della Memoria “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Con queste parole, la Senatrice Liliana Segre ha desiderato promuovere la Pagina della Memoria dell’INGV: “Fare memoria nei luoghi di cultura ha un valore doppio. Ricordare significa immunizzarsi contro la peggiore delle pandemie, quella che ha appestato il mondo di odio ed intolleranza”. Il Giorno della Memoria, che coincide con la data dell’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, ha lo scopo di ricordare a tutti, soprattutto alle nuove generazioni, cosa successe circa 80 anni fa quando la follia nazi-fascista portò all’Olocausto, ossia al genocidio di tutte le categorie di persone ritenute “indesiderabili” o “inferiori” per motivi politici o razziali. Una vergogna indelebile per l’umanità intera: conservarne la memoria è indispensabile affinché tali infamie non si ripetano”. Parole belle, forti, importanti, che condivido in pieno. Aggiungo un mio pensiero: odio, orrori, dittatori spietati, genocidi silenziosi sono ancora sparsi nel mondo. Che sia dunque non solo giornata della memoria, ma soprattutto dell’attenzione assoluta a quanto di terribile e spaventoso continua ad accadere intorno a noi.
E’ tutto, buona giornata, sarà intensa e interessante.
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