Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno.
Dopo l’escursione pomeridiana di ieri per problemi tecnologici, che mi ha consentito di raccontarvi i fatti salienti dell’intera giornata, torno da voi all’orario consueto, di nuovo funzionanti linea telefonica e Internet. Qui alle pendici dell’Etna l’allerta meteo è sempre rosso e la paura è grande, le scuole sono chiuse e i sindaci invitano a restare a casa. Ma vi debbo dire che piove di meno e che il cielo e meno scuro e dunque lo è anche il cuore.Oggi solo cronaca, quattro storie forti che, in modi diversi, colpiscono e fanno discutere l’opinione pubblica. E’ un romeno di Brasov, si chiama Mirel Joaca Bine, 34 anni, l’uomo ucciso con un colpo di fucile ieri sera da un tabaccaio a Santopadre, in provincia di Frosinone. Insieme a tre o forse quattro complici, secondo la prima ricostruzione, era entrato nella villetta di Sandro Fiorelli, situata alla periferia del paese. Ad accorgersi della loro presenza in casa è stato il figlio adolescente del commerciante, appena rientrato insieme al genitore.Quanto è accaduto poco dopo le 20 nel piccolo centro del Frusinate è in fase di accertamento da parte dei carabinieri della Compagnia di Sora e del reparto Operativo provinciale. Il tabaccaio ha dichiarato di aver esploso il colpo di fucile calibro 12 prima che il ladro gli sparasse con la sua pistola. Sandro Fiorelli in passato era stato già derubato più volte ed era evidentemente esasperato. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Marina Marra della Procura di Cassino. Proseguono da parte di carabinieri e polizia le ricerche dei complici che si sono dileguati non appena scoperti raggiungendo un’auto di colore chiaro. Potrebbe essere la banda che nelle ultime settimane ha messo a segno diversi colpi a Sora e nel comprensorio creando tensione e preoccupazione fra i cittadini. Come tutte le altre vicende in cui si configura l’ipotesi della legittima difesa, anche questa è destinata a fare discutere a lungo e a creare polemiche.
Seconda storia, che ha già destato molta impressione. Come ci racconta l’Ansa con un flash delle 6,32 di stamattina, I carabinieri del comando provinciale di Catania, hanno eseguito una misura cautelare emessa dal Gip nei confronti di 6 persone indagate per rissa aggravata in concorso in occasione della sparatoria del 5 settembre scorso tra i familiari di ex coniugi, in cui rimase ferito gravemente il vice brigadiere Sebastiano Giovanni Grasso. Il violento diverbio sarebbe sorto per l’assegnazione dei posti a sedere all’interno della Chiesa Santa Maria degli Ammalati di Acireale durante la Prima comunione del figlio in cui rimase ferito gravemente il vice brigadiere Sebastiano Giovanni Grasso (nella foto). Il provvedimento cautelare prevede un arresto e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altri cinque indagati. Il sottufficiale, fuori servizio, si trovava in quella chiesa per la Prima comunione di uno dei suoi figli ed era intervenuto per sedare la rissa, ma un colpo di pistola gli procurò lesioni gravissime. A sparare è stato Camillo Leocata, il 69enne, nonno del ragazzino.
Terza storia, viene dalla Germania, una sentenza esemplare, definita “qualcosa di storico”. Jennifer W., sposa dell’Isis ritornata dall’Iraq, è stata condannata dalla Corte d’appello di Monaco a 10 anni di carcere per “crimini contro l’umanità”. Secondo la corte, l’imputata non fece nulla per salvare una bimba della minoranza yazida di 5 anni, incatenata al sole in pieno giorno e lasciata morire di sete dal suo ex marito, imputati in un altro processo a Francoforte. La donna è stata dichiarata colpevole di appartenenza a un’associazione terroristica all’estero, collaborazione in tentato omicidio, tentati crimini di guerra e messa in schiavitù con la conseguenza di una morte. Rischiava fino all’ergastolo, per il suo difensore la sentenza è stato addirittura un “successo”.
Dell’ultima storia si parla e si scrive tanto da vari anni. E’ stata assolta perché il fatto non sussiste ed è tonata libera Daniela Poggiali, l’ex infermiera di Lugo in provincia di Ravenna, imputata per il famoso caso delle morti in corsia nell’ospedale romagnolo che creò grande scalpore. La Corte di Assise di Appello di Bologna ne ha disposto la scarcerazione immediata, dopo averne decretato l’assoluzione per la morte di Rosa Calderoni, 78enne deceduta l’8 aprile del 2014, e Massimo Montanari, 94enne deceduto il 12 marzo 2014. Alla fine di una lunga e controversa vicenda giudiziaria durata sette anni, i giudici della Corte d’Appello di Bologna hanno dunque ritenuto che il fatto non sussiste.
Il caso giudiziario di Daniela Poggiali ebbe inizio nel 2014 a seguito della morte di Rosa Calderoni, una paziente di 78 anni. La donna fu condannata in primo grado all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso l’anziana con una dose letale di potassio. Alcune fotografie, finite alla ribalta della cronaca, la ritraevano sorridente accanto ai corpi di alcuni pazienti deceduti. Nel luglio del 2017 il processo d’appello scagionò la donna per assenza di prove. Daniela Poggiali uscì dal carcere dopo 1003 giorni di cella. Successivamente la corte di Cassazione ha chiesto di ripetere il processo d’appello valutando la necessità di analizzare nuovamente il compendio di indizi. Daniela Poggiali è stata radiata nel 2017 dall’ordine degli infermieri per gli scatti fotografici e dopo le accuse di furti in corsia, ma oggi, dopo che la giustizia ha fatto il suo corso, è di nuovo una donna libera.
Nessun commento, fui tra i tantissimi a indignarsi molto per questa bruttissima storia, ma oggi va preso atto della sentenza. Per oggi è tutto, di politica e decisioni del Governo scriverò quando saranno prese, indiscrezioni e anticipazioni le trovate dovunque.
Buona giornata
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