Ci sono notizie, carissime amiche e amici del #Tanomattinale, che turbano profondamente e fanno molto incazzare anche un vecchio cronista navigato come chi scrive queste quattro sciocchezze quotidiane. Forse proprio perché sono diventato vecchio anche d’età e la corazza di cinismo lascia sempre più posto alla sensibilità.
Così stamattina, leggendo e rileggendo il flash dell’ANSA che ricostruisce nei dettagli la drammatica notte di Stresa, che ha portato al fermo che diventerà certamente arresto di tre persone ma avrà probabilmente nuovi sviluppi, mi viene da gridare dalla rabbia di fronte all’idea del “gesto materialmente consapevole”, per “evitare disservizi e blocchi della funivia”, che da quando aveva ripreso servizio, presentava “anomalie”. Se tutto ciò sarà confermato, in pratica 14 persone sono morte, 5 famiglie sono distrutte, un picciriddo di 5 anni resterà senza genitori e con una vita segnata per sempre perché quel cazzo di funivia, scusatemi la volgarità, doveva camminare per forza. Perché per i piccioli non si guarda in faccia a nessuno, mai. Non voglio sparare giudizi o anticipare pene, sarà la magistratura a fare il suo lavoro e questa procuratrice Olimpia Bossi, che non si è vergognata di mostrare davanti alle telecamere le sue lacrime per questa terribile vicenda, sta dimostrando enorme concretezza e rapidità. Dico solo che se le cose sono andate proprio così non c’è pena tanto grande per punire questo mostruoso abominio, questo gesto altamente criminale dal punto di vista professionale e umano, di chi l’ha compiuto. Che sia una giustizia giusta, in memoria delle povere 14 vittime, ma anche per rispetto di tutti quelli di noi che il destino avrebbe potuto collocare in quel momento in quella funivia e in tutti gli altri posti dove purtroppo la logica spietata del profitto, soprattutto dopo la tragedia anche economica della pandemia, prevale o rischia di prevalere sul valore e sulla tutela della vita umana.
Il lancio ANSA delle ore 6,47 di stamattina ve lo riporto integralmente, è un ottimo contributo a farsi le idee chiare: “La svolta è arrivata quasi all’alba, dopo una notte di interrogatori serrati e, a tratti, anche tesi e drammatici. A tre giorni dalla tragedia del Mottarone, il crollo della cabina della funivia in cui sono morte quattordici persone, tra cui due bimbi, ci sono tre fermati. Si tratta di Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, la Ferrovie Mottarone srl, il direttore e il capo operativo del servizio. A disporre il fermo è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il Pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri, in seguito all’analisi della cabina precipitata e agli interrogatori. Un confronto di oltre dodici ore con dipendenti e tecnici dell’impianto convocati nella caserma dell’Arma, a Stresa, dal pomeriggio di ieri. Persone informate sui fatti, in un primo momento, ma già ieri sera, con l’arrivo dei primi avvocati, è stato chiaro che la posizione di alcuni di loro era cambiata. Dopo mezzanotte è arrivato anche Nerini, raggiunto in seguito anche dal suo difensore, l’avvocato Pasquale Pantano.Nei confronti dei tre fermati, per i quali la procura di Verbania chiederà nelle prossime ore la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto quello che il procuratore Olimpia Bossi definisce “un quadro fortemente indiziario”. L’analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che “la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”. Per gli inquirenti, il ‘forchettone’, ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non è stato rimosso. Un “gesto materialmente consapevole”, per “evitare disservizi e blocchi della funivia”, che da quando aveva ripreso servizio, presentava “anomalie”.
Entrata in funzione da circa un mese, dopo lo stop a causa della pandemia, la funivia del Mottarone “era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi”, precisa il procuratore Olimpia Bossi. Interventi tecnici, per rimediare ai disservizi, erano stati “richiesti ed effettuati”, uno il 3 maggio, ma “non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare”. Così, “nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale”, sottolinea il magistrato, che parla di “uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti svolti”. Le indagini non sono finite. E non solo perché, con l’intervento dei tecnici, sarà necessario confermare quanto emerso dai primi accertamenti. La procura di Verbania intende infatti “valutare eventuali posizioni di altre persone”. “Si è tutto accelerato nel corso del pomeriggio e di questa notte – conclude il procuratore lasciando la caserma -. Nelle prossime ore cercheremo di verificare, con riscontri di carattere più specifico, quello che ci è stato riferito”, conclude parlando di “un quadro fortemente indiziario” nei confronti dei fermati. Persone che avevano, “dal punto di vista giuridico ed economico, la possibilità di intervenire. Coloro che prendevano le decisioni”. E che, secondo gli sviluppi dell’inchiesta, non l’hanno fatto”.Per quanto riguarda il piccolo Eitan, “il risveglio è partito, la risposta del bambino è positiva. Comincia a dare i primi segnali di risveglio con colpi di tosse e alcuni momenti di respiro spontaneo. Ma in termine precauzionali stiamo andando con più calma e attenzione proprio perché la situazione del bambino è critica, seppur abbiamo dei segnali positivi”. Così il direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle, dopo che Eitan è stato risvegliato dal coma indotto dai medici dell’ospedale Regina Margherita di Torino dov’è ricoverato. Speriamo bene, povero bambino.
Vorrei chiudere qui, schifiato e arrabbiato, ma voglio aggiungere una notizia positiva e di speranza. mi piace che venga dalle nostre parti. La Regione siciliana procede spedita nelle vaccinazioni anti Covid e da oggi c’è il via libera per le inoculazioni agli studenti maturandi, su base volontaria e senza prenotazione. L’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla spiega così l’iniziativa: “La Sicilia sarà la prima regione italiana a procedere con la vaccinazione dei maturandi. L’esame di maturità si svolgerà, anche questa volta, in fase pandemica, ma, differentemente a quando accaduto nel 2020, abbiamo uno strumento in più per garantire migliori condizioni di sicurezza agli studenti che si apprestano a vivere un momento così importante per il loro percorso formativo”.
E’ previsto che agli studenti minorenni verrà somministrato il vaccino Pfizer, mentre AstraZeneca o Johnson&Johnson a chi ha già compiuto 18 anni. Un altro passo avanti per fare arretrare ulteriormente il sempre temibilissimo nemico invisibile.
Buona giornata
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