Amiche e amici del #Tanomattinale buon lunedì.
Anche oggi mi defilo dal coro: su riaperture, coprifuoco, pass tra regioni, vaccini e varie ci stanno abbondantemente istruendo giornali, siti e tv e non mi ci metto pure io a scocciarvi.
Dico solo due cose: 1) trovo perfetto e condivido il titolo principale di oggi de “La Sicilia”, “Se ne fregano”, riferito al rave party di Caltanissetta, all’assembramento con rissa nel centro storico di Catania, al grande passio di Palermo, ai tanti episodi che ci fanno pensare che di questo passo sarà molto difficile che la nostra regione esca presto dalla zona arancione, ma del resto anche le scene di ieri nelle grandi città italiane non sono per nulla rassicuranti; 2) senza entrare nel merito della questione coprifuoco, sulla quale ho anch’io qualche perplessità rispetto all’orario attuale in prospettiva estiva, trovo surreale la raccolta di firme del rozzo selfista contro la scelta del Governo di cui fa parte, prima o poi bisognerà chiarire, dovrà essere il premier a farlo, questo ridicolo e imbarazzante equivoco politico.
Oggi per me la notizia più importante è un tragico ricordo: trentacinque anni fa, il 26 aprile del 1986, alle ore 1.23.45, si verificò l’esplosione e l’incendio del quarto reattore della centrale nucleare, allora sovietica, di Chernobyl, nell’allora Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina. Come ci racconta Adnkronos, il governo ucraino ha avviato oggi le pratiche per la richiesta all’Unesco del riconoscimento del sito, da anni oramai diventato meta di turismo, come patrimonio dell’umanità. Prima della pandemia e sull’onda del successo della serie “Chernobyl” prodotta da Hbo, nel 2019 i turisti che visitarono la centrale furono 120mila. Kiev vuole consolidare, ed estendere, questo interesse. Non sono in molti allora a voler ricordare le vittime di quella tragedia, appresa da fonti svedesi e non sovietiche, che sconvolse il mondo e le nostre vite e causò danni terrificanti che hanno lasciati tracce indelebili. Decine (ufficialmente 66) furono i morti nelle ore immediatamente successive all’esplosione a causa della sindrome da radiazione acuta, migliaia in seguito, a causa delle patologie conseguenti all’esposizione a radiazioni. Un numero che è ancora oggetto di discussione: per l’ONU 4 000, per il gruppo parlamentare dei Verdi al Parlamento europeo fra 30mila e 60mila, per Greenpeace 6 milioni su scala mondiale.E’ stato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a ricordare le “centinaia di migliaia di persone colpite dalle radiazioni: circa 350mila sono state costrette a lasciare le loro case nelle aree maggiormente contaminate, con un impatto duraturo traumatico sulle loro vite. La loro sofferenza non deve essere dimenticata”. L’anniversario è una occasione per riconoscere gli sforzi effettuati per la ripresa dai governi di Bielorussia, Russia, Ucraina e del lavoro degli scienziati che hanno fornito analisi importanti usate per la pianificazione delle emergenze e la riduzione del rischio”, ha aggiunto Guterres, sottolineando che, grazie al contributo dell’Onu, il numero di piccole e medie imprese che operano nelle zone colpite direttamente dal disastro sono aumentate dalle 2mila, nel 2002, a 37mila oggi. La lezione appresa dal 1986 è servita per gestire l’emergenza di oggi, la pandemia, a partire dal riconoscimento che “i disastri non hanno frontiere”, ha assicurato.
Andando avanti, trovo doveroso onorare la missionaria laica italiana, Nadia De Munari, 50 anni, originaria di Schio (Vicenza), uccisa in Perù a colpi di ascia forse durante un tentativo di rapina. La donna sarebbe stata assassinata mentre dormiva. L’aggressione è avvenuta nella casa famiglia ‘Mamma mia’ martedì mattina. La polizia ha interrogato le cinque persone presenti nella struttura, tra cui un cittadino italiano. Anche un’altra donna, Lisbet Ramírez Cruz, è stata aggredita dai criminali e gli investigatori ritengono particolarmente utile la sua testimonianza.Passo avanti e riporto senza commenti le parole di Papa Francesco, ancora una volta potenti e soprattutto uniche in un assordante e colpevole silenzio generale: “Vi confesso che sono molto addolorato per la tragedia che ancora una volta si è consumata nei giorni scorsi nel Mediterraneo: 130 migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto: un aiuto che non è arrivato”. Così il Papa al Regina Caeli. “Fratelli e sorelle, interroghiamoci tutti su questa ennesima tragedia – ha aggiunto – E’ il momento della vergogna! Preghiamo per questi fratelli e sorelle e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Anche preghiamo per coloro che possono aiutare, ma preferiscono guardare da un’altra parte. Preghiamo in silenzio per loro”.
E ancora in tema di parole, poiché sempre e comunque “verba volant, scripta manent” e “ipse dixit”, mi piace anche ricordare le su questa rubrica quelle certamente importanti dette al Quirinale dal Presidente della Repubblica e dal Primo Ministro in occasione della celebrazione del 25 aprile. Sergio Mattarella: “Questa giornata, per gli italiani, rappresenta la festa civile della riconquista della libertà. La vittoria dell’umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio, pieno di entusiasmo, portato a compimento con la Costituzione Repubblicana del 1948. Il 25 aprile rappresenta uno spartiacque imprescindibile nella nostra storia nazionale. L’Italia – affrancatasi, con il sangue di migliaia di martiri, da vent’anni di dittatura e di oscurantismo – tornò a sedersi nel novero delle nazioni civili, democratiche, pacifiche, dopo la guerra sanguinaria in cui era precipitata con il fascismo”.
E poi il Super Tutto Mario Draghi: “Non tutti fummo brava gente, non scegliere è immorale. Libertà e diritti che non sono conquistati per sempre e non sono barattabili con nulla, sono più fragili di quanto si pensi. Il dovere della memoria riguarda tutti. Nessuno escluso. Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondono la Repubblica e la nostra Costituzione. E a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti. Il linguaggio d’odio, che sfocia spesso nel razzismo e nell’antisemitismo, contiene sempre i germi di potenziali azioni violente. Non va tollerato. È una mala pianta che genera consenso per chi calpesta libertà e diritti – quasi fosse un vendicatore di torti subiti – ma diffonde soprattutto il veleno dell’indifferenza e dell’apatia”.
Le armi per tutti continuano a mietere vittime negli Stai Uniti. Un bimbo di tre anni è rimasto ucciso a Miami durante una festa di compleanno. Il piccolo sarebbe stato raggiunto da un colpo di pistola. Altri spari hanno ferito una donna. La polizia indaga su quanto accaduto. Il piccolo, che si chiamava Elijah LaFrance, è morto subito dopo essere stato trasportato in ospedale, mentre la donna di 21 anni è in condizioni stabili. L’episodio si è verificato nell’appartamento di un residence. Da una prima ricostruzione la persona che ha aperto il fuoco è fuggita riuscendo a far perdere le sue tracce, ed è tuttora ricercata dalla polizia Chiudo con l’Oscar, per ricordare anche che tra le riaperture di oggi in zona gialla c’è anche quella dei cinema e dei teatri con posti limitati. Con ululato della sua protagonista – ci racconta l’ANSA – e per la terza volta miglior attrice, Frances McDormand, la più antidiva di Hollywood, ha vinto, mentre il suo film di cui è anche produttrice, “Nomadland”, già Leone d’oro a Venezia, ha dominato con tre Oscar vincendo come miglior film e la regista Chloe Zhao, nata a Pechino, é entrata nella storia del cinema, prima non bianca e seconda donna a vincere per la regia dopo Katheryn Bigelow di “The Hurt Locker” (2010).
Buona giornata e buone aperture
#Tanomattinale 26 aprile 2021: Chernobyl 35 anni dopo; missionaria uccisa in Perù; le parole del 25 aprile; bimbo di 3…
Pubblicato da Gaetano Perricone su Domenica 25 aprile 2021
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