#Tanomattinale 24 maggio 2021: Mattarella e la mafia, la strage della Funivia, il dittatore e il giornalista dirottato, Eduardo, Bob e il Piave

Amiche e amici del #Tanomattinale buon lunedì.

Dovrei cominciare dalla tragedia della funivia del Mottarone, ma so bene che già ne avete visto e sentito di tutto e di più. E dunque, a costo di sembrare arido e insensibile, apro il mio mattinale di oggi con le parole di Mattarella, forti e chiare e molto importanti da parte del Capo dello Stato, alla commemorazione della Strage di Capaci.”O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative”. Così ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nell’aula bunker dell’Ucciardone per l’anniversario del 23 maggio 1992. O contro o complici: se ho capito bene e non sono ormai rimbecillito, suona di netta condanna pubblica alla trattativa Stato-mafia e a chi la condusse nelle istituzioni del nostro Paese. E anche, ovviamente, a ogni forma di rapporto o collusione con personaggi e attività mafiose.”E’ sempre di grande significato – ha detto il presidente nell’anniversario dell’attentato nel quale vennero uccisi Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta – ritrovarsi nel bunker, un luogo di grande valenza simbolica, dove lo Stato ha assestato importanti colpi alla mafia”. “La mafia esiste ancora non è stata sconfitta. E’ necessario tenere sempre attenzione alta e vigile da parte dello Stato”. “La credibilità della magistratura e la capacita di riscuotere fiducia – ha detto in un altro passaggio molto importante il capo dello Stato – è imprescindibile per lo svolgimento della vita della Repubblica: gli strumenti non mancano, si prosegua a fare luce su ombre e sospetti: si affrontino in maniera decisiva i progetti di riforma. Sentimenti di contrapposizione, contese, polemiche all’interno della magistratura – ha detto ancora Mattarella – minano il prestigio e l’autorevolezza dell’organo giudiziario”.

E adesso, dall’ANSA, un breve riepilogo della spaventosa tragedia che ha reso drammaticissima, un incubo, quella che avrebbe dovuto essere una domenica di ritorno alla quasi normalità dopo la pandemia. Prima un sibilo, poi un boato “pazzesco” e un altro botto, meno forte. In pochi secondi la funivia del Mottarone, che dal versante piemontese del lago Maggiore sale fino ai 1.491 metri del monte che le dà il nome, è precipitata al suolo e in un attimo le speranze e i sorrisi delle quindici persone all’interno della cabina sono svanite. Tredici persone sono morte sul colpo, tra cui un bimbo di due anni, mentre un altro di nove è morto all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato in prognosi riservata l’unico superstite, un piccolo di 5 anni. Sull’incidente la procura di Verbania ha aperto una inchiesta e il ministero delle Infrastrutture ha istituito una commissione ispettiva. “L’area è stata posta sotto sequestro, tutto dovrà essere oggetto di verifica”, spiega il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, che al momento ipotizza i reati di omicidio plurimo colposo e lesioni colpose. “L’ultimo controllo magnetoscopico della fune è stato effettuato nel novembre del 2020 e gli esiti dello stesso non hanno fatto emergere alcuna criticità”, ha dichiarato Anton Seeber, presidente di Leitner, azienda di Vipiteno che si occupava della manutenzione dell’impianto. A confermarlo ora dovranno essere le indagini. “Dovremo incaricare dei tecnici per accertare le cause”, precisa il procuratore di Verbania Olimpia Bossi che nelle prossime ore dovrà anche valutare la sussistenza dell’ipotesi di reato di attentato alla sicurezza dei trasporti. Intanto è il momento del dolore e dell’abbraccio alle cinque famiglie distrutte, comunque dello sconcerto davanti a qualcosa che mai dovrebbe succedere.

Anche l’ultima storia del mattinale di oggi è una di quelle cose che mai dovrebbero accadere in un mondo civile, ma invece c’è sempre più spazio per le follie dei dittatori sparsi in vari luoghi del Pianeta.

Un aereo di linea della Ryanair in volo fra Atene e Vilnius è stato costretto a compiere un atterraggio d’emergenza, scortato da caccia militari bielorussi, all’aeroporto della capitale della Bielorussia, Minsk, dove la polizia ha immediatamente arrestato uno dei suoi passeggeri: il giovane giornalista oppositore bielorusso Roman Protasevich, ex direttore del canale indipendente Nexta, voce del dissenso al regime di Alexander Lukashenko. Nel recente passato aveva documentato la repressione della polizia bielorussa sui manifestanti d’opposizione ed era una figura nella lista dei ricercati per “terrorismo ed estremismo” del regime.

Da quel che emerge dalle prime ricostruzioni, quel che è accaduto è in effetti senza precedenti e ha tutta l’aria di essere un’operazione in grande stile del KGB, i servizi segreti di Minsk. Protasevich, stando a quanto riporta Nexta, prima di salire a bordo aveva avuto il sospetto di essere seguito. Poi, quando ormai il velivolo era vicino ai confini con la Lituania (ma nello spazio aereo bielorusso), è scattato il parapiglia. L’aeroporto di Minsk ha infatti dichiarato che l’aereo è atterrato dopo aver lanciato un allarme bomba e che sono stati i piloti stessi a chiedere l’atterraggio. Un caccia MiG-29 delle forze aere bielorusse è stato fatto decollare per scortare a Minsk il volo. Secondo un canale Telegram ritenuto vicino a Lukashenko, il presidente bielorusso “in persona” avrebbe dato l’ordine di far atterrare l’aereo a Minsk. L’aereo è poi ridecollato per la sua destinazione. L’episodio è stato duramente condannato dai presidenti del Parlamento Ue, David Sassoli, della Commissione Ursula von der Leyen, del Consiglio Charles Michel e dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. E da tutte le principali cancellerie, da Parigi a Berlino, da Londra a Roma. Con il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, che ha espresso “ferma condanna”.

Concludo ricordando che oggi sono nati Eduardo De Filippo e Bob Dylan e che il Piave mormorava, anzi mormora ancora.

Buona giornata