Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno.
Crisi Ucraina, quello di ieri è stato il giorno delle reazioni all’annessione russa delle due repubbliche del Donbass. Giorno di dichiarazioni forti, di minacce, delle prime sanzioni. Decisamente light, in realtà, tra prudenza anche una certa impotenza e divisione, come evidenzia stamattina il solito gran titolo del Manifesto. Vladimiro Putin sembra andare per la sua strada, ancora senza giri di parole: “La soluzione migliore sarebbe che l’Ucraina rinunciasse spontaneamente all’ambizione di aderire alla Nato”, ha detto. “L’ingresso dell’esercito russo in Ucraina dipenderà dalla situazione sul terreno”. ha aggiunto, sottolineando che “la possibilità che l’Ucraina abbia armi tattiche nucleari costituisce una minaccia strategica per la Russia”.Parole apparentemente di fuoco, ma complessivamente prudenti quelle del presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel messaggio di ieri sera dalla Casa Bianca: “La Russia pagherà un prezzo carissimo … Questo è l’inizio di un’invasione russa dell’Ucraina. Crediamo che la Russia voglia andare oltre, spero di sbagliarmi. Potrebbe addirittura marciare verso Kiev. Inizierò ad imporre sanzioni in risposta, ben al di là dei passi che con i nostri alleati e partner abbiamo intrapreso nel 2014. Se la Russia si spinge oltre con la sua invasione, siamo pronti ad andare avanti con le sanzioni. In nome di chi Putin si sente in diritto di riconoscere nuovi stati su territori che appartengono ad uno stato confinante? E’ una violazione evidente del diritto internazionale e richiedere una risposta netta dalla comunità internazionale”. Per Biden “nulla nel lungo discorso di Putin indica interesse nella reale ricerca del dialogo sulla sicurezza europea. Ha attaccato in maniera diretta il diritto ad esistere e ha indirettamente minacciato territori che sono appartenuti alla Russia, comprese nazioni che oggi sono democrazie e membri della Nato. Ho deciso di rafforzare l’alleanza con paesi baltici. La Russia ha ammesso che non ritirerà i propri militari dalla Bielorussia, in risposta ho autorizzato ulteriori trasferimenti di truppe e equipaggiamenti già presenti in Europa per rafforzare i nostri alleati baltici: Estonia, Lettonia e Lituania. Questi sono tutti movimenti difensivi da parte nostra. Non vogliamo combattere contro la Russia ma difenderemo ogni territorio della Nato”, ha continuato. Putin “ha minacciato guerra in modo esplicito a meno che le sue richieste non vengano accolte.
La Russia in questa vicenda è l’aggressore. Gli Stati Uniti, con gli alleati e partner, rimangono disponibili” a una soluzione “con la diplomazia se le intenzioni sono serie. Alla fine, giudicheremo la Russia per le sue azioni e non per le sue parole. Qualsiasi cosa la Russia farà, noi siamo pronti a rispondere con unità, chiarezza, convinzione. Non stiamo solo difendendo l’Ucraina, ma siamo uniti nel contrastare l’aggressione della Russia.
Vogliamo difendere uniti la nostra alleanza della Nato”E ancora parole dure dalla Nato. “E’ il momento più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni”, ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg in conferenza stampa. “Noi vogliamo cercare di capire come fare per evitare il pericolo vedendo che dentro e attorno all’Ucraina le forze ci sono. La Russia sta facendo esattamente ciò che avevamo previsto: ci sono tutte le indicazioni di un attacco su larga scala da parte di Mosca”. Si tratta per Stolterberg di una “seria escalation” e di una “flagrante violazione del diritto internazionale”, che “mina l’integrità territoriale” dell’Ucraina e che ha “gravi conseguenze per la sicurezza europea”. La crisi è stata provocata “solo dalla Russia” e “lodiamo l’Ucraina per non aver risposto alle provocazioni. La Nato è risoluta e unita nella sua determinazione a proteggere e difendere tutti gli alleati – ha continuato minacciosamente Stoltenberg – nelle scorse settimane gli alleati hanno dispiegato migliaia di soldati aggiuntivi nella parte orientale dell’Alleanza e messo di più in stand-by. Abbiamo oltre cento jet ad allerta alta e ci sono oltre 120 navi in mare, dall’Alto Nord al Mediterraneo. Continueremo a fare tutto ciò che è necessario per proteggere gli alleati dalle aggressioni”.
E poi ci sono le prime sanzioni, annunciate dalla ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, al suo arrivo alla riunione straordinaria del Consiglio Ue Esteri a Parigi. Oltre “al lavoro con i partner sulle sanzioni” alla Russia, “il governo tedesco ha congelato il Nord Stream 2” dal momento che “abbiamo sempre detto che il Nord Stream 2 era sul tavolo e ora che la Russia ha violato tutte le promesse fatte, dovrà accettare le conseguenze” anche sul blocco al gasdotto. “Stiamo agendo in piena solidarietà con l’Ucraina, come dimostrato dalle robuste sanzioni che abbiamo preparato nelle ultime settimane”, ma anche “dal sostegno finanziario all’Ucraina e questo sostegno crescerà nei prossimi mesi”, ha concluso la ministra. La riunione straordinaria dei ministri degli Esteri europei “con una risposta rapida, in 24 ore ha raggiunto un accordo unanime per un pacchetto di sanzioni. E’ un pacchetto che danneggerà la Russia E’ un momento particolarmente pericoloso per l’Ue. La Russia ha messo in campo una chiara escalation, questi sviluppi seguono chiaramente l’agenda del Cremlino sin dal 2008 e dal 2014”. Lo ha annunciato Joseph Borrell, l’Alto Rappresentante Ue della Politica Estera, al termine della riunione. “Gli sforzi diplomatici continueranno – ha aggiunto – Dobbiamo prevenire ad ogni costo il conflitto. Abbiamo ora ricevuto la richiesta dell’Ucraina di aiutarli nell’affrontare attacchi cyber e noi manderemo una missione” per questo.
Le sanzioni riguarderanno anche “i membri della Duma russa che hanno votato questa violazione del diritto internazionale e dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina”, ha spiegato Borrell. E ancora sarà colpita sarà anche “la capacità dello Stato russo e del Governo di accedere al nostro mercato dei capitali e finanziari e dei servizi”, con limitazioni “all’offerta di finanziamento e all’accesso del loro debito sovrano”.
Cronaca. E’ finita nella bufera l’AST, Azienda Siciliana Trasporti, società interamente partecipata dalla Regione Siciliana. I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di 9 persone indagate a vario titolo per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato. Agli arresti domiciliari è finito Andrea Ugo Enrico Fiduccia, 71 anni, direttore generale Ast. Interdizione di pubblico ufficio per 12 mesi per Maria Carmelo Gaetano Tafuri, 51 anni, ex presidente del consiglio di amministrazione Ast, Felice Maria Genovese, 53 anni, revisore contabile del bilancio Ast, Giuseppe Carollo, 62 anni, componente ufficio legale e affari generali di Ast. Complessivamente gli indagati sono 16. Le indagini, condotte dagli specialisti del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo – Gruppo tutela spesa pubblica, hanno riguardato l’Ast che svolge il servizio di trasporto pubblico locale, sia a livello urbano che interurbano. Secondo la Guardia di Finanza la gestione societaria da parte dei vertici dell’azienda sarebbe stata “superficiale e privatistica”.
E per finire le motivazioni di una sentenza molto importante. Alex Pompa, il ragazzo che il 30 aprile 2020 a Collegno, nel Torinese, uccise il padre a coltellate per proteggere la madre da un’aggressione, colpì per “legittima difesa” nel corso di “una lotta ingaggiata per sopravvivere”. Lo hanno scritto i giudici Alessandra Salvadori e Melania Eugenia Cafiero, nelle motivazioni della sentenza con cui a novembre scorso la corte di Assise di Torino ha assolto l’imputato “perché il fatto non sussiste”. Secondo la ricostruzione dei magistrati, l’episodio si sviluppò in un contesto “privo di alternative”. Nelle motivazioni della sentenza, si descrive Alex come “traumatizzato e terrorizzato dal padre”. La sera della tragedia l’uomo “dopo aver urlato ai familiari che li avrebbe uccisi (fatti a pezzetti, messi in una fossa)” si era “diretto in cucina verso il cassetto dei coltelli”.
La morte dell’uomo va dunque inserita nel contesto e, come specifica la Corte, “è conseguita a un’unica ferita inferta per legittima difesa” da Alex Pompa al padre “nel corso di una lotta ad armi pari contro un uomo che stava minacciando di fare una strage. L’imputato ha agito esclusivamente allo scopo di evitare che Giuseppe Pompa uccidesse lui, sua madre e suo fratello”. Secondo la Corte, l’azione di Alex si divide in due momenti: la prima è qualificabile come “legittima difesa” fino al colpo mortale inferto al padre, la seconda riguarda una azione “oggettivamente non indispensabile a difendersi ma soggettivamente caratterizzata dalla convinzione” di Alex “di trovarsi ancora in una condizione di legittima difesa”. In questa seconda fase Pompa avrebbe inferto circa 25 colpi al padre, non mortali, “perché sinceramente convinto di avere a che fare con un uomo ancora pericoloso”.
E’ tutto, buona giornata
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