#Tanomattinale 21 maggio 2022: tre italiani originari di Potenza rapiti in Mali; guerra in Ucraina, Azovstal è caduta, si arrendono 2439 soldati ucraini, Kiev ordina agli ultimi difensori di “smettere di combattere”; la Russia annuncia contromisure militari all’imminente ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia e sospende da oggi la fornitura di gas alla Finlandia; Draghi a scuola, “Putin mi ha detto che non è il momento di parlare di pace”; al processo di Caltanissetta per via D’Amelio, la famiglia Borsellino attacca i PM
Amiche e amici del #Tanomattinale buon sabato.
Una famiglia di italiani, una coppia di Testimoni di Geova originari di Potenza e il loro figlio, è stata rapita in Mali, il Paese del Sahel dove imperversano gruppi jihadisti e dove la Farnesina sta cercando di acquisire informazioni vagliando le poche disponibili. I tre rapiti, sono Rocco Langone, la moglie Donatella e il figlio Giovanni. Insieme a loro è stato sequestrato anche un cittadino del Togo. Il sequestro è stato compiuto nella tarda serata di giovedì da “uomini armati”, ha riferito una fonte della sicurezza maliana senza fornire dettagli su chi potrebbero essere i rapitori che hanno agito in località Sincina, nel sud-est del Paese. La fonte ha rivelato che sono in corso “contatti diplomatici”, facendo intuire l’esistenza di trattative. La località del rapimento si trova “a una decina di chilometri da Koutiala”, ha precisato un politico locale riferendosi a una cittadina situata a circa 100 km dal confine con il Burkina Faso e a 300 dalla capitale maliana, Bamako. I sequestratori erano “a bordo di un veicolo”, ha riferito il politico parlando di “italiani” appartenenti ai Testimoni di Geova così come il togolese.
La Farnesina ha confermato in una nota il sequestro di tre connazionali in Mali. L’Unità di Crisi sta profondendo ogni sforzo – in coordinamento con le competenti articolazioni dello Stato – per una soluzione positiva del caso. A tal fine, il Ministero degli Esteri ribadisce, d’intesa con i famigliari, l’esigenza di mantenere il massimo riserbo. Il rapimento sarebbe avvenuto per mano del Fronte Nazionale del Macina (Flm), conosciuto anche come Katiba Massina un gruppo armato. “Non abbiamo traccia di nostri fedeli in missione in quei luoghi. Forse potrebbe trattarsi di volontari”, ha fatto sapere la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova in merito ai tre italiani rapiti in Mali. Secondo Africa Express, il gruppo apparterrebbe a una comunità di testimoni di Geova. “Anche noi lo abbiamo appreso dalle fonti di informazione. Speriamo di avere notizie positive dai canali ufficiali”, aggiungono dalla Congregazione italiana.
Guerra Russia-Ucraina giorno 87.
La notizia più importante dal campo è che Azovstal, simbolo nell’immaginario collettivo della resistenza ucraina, è caduta dopo 86 giorni di guerra. L’acciaieria di Mariupol non è più un bunker inespugnato, è “totalmente sotto il controllo delle forze armate russe, l’ultimo gruppo di 531 militanti dell’Azovstal si è arreso”, ha riferito il portavoce della Difesa russa Igor Konashenkov.” Il ministro Serghei Shoigu ha comunicato al presidente Vladimir Putin “la fine dell’operazione e la completa liberazione” della fonderia. Dall’inizio delle evacuazioni, un totale di 2.439 combattenti ucraini si è arreso consegnandosi al nemico, come ordinato del resto dallo Stato maggiore di Kiev visto che era “impossibile sbloccare” lo stallo “con mezzi militari”, ha detto il presidente Volodymyr Zelensky. Gli ultimi difensori dell’acciaieria di Azovstal avevano infatti ricevuto da Kiev l’ordine di smettere di combattere. Lo ha annunciato in un videomessaggio il comandante del battaglione Azov Denys Prokopenko ancora nell’acciaieria dopo che circa in duemila, sostiene Mosca, si sono arresi. “Il comando militare superiore ha dato l’ordine di salvare la vita dei soldati della nostra guarnigione e di smettere di difendere la città” di Mariupol, ha detto Prokopenko. “Beh, questo è tutto. Grazie per il rifugio, Azovstal è il luogo della mia morte e della mia vita”. E’ saluto, che ha il sapore di un addio, del combattente del battaglione Azov Dmytro Kozatsky, ottimo fotografo, soprannominato ‘Orest’, che ha condiviso su Twitter, come riportano i media ucraini, probabilmente le ultime foto dall’acciaieria dove è stato per quasi tre mesi. “A proposito, mentre sono in cattività, vi lascio le foto della migliore qualità, mandatele a tutti i premi giornalistici e concorsi fotografici. Se vinco qualcosa, sarà molto bello dopo l’uscita… Grazie a tutti per il tuo sostegno. Ci vediamo”. Il comandante è stato portato dai russi con un blindato.
Dalla Tass, agenzia di stampa ufficiale russa, l’annuncio della risposta e delle contromisure del Cremlino all’imminente allargamento della Nato a Finlandia e Svezia: “Durante un recente panel, il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu ha rivelato quante unità militari verranno formate nel distretto militare occidentale in risposta alla costituzione della NATO vicino ai confini della Russia. “Entro la fine dell’anno saranno formate dodici unità e subunità militari nel Distretto Militare Occidentale”, ha detto Shoigu, rilevando che continuano ad aumentare le tensioni nell’area di responsabilità del Distretto Militare Occidentale, anche a causa della possibile ammissione di Finlandia e Svezia alla NATO. Secondo il capo della difesa, queste contromisure saranno sincronizzate con la fornitura di armi moderne e attrezzature militari alle truppe. “Quest’anno, abbiamo intenzione di ottenere più di 2.000 pezzi di tali apparecchiature”, ha aggiunto. Shoigu ha osservato che le ispezioni basate sui risultati del periodo di formazione invernale hanno mostrato un aumento qualitativo del livello di formazione delle formazioni del distretto del 25% rispetto all’anno precedente. Secondo il ministro della Difesa, l’intensità dei compiti di addestramento al combattimento svolti dalle navi della flotta baltica è aumentata del 42%. Sono state eseguite più di 300 esercitazioni di combattimento con l’applicazione di vari tipi di armi. Dall’inizio dell’anno, l’aviazione del distretto è aumentata del 4%.”.
E poi c’è anche l’immediata rappresaglia energetica: “Gazprom Export sospenderà le forniture di gas alla società finlandese Gasum il 21 maggio a causa del mancato pagamento del gas consegnato ad aprile, ha affermato Gazprom Export in una nota. “Alla fine della giornata lavorativa del 20 maggio (termine di pagamento previsto dal contratto), Gazprom Export non ha ricevuto il pagamento da Gasum per le forniture di gas nel mese di aprile. A tal proposito, Gazprom Export ha notificato a Gasum la sospensione delle forniture di gas a partire dal 21 maggio 2022, fino al pagamento secondo la procedura stabilita dal decreto [del Presidente della Federazione Russa]”, si legge nella nota. La società finlandese ha inoltre dichiarato che non intende effettuare pagamenti in rubli.mIn precedenza, Gasum ha annunciato che l’importazione di gas naturale dalla Russia sarà interrotta sabato 21 maggio alle 07:00 ora locale (la stessa ora di Mosca). Dal 21 maggio, durante la prossima stagione estiva, la società fornirà ai propri clienti gas da altre fonti attraverso il gasdotto Balticconnector, ha affermato Gasum”. Come dire: facciamo da soli.
Ed ora alcune parole dalI’intervento del premier Mario Draghi in visita ieri alla Scuola secondaria inferiore “Dante Alighieri” – Sommacampagna, in Veneto: “La guerra: naturalmente chi attacca ha sempre torto. Chi attacca usando la violenza ha sempre torto. Quindi c’è una differenza tra chi è attaccato e chi attacca: questo bisogna tenerlo in mente. E’ come se vedessimo uno grosso grosso dare schiaffi a uno piccolo piccolo. Secondo me le donne questo non lo fanno. E noi che facciamo, l’istinto qual è? E’ quello di andare lì, dire di smetterla, aiutarlo, aiutare il piccolino. Quello che è successo in Ucraina è che il piccolino è diventato sempre più grande e ora si ripara bene dagli schiaffi. E’ diventato sempre più grande per due motivi: prima di tutto perché è stato aiutato da tutti gli amici, in tantissimi modi. E poi perché combatte, si difende per un motivo, la libertà. Noi italiani viviamo questa guerra, per fortuna, di riflesso, da lontano. Ci chiediamo e mi chiedo cos’è che si può fare oltre ad aiutare quello che era un piccolino e ora è grosso. Per aiutare l’amico, l’amica. Quello che si può e si deve fare è cercare la pace, cercare di fare in modo che i due smettano di sparare e comincino a parlare. Questo è quello che noi, italiani, io, dobbiamo cercare di fare. L’ultima volta che ho parlato con il presidente Putin ho cominciato la telefonata dicendo: “La chiamo perché voglio parlare di pace“. E mi ha detto: “Non è il momento”. “La chiamo perché vorrei che ci fosse un cessate il fuoco”. E lui: “non è il momento”. ”La chiamo perché forse molti di questi problemi li potete risolvere solo voi due: lei presidente Putin e lei presidente Zelensky. Perché non vi parlate?”. “Non è il momento”.
Come ci racconta su Adnkronos Elvira Terranova, a Caltanissetta l’avvocato Fabio Trizzino, legale di parte civile della famiglia Borsellino, nel processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio, ha attaccato, riporto integralmente, “a muso duro i tre magistrati che si occuparono dell’inchiesta sulla strage di Via D’Amelio, l’avvocato Fabio Trizzino, legale di parte civile della famiglia Borsellino, nel processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio. Alla sbarra tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di avere indottrinato il falso pentito Vincenzo Scarantino per accusare degli innocenti. Parole dure come pietre, contro i magistrati Carmelo Petralia e Annamaria Palma, entrambi assolti dall’accusa di calunnia aggravata in concorso e al consigliere del Csm Antonino Di Matteo. Cita Fabrizio De Andrè, per dire che “per quanto loro si possano credere assolti, riteniamo che siano lo stesso per sempre coinvolti”. In altre parole, anche sei i tre magistrati non sono finiti sotto processo per la gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino che ha accusato ingiustamente degli innocenti poi condannati all’ergastolo, secondo la famiglia Borsellino, avrebbero avuto un ruolo nel “depistaggio” e per questo “dovrebbero chiedere scusa”. “Se la verità ha una sua dimensione collettiva dobbiamo reclamarla e, in questo senso la famiglia, sta cercando di interessare l’opinione pubblica su questa vicenda proprio perché non si può chiedere un rafforzamento delle istituzioni democratiche senza la realizzazione del diritto alla verità. Questo processo elaborativo del lutto non sta riguardando soltanto i figli di Paolo Borsellino ma ha lambito e lambisce i nipoti che hanno difficoltà a parlare di questo nonno. Inevitabilmente c’è sempre quel buco nero per quanto riguarda la strage di via D’Amelio”, ha detto l’avvocato Trizzino. Immediata la replica di uno dei pm attaccati, l’ex Procuratore aggiunto di Catania Carmelo Petralia. Che, tirato in ballo, dice all’Adnkronos: “Il fair play non è una dote che può esigersi in chi ha subito lutti gravissimi, ma altra cosa è il rispetto delle regole dello Stato di diritto. Ciò vale per le parti private, ma ancora di più per chi rappresenta la parte pubblica. In nome di chi viene chiesto scusa, mi domando. In nome di quei magistrati che ostinatamente sono stati accusati, perseguiti e processati per poi venire assolti con una motivazione che non ha lasciato spazio a ombre o sospetti? O in nome addirittura del giudice che li ha giudicati e assolti? O in nome della procura competente per questo giudizio che non ha impugnato la sentenza? Forse qualcun altro avrebbe avuto il diritto di esigere delle scuse, ma il fair play e comunque il rispetto per il dolore di una famiglia atrocemente colpita glielo hanno impedito”. Di Matteo, contattato dall’Adnkronos, non ha voluto replicare.
E’ tutto, buona giornata.
(le foto dal web)