#Tanomattinale 19 luglio 2021: Borsellino, lo spione Pegaso, la paura di Tokyo

Amiche e amici del #Tanomattinale buon lunedì.

E’ di nuovo 19 luglio, giorno di terribili ricordi insieme all’altra data del 23 maggio: ventinove anni fa, in quello spaventoso 1992 che resta indelebilmente scolpito nella memoria e nel cuore di noi testimoni di quel tempo, la strage non soltanto mafiosa di via Mariano D’Amelio a Palermo (la foto qui è di Franco Lannino) stroncò la vita del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina. Il mattinale di oggi non può che cominciare con un commosso omaggio a chi ha perso la vita per noi, i nostri figli e i nostri nipoti. E mentre oggi sarà ancora una giornata fitta di commemorazioni e parole, di dolore autentico e altrettanto autentica ipocrisia, tra continui depistaggi e rivelazioni di dubbia credibilità la verità sulla strage di via D’Amelio sembra ancora lontana.

Lo spionaggio informatico continua ad alzare il tiro in modo sempre più inquietante. Diversi governi ‘autoritari’ hanno usato un software israeliano per spiare i cellulari di giornalisti, attivisti e manager nel mondo. Lo rivela un’indagine condotta dal Washington Post e altre 16 testate internazionali.Il software, venduto dall’israeliana NSO Group e chiamato Pegasus, è nato per consentire ai governi di seguire terroristi e criminali. Pegasus è concepito per aggirare le difese degli iPhones e degli smartphone Android. Gli attacchi lasciano pochissime tracce. Le tradizionali misure si sicurezza – password ordinarie e complesse – sono scarsamente utili. Pegasus può insinuarsi rubando foto, registrazioni, dati relativi alla localizzazione, telefonate, password, registri di chiamata, post pubblicati sui social. Il programma può anche attivare telecamera e microfono dello smartphone.

Tra i governi che l’hanno usato per spiare, secondo il Washington Post ci sarebbe anche quello del premier ungherese Victor Orban, che respinge le accuse. E dalle carte emergerebbe che nel mirino siano finite anche persone vicine a Jamal Khashoggi, il reporter saudita ucciso. L’indagine, alla quale ha partecipato anche il Guardian, rivela in particolare che giornalisti e attivisti sono finiti del mirino di governi illiberali. Il software israeliano sarebbe stato usato dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti per prendere di mira i cellulari di alcune persone vicine a Jamal Kashoggi, il giornalista ucciso del Washington Post. Ma anche dal governo ungherese di Victor Orban, che avrebbe usato la tecnologia sviluppata da NSO nell’ambito della sua guerra ai media, prendendo di mira i giornalisti investigativi e il ristretto circolo di manager dei media indipendenti. La lista dei numeri di telefono segnalati dall’inchiesta su Pegasus include più di 50.000 numeri, concentrati in paesi rinomati per la sorveglianza dei loro cittadini e clienti di NSO Group. Fra i numeri identificati finora dall’inchiesta ci sarebbero quelli di diversi capi di stato e premier. E quelli di giornalisti che compaiono nell’elenco, datato 2016, ci sono reporter di varie testate fra le quali Cnn, New York Times, Wall Street Journal, Financial Times, Voice of America e Al Jazeera. Un’altra brutta storiaccia di spionaggio internazionale, che nel nostro piccolo, anzi piccolissimo, ci fa riflettere su come ogni nostro respiro può essere – o è già – controllato da occhi nascosti molto potenti.

Qualcosa sul Coviddi che fa ancora paura. Mentre oggi è il “freedom day”, il giorno del liberi tutti nell’Inghilterra che fa registrare circa 50mila contagi al giorno e l’imbarazzante premier ciuffone è costretto controvoglia a mettersi in quarantena per contatti con un esponente governativo contagiato; mentre in Italia a breve saranno prese decisioni su Green Pass e forse nuove zone gialle (la Sicilia rischia, anche se da quattro giorni non si registrano morti ed è una buina notizia), Tokyo trema a 5 giorni dall’inizio delle Olimpiadi che terrorizzano il popolo giapponese. Due atleti che soggiornano al villaggio olimpico sono risultati positivi al coronavirus. Lo ha comunicato ieri il Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici 2020. Si tratta di due giocatori della nazionale sudafricana di calcio e di un allenatore della stessa squadra, tutti ora in quarantena secondo quanto reso noto dal Comitato olimpico sudafricano. I giocatori contagiati sono Thabiso Monyane e Kamohelo Mahlatsi, positivo anche l’analista video Mario Masha. Tutti gli altri membri del team hanno dato due test negativi e i sudafricani hanno assicurato di aver precedentemente rispettato tutte le misure igieniche. Un terzo atleta, che non avrebbe raggiunto il villaggio olimpico e di cui non è stata rivelata l’identità, sarebbe risultato positivo dopo il suo arrivo a Tokyo.

I primi casi tra gli atleti accrescono ovviamente l’allarme sui Giochi Olimpici così come la preoccupazione degli organizzatori e del CIO, che devono anche fare i conti con la crescente impopolarità dell’evento a cinque cerchi tra la popolazione giapponese vista la situazione legata alla pandemia.Sono già una cinquantina i casi di covid dal 1° luglio, giorno in cui il comitato organizzatore ha iniziato a calcolare i contagi legati alle Olimpiadi, secondo il bilancio raccolto dall’agenzia di stampa ufficiale Kyodo. Solo nelle ultime ore si contano 10 nuovi contagi tra persone coinvolte nell’evento olimpico, cui si sommano altri 15 casi del giorno precedente.

I Giochi Olimpici, salvo colpi di scena dell’ultima ora (non lo ventila nessuno, sono io a pensarlo) si svolgeranno dal 23 luglio all’8 agosto, nel pieno del quarto stato di emergenza di Tokyo per il coronavirus, iniziato il 12 luglio e che terminerà il 22 agosto, due giorni prima dell’inizio della celebrazione dei Giochi Paralimpici. A me sembra una pazzia. E intanto attendiamo con il fiato sospeso i contraccolpi degli assembramenti degli Europei di calcio, tocchiamo ferro.

Buona giornata, onore per sempre al giudice Borsellino e agli uomini della sua scorta.