Amiche a amici del #Tanomattinale buon sabato.
Continuano a preoccupare molto le notizie che arrivano dall’Ucraina e io continua a metterle in primo piano nella mia rubrichetta, cercando di fare un po’ d’ordine tra tante informazioni discordanti. Tutti dicono di non volere la guerra, ma in realtà le dichiarazioni dei presidenti degli Stati Uniti e della Russia, protagonisti principali alla guida dei due blocchi – ormai è evidente che bisogna di nuovo parlare di un mondo diviso in blocchi contrapposti – , non lasciano presagire nulla di buono. E’ guerra di nervi oltre che guerra fredda, sembra una partita a scacchi sulla pelle del mondo nella quale una mossa sbagliata può provocare il disastro. E l’Europa, la nostra cara Europa intesa come UE, Unione Europea, sembra pendere dalle labbra del vecchio zio Joe e soprattutto non sembra in grado di recitare un autorevole ruolo i mediazione.Le notizie, intanto dal campo di battaglia. Come ci informa un flash Ansa delle 5,13, osservatori dell’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. hanno detto di avere assistito a un forte aumento del numero di attacchi lungo la linea del fronte nell’Ucraina orientale.
“Negli ultimi giorni, il monitoraggio speciale dell’OSCE in Ucraina (SMM) ha osservato un drammatico aumento dell’attività cinetica lungo la linea di contatto nell’Ucraina orientale”, ha affermato l’OSCE in una nota, aggiungendo che il numero di violazioni del cessate il fuoco è stato pari a quello registrato prima dell’accordo del luglio 2020. E poi ci sono le parole del presidente degli Stati Uniti Joe Biden nell’ennesimo discorso alla nazione dalla Casa Bianca. “Abbiamo motivo di credere che le forze russe stanno progettando di attaccare l’Ucraina nei prossimi giorni. Riteniamo che prenderanno di mira la capitale Kiev, una città abitata da 2,8 milioni di cittadini innocenti”, aggiungendo di basare la sua convinzione su “significative risorse di intelligence”.
Poi, dopo il bastone, la carota e la porta aperta al negoziato con Mosca: “La Russia può ancora scegliere la diplomazia. Non è troppo tardi per una de-escalation e per tornare al tavolo negoziale. La diplomazia è sempre una possibilità”. E ancora il bastone sulla “disinformazione” della Russia: “Vediamo ripetute violazioni del cessate fuoco con il tentativo Russia di provocare l’Ucraina nel Donbass. Noi continuiamo a vedere una sempre maggiore disinformazione su un massiccio attacco di Kiev” alle auto-proclamate repubbliche separatiste. “Ma semplicemente non ci sono testimonianze” in proposito “e sfida il buonsenso credere che l’Ucraina scelga questo momento con 150 mila soldati al confine per una escalation” militare.
Su Twitter Biden aveva riferito dell’incontro con i partner della Nato: “Ho parlato con gli Alleati transatlantici e con i partner per discutere delle manovre militari della Russia dentro e attorno all’Ucraina. Siamo d’accordo nel sostenere l’Ucraina, e nel continuare gli sforzi diplomatici, e abbiamo affermato il fatto di essere pronti a imporre costi enormi alla Russia dovesse scegliere di portare avanti il conflitto”. Gli Usa e i Paesi alleati della Nato che hanno partecipato alla ‘conference call sulla crisi ucraina sono “tutti concordi sul fatto che il pericolo di un attacco russo all’Ucraina sia molto reale”, si legge in un comunicato congiunto.
Lo ha confermato in un twitt la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen: “Nella videoconferenza con Stati Uniti, Ue, Canada, Gran Bretagna, Francia, Germania, Polonia, Italia, Romania e Nato abbiamo condiviso la preoccupazione per la situazione all’interno e intorno all’Ucraina che rimane minacciosa. C’è ancora tempo per la diplomazia e una soluzione pacifica. Ma nel caso in cui la Russia dovesse scegliere l’aggressione, è pronto un robusto pacchetto di sanzioni. L’Ucraina è libera e sovrana”.L’altra campana. Secondo il presidente della Russia Vladimir Putin “in Ucraina c’è una massiccia violazione dei diritti umani” contro i cittadini russofoni, e “a livello legislativo, la discriminazione nei confronti dei russofoni si sta consolidando”. Putin ha denunciato un “deterioramento” della situazione nei territori del Donbass, nell’est dell’Ucraina, dicono le agenzia di stampa russe. “La Russia è pronta a trattative con gli Usa e la Nato sui missili a medio e corto raggio e la trasparenza militare in Europa, ma solo se i colloqui includono le richieste di garanzie sulla sicurezza avanzate da Mosca”, ha detto ancora Putin. “Le sanzioni contro di noi saranno imposte comunque, indipendentemente dalla vera ragione. La pressione delle sanzioni è assolutamente illegittima e viola il diritto internazionale” ha affermato. Infine le parole apparentemente distensive, ma che aggiungono ulteriori inquietudini, durante la conferenza stampa con il leader bielorusso, Alexander Lukashenko: le esercitazioni militari russe sono “esclusivamente difensive” e “non rappresentano una minaccia per nessun altro Paese”, ha detto Vladimir Putin e ha insistito sul fatto che si tratta di “esercitazioni” che “erano state programmate”.
Queste esercitazioni delle forze missilistiche strategiche, annunciate per oggi, si svolgeranno con Lukashenko al fianco di Putin a seguire le manovre. E’ insomma e a tutti gli effetti guerra già di parole, con esibizioni militari sempre più muscolari sul campo. A proposito di parole, torniamo in Italia, colpiscono quelle di ieri del Super Tutto Premier Mario Draghi in conferenza stampa dopo il varo del decreto bollette e dopo le fibrillazioni che stanno caratterizzando la vita del Governo di disunità nazionale. “Avete visto che bravi ministri che ho? Ho un bellissimo governo … Vedo regolarmente i leader dei partiti, non devo fare uno sforzo particolare per vederli ora. Ci sono diversità di opinione, è successo. Ieri, quel che ho fatto è stato semplicemente ricordare il mandato del governo, creato dal Presidente della Repubblica per affrontare certe emergenze e conseguire certi risultati, Sono sicuro che riusciremo a conseguire questi risultati, come fatto finora, e conto sul Parlamento e sulle forze politiche”.
Molta ironia, sarcasmo direi e messaggi chiari e forti ai partiti che sostengono il Governo di disunità nazionale sulla ineluttabilità della collaborazione per andare avanti, anche se la profonda diversità dei vari attori e le sirene di quella che sarà una lunghissima campagna elettorale non lasciano presagire un futuro sereno e produttivo dell’esecutivo. In altri tempi, senza la pandemia, i gravi problemi economici e i venti di guerra, sarebbe già stata crisi aperta nonostante la personalità e il carisma di Draghi.
Chiudo con gli studenti scesi in piazza ieri in diverse città Italiane per protestare per la tragica morte dei due giovanissimi stagisti dell’alternanza scuola-lavoro Lorenzo Parrelli e Giuseppe Lenoci e per chiedere la modifica dell’esame di maturità. Sei carabinieri e un funzionario di polizia sono rimasti feriti negli scontri avvenuti all’Unione industriale di Torino, dove un gruppo di studenti ha cercato di forzare il cancello di ingresso. Tanti gli striscioni e i cartelli mostrati nelle manifestazioni, molti dei quali dedicati a Lorenzo e Giuseppe, i due studenti morti in provincia di Udine e nelle Marche durante uno stage. I fortissimi disagi della scuola e degli studenti, che ho ascoltato in varie interviste dal fronte della protesta sollevare questioni molto serie sulle dinamiche dell’alternanza scuola-lavoro e sulle nerissime prospettive occupazionali nel nostro Paese, credo debbano essere affrontate dal Governo tra le priorità. Penso che sia importante non solo la presenza a scuola, ma come si fa la scuola; ma questo e un vecchio problema irrisolto.
E’ tutto, buona giornata
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