#Tanomattinale 18 luglio 2021: tutto Coviddi, le Palme di Bellocchio e Julia
Amiche e amici del #Tanomattinale buona domenica di bello friscu, anche se la desiderata pioggia qui alle pendici dell’Etna stenta ad arrivare.
Senza notizie di cronaca fresche rilevanti, potrei prendermi un giorno di silenzioso riposo, ma preferisco restare con voi con un piccolo ragionamento che sembra di cazzeggio, ma è un poco serio, sul tema che riempie e tormenta le nostre vite e che continua ad allarmare, con una veloce e inquietante crescita dei contagi Delta, con le imminenti Olimpiadi di Tokyo che sembrano vacillare, con tanti altri segnali poco rassicuranti.Rispetto al Coviddi, SARS COV-2 e varianti varie e soprattutto vaccinazioni, mi sono fatto l’idea che il mondo è oggi diviso in cinque categorie, con il dovuto rispetto tanticchia come quelle di sciasciana memoria: 1) i bravi minchioni -amarissima autoironia, scusatemi – , di cui faccio parte, cioè quelli che si sono vaccinati e si vaccinano diligentemente e convintamente, che hanno completato il ciclo con le due dosi o si vogliono spicciare a farlo, dai più definiti coscienziosi e responsabili, protetti ma fino a un certo punto: l’ultima che ci hanno detto è che con le due dosi siamo al sicuro dalla malattia grave, ma rischiamo teoricamente e comunque di essere contagiati dalla mostruosa variante Delta.
Pensiamo di essere la maggioranza, in realtà rispetto all’intero mondo creato non lo siamo; 2) i “no vax”, quelli che non si vaccinano per loro convinzioni, pensieri e affari loro su cui non mi pronuncio, tutelati nella loro libera scelta della Costituzione che, in questa triste vicenda, tutela di fatto il diritto individuale più di quello collettivo alla salute. Ma questi sono discorsi troppo impegnativi e seri per una piccola mente come la mia. Curiosità: qualche tempo fa una persona no vax mi ha scritto su Facebook che, essendo un intellettuale di libero pensiero, era assurdo che io mi vaccinassi, era una grave forma di incoerenza.
Ho risposto che sono ben felice di non essere per niente un intellettuale e che, incoerentemente, preferisco la mia salute e quella di chi mi è vicino; 3) i “ni vax”, come sono stati brillantemente definiti, quelli che non sono a detta loro contro la vaccinazione, ma aspettano che il vaccino abbia il suo effetto sui minchioni, tutti quelli che ci siamo vaccinati come cavie di questi prodotti nuovi venuti fuori incredibilmente dalla ricerca in un solo anno, per decidere cosa fare. “Appoi si viri”, come dicono a Catania. Sarebbero solo in Italia due milioni e mezzo e sono quelli che, di fatto, condizionano pesantemente con le loro incertezze l’andamento della campagna vaccinale.
Un po’ come il toscanello nella politica; 4) quelle grandi, grandissime fette della popolazione mondiale, in Africa, Asia, nel cosiddetto terzo mondo, che il vaccino non l’hanno ancora visto manco da lontano perché se lo sono accaparrato quelli che hanno i soldi.
Dal punto di vista dei numeri, è evidente che fin quando andrà avanti questa situazione il maledetto virus resterà in circolo nel pianeta e noi ci potremo scordare il concetto di libertà di movimento perché in tanti posti non ci potrà andare, chissà per quanto tempo; 5) ci metto pure questa categoria mista, fatta da quelli che dalla lunga e inquietante permanenza del virus hanno qualcosa da guadagnare, in termini di piccioli, visibilità, consensi: virologi bravi o palloni gonfiati, esperti più o meno esperti, politici dalla dichiarazione facile, scooppisti in cerca di gloria, statistici della supercazzola, terroristi della notizia sconvolgente, imbroglionazzi di varia natura, tutta gente per la quale se il Coviddi continua c’è tanta trippa per i gatti.
Dulcis in fundo ci sono anche i decisori veri, a livello politico e sanitario, che al momento mi sembrano piuttosto confusi e troppo attenti agli equilibri geopolitici più che alla salute delle persone per decidere davvero, soprattutto facendo le scelte giuste.Ho finito con le mie insulse divagazioni sul tema, consapevole che mi farò qualche nemico in più, ma tanto sono vecchio e rimbambito e soprattutto sono niente “immiscato cu nuddu”. Voglio però chiudere con una bella notizia di cultura.
La Palma d’oro del 74/o festival del cinema di Cannes è il film “Titane” della regista francese Julia Ducournau. Accade 28 anni dopo la Palma a Lezioni di piano di Jane Campion, ed è la seconda nella storia del festival. L’annuncio è stato dato in anticipo dal presidente di giuria Spike Lee, che ha spiazzato tutti con la sua gaffe. Standing ovation per il grandissimo Marco Bellocchio alla serata finale del festival di Cannes. Una fantastica ovazione che ha emozionato il regista che ha ricacciato indietro le lacrime. “Non ho più nulla da dire, da aggiungere”, ha detto visibilmente commosso mentre Paolo Sorrentino accanto gli consegnava la Palma d’oro d’onore. Onore a un formidabile maestro del cinema.
E’ tutto, buona domenica.