Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno finalmente bello fresco, che fa venire il sorriso e un po’ di gioia di vivere, ogni tanto ci sta bene.
Avrei voluto cominciare con i guai della nostra Sicilia meravigliosa e maledetto, ma mi hanno molto colpito le parole, importanti e ancora una volta straordinarie per la semplicità e la forza con cui arrivane dirette al cuore, del nostro grande Papa Francesco. “Grazie a Dio e al lavoro di molti oggi abbiamo vaccini per proteggerci dal Covid-19. Questi danno la speranza di porre fine alla pandemia ma solo se sono disponibili per tutti e se collaboriamo gli uni con gli altri”. Così parla il Papa nel Videomessaggio ai popoli sulla campagna di vaccinazione contro il Covid-19.
“Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore – dice -. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Vaccinarci è un modo semplice ma profondo di promuovere il bene comune e di prenderci cura gli uni degli altri, specialmente dei più vulnerabili”.
Bene comune, atto d’amore, prendersi cura gli uni degli altri: sante e sagge parole, che sembrano replicare a quelle, a mio avviso agghiaccianti ed emblematiche, urlate da qualche irriducibile no vax ricoverato con il Coviddi nel reparto di terapia intensiva di un ospedale palermitano, come racconta su LiveSicilia il sempre bravissimo Robero Puglisi: “Preferisco morire di Covid che di vaccino!”.
Tra no vax e negazionisti a ogni costo; tra quelli che io definisco “appoi vax”, che rinviano sine die la temuta inoculazione in attesa di vedere come va a finire agli altri o che magari che schiatti qualcuno di noi che si è vaccinato; tra feste e festini senza regole, con centinaia di persone assembrate strette strette e senza mascherina, di ragazzi e adulti pure che “devono sfogarsi” strafottendesene del resto del mondo, la Sicilia è arrivata ieri a 1229 contagi, che sono circa lo 0,24 per cento, quasi un quarto, dei 5273 in tutta la nazione, con i parametri di sicurezza ospedalieri superati e ancora l’ultimo posto in Italia per numero di somministrazioni di vaccini.
E così la Sicilia, con pressoché certezza, da lunedì prossimo 23 agosto conquisterà in questa seconda estate dell’era epidemica del SARS-Cov 2 , dopo quelli per il caldo feroce e gli orrendi incendi, un altro triste primato: quello della prima regione italiana a tornare in fascia gialla, con le mascherine di nuovo obbligatorie all’aperto e altre restrizioni. Sono d’accordo con le parole dell’assessore alla salute Razza quando dice: “Le decisioni sono lo specchio della condizione obiettiva che si vive in un territorio e fare finta di nulla sarebbe inutile. Bisogna invece convincere chi non è ancora convinto, perché vaccinarsi e rispettare le regole di comportamento è la scelta più saggia che si possa compiere”. Giusto, se nel frattempo un suo collega di governo non esultasse per il boom turistico in Sicilia, che porta certamente piccioli e lavoro, ma forse anche qualche rischio in più di nuovi contagi del Coviddi. Forse la coerenza anche nella visione complessiva del problema sarebbe in questa fase così delicata e rischiosa molto più importante delle autocelebrazioni, ma ci vorrebbe tanta, tanta maturità.
E comunque, che ve le dico a fare queste cose ? C’è solo da sperare che dopo il giallo non arrivino presto l’arancione e poi il rosso: non lo vuole nessuno, di questo sono certo, ma continuando così, tra menefreghismo e impotenza, purtroppo rischiamo di arrivarci davvero.
Vi risparmio storie di talebani e di Agfghanistan, ve le stanno raccontando altri molto meglio di quanto possa fare io. Ci tornerò magari domani, ma vi dico subito che a me tutte queste buone intenzioni dei fascisti barbuti che odiano le donne non mi convincono per niente.
Chiudo con una nota di cronaca tristissima: quattro cadaveri in stato di decomposizione sono stati trovati in Sicilia nelle ultime ore, uno a Paternò e tre a Palermo, una madre e un figlio in via Cappuccini e un uomo allo Zen. Non si sa e non credo si saprà nulla di più, di certo sono morti tristissime, maturate in condizioni di drammatica solitudine, di persone che forse non volevano vedere più nessuno. Vittime di un tempo che sta uccidendo inesorabilmente anche la socialità e la voglia di stare insieme.
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