Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno.
Oggi apro – la considero una notizia importantissima – con lo stringato comunicato di ieri sera della Corte Costituzionale, che di fatto infligge un durissimo colpo alla battaglia per la legalizzazione dell’eutanasia in Italia, che dura da decenni. Eccolo: “La Corte costituzionale si è riunita oggi in camera di consiglio per discutere sull’ammissibilità del referendum denominato “Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)”. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, ingenerale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.
Per opportuna conoscenza o rimembranza, riporto qui il testo dell’articolo 579 del codice penale: “Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui [c.p. 50], è punito con la reclusione da sei a quindici anni [c.p. 20, 32]. Non si applicano le aggravanti indicate nell’articolo 61. Si applicano le disposizioni relative all’omicidio [c.p. 575, 576, 577] se il fatto è commesso: 1. contro una persona minore degli anni diciotto; 2. contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; 3. contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno”.
Brevissima considerazione linguistica, anzi semantica: quell’espressione “omicidio del consenziente”, brutale e arida nella sua semplificazione di storie piene di profonda sofferenza fisica e umana, fa davvero impressione, a me fa quasi schifo. Riporto le reazioni delle due campane diverse. “È una brutta notizia anche credo per la democrazia nel nostro Paese che ha mancato un’occasione di confronto su un tema sociale che poteva collegare la vita delle istituzioni. Sicuramente la battaglia per la legalizzazione dell’eutanasia non solo non termina ma sono fiducioso che la porteremo a compimento con successo magari con nuove disobbedienze civili e ricorsi”, ha detto al TG1 Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, leader delle battaglie per i diritti civili in Italia.”In attesa del deposito della sentenza, – scrive la presidenza della Cei, la Conferenza episcopale -prendiamo atto con favore di tale pronunciamento. E un invito ben preciso a non marginalizzare mai l’impegno della società, nel suo complesso, a offrire il sostegno necessario per superare o alleviare la situazione di sofferenza o disagio”. Recenti le parole di papa Francesco, durante l’udienza di mercoledì 9 febbraio: “‘La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”.
Crisi Ucraina, oggi è il giorno dell’ora X, quel 16 febbraio individuato dagli spioni della CIA come probabile per l’attacco russo su larga scala e proclamato dal presidente ucraino Zelensky giornata dell’unità nazionale. Dalle parole più recenti dei due protagonisti principali, lo zar Vladimiro Putin e il vecchio zio Joe Biden, sembra proprio che il braccio di ferro stia continuando, tra messaggi di distensione e altri di minaccia. Non c’è ancora da stare tranquilli, insomma. Ha detto il presidente della Russia Putin nella conferenza stampa a Mosca con il cancelliere tedesco Olaf Scholz,: “La Russia non vuole una guerra, per questa ragione abbiamo avanzato una proposta di un processo negoziale ma purtroppo non abbiamo avuto una risposta oggettiva e costruttiva”. E ha ribadito: “Noi aspiriamo a metterci d’accordo con i nostri partner per via diplomatica” e da questo dipenderà evolversi della situazione, “non dipende solo da noi”. “Noi siamo disposti a discutere delle questioni, ma sempre tenuto conto degli aspetti che sono fondati”, ha aggiunto, ricordando le principali richieste della Russia, cioè il no all’allargamento della Nato, il ritorno allo schieramento del blocco al 1997 e il non dispiegamento di sistemi offensivi vicino alla Russia. Ha di fatto replicato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel suo discorso alla Casa Bianca: “Se la Russia attaccherà sarà una guerra senza ragione, il costo umano per l’Ucraina sarà immenso.
E anche il costo strategico per la Russia sarà immenso. Il mondo non dimenticherà che la Russia ha causato morte e distruzione senza senso”. “Invadere l’Ucraina sarà come ferirsi da sola – ha detto ancora parlando della Russia – gli Usa e i nostri alleati risponderanno in modo deciso ed unito”. Gli Stati Uniti non “hanno ancora verificato” se la Russia abbia avviato il ritiro delle truppe dal confine. “L’invasione dell’Ucraina rimane una possibilità distinta”. Ma anche i messaggi distensivi: “Siamo desiderosi di negoziare accordi scritti con la Russia”, di proporre “nuove misure sul controllo degli armamenti e sulla trasparenza”. Alla diplomazia deve essere data “ogni possibilità di avere successo”. “Non vogliamo destabilizzare la Russia”, ha assicurato, tendendo la mano a Putin. “Il ministro della Difesa russo oggi ha riportato che alcune unità militari hanno lasciato le loro posizioni nei pressi dell’Ucraina, questo sarebbe una cosa buona ma non l’abbiamo ancora verificata – ha detto ancora Biden – non abbiamo ancora verificato che le unità russe stanno tornando nelle loro basi, invece i nostri analisti indicano che rimangono ancora in una posizione di minaccia. E il fatto che rimane in questo momento è che la Russia abbia oltre 150mila truppe intorno all’Ucraina e l’invasione rimane una distinta possibilità”. C’è da stare ancora con il fiato sospeso, anche se non si capisce bene a chi possa giovare, a parte le lobbies delle industrie belliche, l’inizio di un conflitto dalle conseguenze imprevedibili. Cronaca, continua con grande costanza e determinazione l’offensiva delle forze dell’ordine nel Catanese contro i trafficanti di droga, venditori di morte.
Con un flash delle 6,26, l’ANSA ci informa che i Carabinieri del Comando provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Caltagirone, nei confronti di 15 persone indagate per spaccio di sostanze stupefacenti nell’ambito dell’inchiesta denominata ‘Family’s affairs’. Secondo l’accusa gli indagati acquistavano la droga a Catania, nei quartieri di Librino e di San Giovanni Galermo, per rifornire di cocaina e marijuana alcune ‘piazze di spaccio’ in provincia, tra Ramacca e Palagonia.
Ieri l’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e denominata ‘Third family’, ha portato all’arresto di 21 persone, disarticolando un gruppo criminale che operava ad Adrano e nei comuni limitrofi, accusato di associazione mafiosa, tentato omicidio, traffico di droga, detenzione di armi, tentata rapina aggravata e tentata estorsione. L’organizzazione era capeggiata da Cristian Lo Cicero ed era collegata alla famiglia mafiosa Mazzei di Catania.
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