Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno.
“Sono orgogliosa di questa medaglia, non era affatto scontata dopo l’infortunio di tre settimane fa a Cortina. In gara ho avuto buone sensazioni, nella parte centrale credo di aver preso un po’ di vento. Sotto ho perso tutto, i piani non sono il mio forte, ma sono comunque contenta. Se nei giorni scorsi mi avessero detto che avrei fatto argento, avrei firmato … Ho fatto una bellissima gara, sentivo che ero veloce, sentivo gli sci. Ho dato tutto, non è stato facile essere qui dopo l’infortunio a Cortina. Se nei giorni mi avessero detto che avrei vinto un argento, avrei firmato. Sono felice e orgogliosa di me stessa”.Oggi cominciamo con il dolce, anzi dolcissimo. Con queste parole della fantastica, qualcuno la definisce incredibile Sofia Goggia dopo sua impresa davvero straordinaria alle Olimpiadi di Pechino: all’alba di oggi, a soli 23 giorni dall’infortunio al ginocchio, l’azzurra dello sci campionessa olimpica in carica ha vinto la medaglia d’argento nella discesa libera di Pechino alle spalle di Corinne Suter, campionessa mondiale e in realtà ha sfiorato un oro che sarebbe stato leggendario. Per la bergamasca il tempo di 1’32″03, a 16 centesimi della vincitrice (1’31″87). Grande la prova della svizzera, capace di recuperare oltre 40 centesimi nell’ultimo segmento.
Alla fine arriva la medaglia di bronzo per l’altra italiana Nadia Delago, in 1’32″48, abbracciata dalla sorella Nicol (undicesima) sul traguardo. Fuori dalle prime tre Elena Curtoni: l’atleta valtellinese è scesa con il pettorale numero 1 e ha fatto una gara quasi perfetta, specialmente nella seconda parte del tracciato, chiudendo con il tempo di 1’32″87: a lungo in testa, alla fine è quinta, superata anche dalla tedesca Kira Wiedle. “E’ il giorno più bello della mia carriera – ha detto Nadia Delago -. Sono veramente felicissima, devo ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato a vincere questa medaglia. Sognavo di partecipare all’Olimpiade, vincere una medaglia mi sembrava una cosa lontana. Sono molto grata e felice”. Dunque gran doppietta italiana, ma anche grande prova di squadra.
Dopo il dolce l’amaro, anzi l’amarissimo. Uno studente di 16 anni, Giuseppe Lenoci, ancora uno stagista dell’alternanza scuola-lavoro, è morto in un incidente stradale: il furgone sul quale viaggiava, guidato da un operaio di una ditta di termoidraulica presso la quale il ragazzo svolgeva lo stage, si è schiantato frontalmente contro un albero ed è stato praticamente tagliato a metà. L’incidente è avvenuto a Serra dè Conti in provincia di Ancona. Per cause non ancora accertate, il Ford Transit è finito fuori strada e ad avere la peggio è stato lo studente che è morto sul colpo. L’urto è stato violentissimo, l’uomo che era alla guida è stato sbalzato fuori dal furgone ed è stato ricoverato all’ospedale regionale di Torrette in gravi condizioni. Giuseppe era iscritto al corso triennale presso il centro di formazione professionale ‘Artigianelli’ di Fermo e, da quanto si è appreso, stava svolgendo un percorso di alternanza scuola-lavoro in termodinamica. Era in stage da gennaio, regolarmente inquadrato e assicurato dalla ditta fermana presso la quale stava completando il suo percorso professionale. Durissima, giustamente, la nota dell’Unione degli studenti: “Dopo tre settimane dall’omicidio di Lorenzo Parelli un altro ragazzo è morto durante uno stage, questa volta di sedici anni. Il ragazzo era passeggero su un autocarro che si è schiantato contro un albero, stava studiando in un centro di formazione professionale in regione e stava svolgendo un periodo di stage curriculare nel campo della termo idraulica”. “Questa morte si aggiunge a una lunga lista di morti sul lavoro e all’interno delle scuole – commenta Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell’Unione – morti causati da un sistema malato, volto solamente al profitto. Esprimiamo solidarietà e vicinanza alla famiglia, i compagni di scuola e gli amici del ragazzo. Vogliamo sicurezza dentro e fuori le scuole, vogliamo che l’alternanza scuola-lavoro e gli stage vadano aboliti a favore dell’istruzione integrata che metta in critica il sistema produttivo attuale per costruire dai luoghi della formazione un modello diverso di società”.
Parole totalmente condivisibili, insieme all’omaggio commosso al povero Giuseppe e all’abbraccio virtuale ai familiari del ragazzo. Ucraina, arriva qualche segnale di speranza. Il presidente Vladimir Putin è “disponibile a negoziare”. Lo ha detto ieri sera il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov alla Cnn, al termine di una giornata molto intensa e piena di segnali contradditori, iniziata con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che riferiva di aver detto a Putin che esistono “chance” per un dialogo diplomatico con l’Occidente. “Prima di tutto – ha il portavoce Peskov – Putin ha sempre chiesto negoziati e diplomazia. Ed è stato lui ad aver avviato la questione delle garanzie di sicurezza per la Federazione russa. L’Ucraina è solo una parte del problema, è una parte del più grande problema delle garanzie di sicurezza per la Russia e naturalmente il presidente Putin è disponibile a negoziare”. Nelle stesse ore, parole di tono totalmente opposto dalla vice portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre. “Siamo in una fase in cui un’invasione potrebbe iniziare in qualsiasi momento”, ha detto, ribadendo che “il percorso della diplomazia resta disponibile…ma abbiamo chiare le prospettive sul terreno”, con oltre 100mila soldati russi ammassati ai confini ucraini. E poi c’è il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha dichiarato domani 16 febbraio, secondo l’intelligence USA l’ora X per l’invasione, Giorno dell’Unità Nazionale: “Ci è stato detto che il 16 febbraio sarà il giorno dell’attacco (da parte della Russia, ndr). Noi lo dichiariamo, dunque, Giorno dell’Unità. “Ho già firmato il decreto”, ha spiegato Zelensky aggiungendo che “quel giorno innalzeremo la bandiera nazionale e dimostreremo la nostra unità al mondo”. E intanto continua la frenetica attività diplomatica di vari Paesi europei per tentare di disinnescare la crisi.
Cronaca. Flash Ansa ore 8,30. Stanotte operazione antimafia della polizia a Catania, denominata “Third Family”, contro un gruppo criminale accusato di associazione mafiosa, tentato omicidio, traffico di droga, detenzione di armi, tentata rapina aggravata e tentata estorsione. L’indagine è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. Più tardi i dettagli in una conferenza stampa. E poi i due omicidi di ieri . E’ stato ucciso ieri mattina in strada con diversi colpi d’arma da fuoco il 47enne Paolo Corelli, ad Acilia, nel quadrante sud di Roma, mentre usciva di casa. Quando le pattuglie sono arrivate hanno trovato il corpo dell’uomo crivellato di colpi e una donna in lacrime. Era la ex compagna di Corelli che lo stava aspettando in strada per accompagnarlo a lavoro. La strada è stata chiusa, e i testimoni sulla via hanno raccontato che chi ha sparato, a quanto sembra un solo killer, è scappato a piedi. In corso le indagini dei carabinieri, non si esclude nessuna pista per risalire ai responsabili dell’agguato. E ancora un altro omicidio ieri sera a Nuoro, in via Romano Ruiu. La vittima, raggiunta da un paio di colpi di arma da fuoco, è il 42enne Luca Virde di Silanus (Nuoro). Inutili i soccorsi del personale del 118 che, giunto sul posto, nulla ha potuto per salvare la vita al 42enne: l’uomo era già morto.
Credo sia giusto ricordare che oggi, 15 febbraio, scatta l’obbligo del Green pass rafforzato – o Super green pass – per tutti i lavoratori over 50. Tutti i dipendenti, pubblici e privati, dovranno esibire la certificazione verde, da vaccino o guarigione, per accedere ai luoghi di lavoro. L’obbligo non sussiste in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale o dal medico vaccinatore, nel rispetto delle circolari del Ministero della salute in materia di esenzione dalla vaccinazione anti SARS-CoV-2; in tali casi la vaccinazione può essere omessa o differita. L’avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale, comprovata dalla notifica effettuata dal medico curante, determina il differimento della vaccinazione. Per i lavoratori pubblici e privati e i liberi professionisti non vaccinati è prevista una sanzione da 600 a 1.500 euro nel caso di accesso ai luoghi di lavoro in violazione dell’obbligo. I lavoratori ultra-cinquantenni che dal 15 febbraio 2022 saranno sprovvisti di Green Pass rafforzato al momento dell’accesso al luogo di lavoro saranno considerati assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro ma senza diritto alla retribuzione né altro compenso o emolumento.
Per oggi è tutto.
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