Amiche e amici del #Tanomattinale buon lunedì.
Guerra Russia-Ucraina, giorno 19. Apro con una notizia che per ovvie ragioni mi ha particolarmente turbato. Apro così oggi la mia rubrichetta, per rendere onore a un reporter, un mio collega, ucciso mentre cercava di raccontare questa schifosa guerra. E per onorare, come lui, tutti i giornalisti che hanno perso e perdono la vita sui fronti delle altrettanto schifosissime guerre che sporcano il mondo di sangue innocente. Riporto la notizia traducendo dall’inglese il post su Facebook di Ukrinform, l’agenzia di stampa nazionale ucraina: “Oggi Brent Renaud, 51 anni, cittadino americano e giornalista del New York Times, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco dai militari russi nella città di Irpin. La dichiarazione pertinente è stata fatta da Andrii Niebytov, il capo della polizia nazionale nella regione di Kiev, sulla sua pagina Facebook, riporta un corrispondente di Ukrinform. Nelle sue parole, gli occupanti russi sparano cinicamente anche ai giornalisti stranieri, che stanno tentando di dire la verità sulle atrocità delle truppe russe in Ucraina.
“Un altro giornalista è stato ferito (Juan Arredond stavano filmando i profughi in fuga da Irpin quando sono stati sorpresi da colpi di arma da fuoco a un checkpoint, n.d,r,). Ora stiamo cercando di portare i feriti fuori dalla zona di combattimento”, ha osservato Niebytov. Secondo Niebytov, Brent Renaud ha pagato con la vita per aver cercato di delineare l’insidiosità, la crudeltà e la spietatezza dello stato aggressore”. “Siamo profondamente rattristati dalla morte di Brent Renaud. Brent era un fotografo e un regista di talento che negli anni passati aveva collaborato con noi”, ha scritto il New York Times in un comunicato dopo l’uccisione di Renaud a Irpin.
“Anche se aveva collaborato con il Nyt in passato (più recentemente nel 2015) non si trovava in missione in Ucraina per il quotidiano. Le prime informazioni riferiscono che lavorava per noi perché è stato trovato con il tesserino del giornale che gli era stato dato per una missione anni fa”, si legge ancora nella nota. Brent Renaud, documentarista e fotografo, era nato il 2 ottobre 1971 nel Tennessee, aveva iniziato la sua carriera occupandosi degli attacchi terroristici dell’11 settembre a New York e la successiva guerra in Afghanistan. Per il New York Times, ha seguito il terremoto di Haiti, la guerra alla droga in Messico e ha prodotto la serie TV “Off to War”, su un’unità della Guardia Nazionale dispiegata in Iraq. Brent ha diretto più di una dozzina di progetti televisivi e cinematografici, tra cui il documentario sull’eroina della HBO “Dope Sick Love” e la serie TV vincitrice del premio Peabody “Last Chance High”.
La guerra va dunque avanti con vittime e atrocità. Un raid russo ha colpito una scuola a Mykolaiv, a circa 100 km a est di Odessa. Lo ha reso noto il governatore regionale, Vitaly Kim, spiegando che al momento i soccorritori stanno scavando tra le macerie. Contro una base militare di Yavoriv vicino a Leopoli c’è stato un attacco missilistico: era il Centro internazionale per la pace e la sicurezza, si trova nel distretto di Yavoriv, a circa 30 km a nord-ovest di Leopoli, ed è un campo di addestramento militare a 25 chilometri dalla Polonia, il che accresce fortemente i rischi che il conflitto possa allargarsi molto pericolosamente. I russi avrebbero lanciato 8 missili. Almeno 35 i morti e 134 i feriti. La “priorità ora è impedire un ulteriore aumento della tensione o che la situazione in Ucraina vada fuori controllo”. Così l’ambasciata cinese a Washington ha risposto alla Reuters, che chiedeva un commento sulle rivelazioni del Financial Times, secondo le quali la Russia ha chiesto alla Cina assistenza militare per la guerra in corso. Intanto secondo l’ultimo bilancio aggiornato dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, pubblicato ieri, almeno 596 civili ucraini sono morti e 1.067 sono rimasti feriti a causa dell’invasione russa dell’Ucraina dall’inizio del conflitto. I morti sono stati identificati in 124 uomini, 85 donne, dieci ragazzi e sei ragazze, oltre a 27 bambini e 344 adulti in attesa di identificazione. I feriti sono stati identificati in 97 uomini, 69 donne, 14 ragazze e quattro ragazzi, oltre a 39 bambini e 844 adulti in attesa di identificazione.
Ma sembrano francamente e purtroppo cifre riduttive. Ma si intravede anche qualche spiraglio per il dialogo, che oggi riprende in videoconferenza tra le due delegazioni. Traduco integralmente questa notizia dall’agenzia Interfax: “Un incontro tra i presidenti ucraino e russo potrebbe aver luogo già nel prossimo futuro, con la parte ucraina che farà tutto il possibile per realizzarlo prima possibile”, ha affermato il consigliere del capo dell’ufficio del presidente ucraino Mykhailo Podolyak. “Penso che non ci vorrà molto per realizzarlo. Non sono pronto a dire che questo incontro potrebbe aver luogo nel prossimo futuro. Un giorno, due, tre, no. Ci vorrà ancora del tempo, ma cercheremo di realizzarlo il prima possibile”, ha detto Podolyak.
L’Ucraina sta continuando a cercare una sede per tenere colloqui tra i leader ucraini e russi in termini di garanzie di sicurezza e per elaborare un pacchetto di accordi che terranno conto esclusivamente di posizioni importanti per l’Ucraina, ha affermato. “Quando saranno elaborati, concordati provvisoriamente, i presidenti potranno incontrarsi ed elaborare già le disposizioni finali del trattato di pace”, ha affermato Podolyak. Allo stesso tempo, ha affermato che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non firmerà alcun trattato di pace inefficace e non redditizio per l’Ucraina e la parte russa ha già espresso la propria disponibilità a un incontro diretto tra i due presidenti. In precedenza, il presidente ucraino Zelensky ha chiamato Israele come possibile sede per un incontro con il presidente russo Vladimir Putin per porre fine alla guerra, aggiungendo di considerare positivamente il ruolo di mediazione del primo ministro israeliano Naftali Bennett nella risoluzione delle questioni di pace tra Ucraina e Russia”. Una qualche conferma arriva anche da parte russa.
“I progressi nei colloqui tra Russia e Ucraina possono sfociare in una posizione comune”, così titola la Tass, la storica agenzia di stampa ufficiale russa questa notizia: “Un membro della delegazione russa ai negoziati con l’Ucraina, il presidente del comitato per gli affari internazionali della Duma di Stato Leonid Slutsky, ha affermato che i negoziati tra Mosca e Kiev potrebbero trasformarsi in una posizione comune e documenti ancora da firmare. “Se confrontiamo le posizioni delle due delegazioni ai colloqui all’inizio e oggi, vedremo notevoli progressi. Sono lieto di ribadire che, secondo le mie aspettative personali, questi progressi potrebbero trasformarsi in una posizione comune entro pochi giorni e alcuni documenti da firmare”, ha detto Slutsky all’emittente televisiva RT in un’intervista. Slutsky ritiene che la firma di alcuni documenti sia di estrema importanza.
“Ciò aiuterà ad allentare le tensioni nel corso dell’operazione militare e, naturalmente, a salvare molte persone la cui vita è a rischio durante l’operazione militare e che vengono usate dai neonazisti come scudo umano ogni volta che anziani, donne e i bambini cercano di usare i corridoi umanitari”, ha detto”.
Chiudo con un lutto per il mondo dello spettacolo e della cultura. E’ morto a 71 anni, “serenamente in famiglia, per cause naturali”, ha annunciato uno dei suoi figli, William Hurt, grande attore vincitore dell’Oscar nel 1986 per ”Il bacio della donna ragno”. Era stato candidato di nuovo alla statuetta nel 1987 per il bellissimo “Figli di un dio minore” di Randa Haines, nel 1988 per Dentro la notizia di James L. Brooks e nel 2006 per A History of violence di David Cronenberg.
(le foto dal web)
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