Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno, per me triste giorno.
“Palermo perde una donna straordinaria, un punto di riferimento. Letizia Battaglia era un simbolo internazionalmente riconosciuto nel mondo dell’arte, una bandiera nel cammino di liberazione della città di Palermo dal governo della mafia”. Sottoscrivo ciascuno di queste tristi parole pronunciate ieri sera dal sindaco ancora per poco della mia città, Leoluca Orlando, quando si è appresa la notizia della scomparsa, a 87 anni, di una vera e propria icona nel mondo della fotografia e della lotta alla mafia. E voglio scrivere qui quello che sgorga dalla mia anima.La mia notte è stata triste e piena di ricordi. Di tempi belli della mia vita, degli anni de L’Ora, della mia grande avventura professionale a Palermo. Dove lei fu un personaggio di riferimento e una stella di prima grandezza. Regina e fuoriclasse della macchina fotografica. E’ davvero triste l’addio alla carissima Letizia, donna straordinaria, grande Maestra. Battaglia di nome e di fatto, per tutta la vita, cera guerriera, per le lotte che ha condotto per legalità e la giustizia.
Vivrà sempre dentro di me, con le sue memorabili foto, con tutto quello che mi ha, che ci ha insegnato con i tuoi scatti e con la tua anima. E’ stata una magnifica artista e un grande nemica della mafia: le sue foto piene di verità crudele hanno raccontato al mondo più e meglio di ogni parole l’orrore e la brutalità degli uomini di Cosa Nostra. Sul mio profilo Facebook ho voluto ricordare l’immensa #LetiziaBattaglia e onorare la sua memoria con le foto della sua meravigliosa mostra ai #CantieriCulturali della #Zisa a #Palermo, che visitai la prima volta sei anni fa. In quegli scatti c’è lei con tutta la sua infinita bravura e fiuto di fotoreporter e artista della foto, capace di cogliere con la sua macchina e la sua sensibilità aspetti della morte e della vita che hanno saputo raccontarci, lo faranno in eterno, la morte e la vita in tutti i loro aspetti.
Non solo la mafia e i suoi orrori, che come ho scritto l’hanno reso celebre nel mondo. Ho avuto la fortuna, l’onore e il privilegio, come ho raccontato appena due giorni fa ai ragazzi di una scuola di Nicolosi, di lavorare insieme a #Letizia negli anni straordinari de L’Ora in tante occasioni e situazioni di morte e di vita. E ho sempre detto a chi me lo chiedeva, con l’orgoglio sempre grande di appartenenza a quel giornale, che la signora #Battaglia e il suo modo di lavorare sul campo sono stati per me grande e fondamentale insegnamento di giornalismo. Oggi che non c’è più, sento dunque sinceramente e profondamente di ringraziarla dal profondo del cuore per quella che lascia nella mia anima e nella mia professione e, credo di poterlo dire, in tanti di noi giornalisti che abbiamo avuto la fortuna di crescere alla scuola de L’Ora. Onore per sempre a #LetiziaBattaglia e a tutto quello che ci hai lasciato.
Guerra Russia-Ucraina, giorno 50. Mentre e come sempre sono totalmente diverse le notizie su quello che è accaduto all’ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero Moskvsa (il Ministero della Difesa russa dice che l’incrociatore missilistico è stato gravemente danneggiato dall’esplosione delle munizioni a bordo e l’equipaggio era stato evacuato, un funzionario ucraino in precedenza aveva affermato che la Moskva era stata colpita da due missili) e mentre infuria la battaglia nella Mariupol disperata, sono altre donne oggi a prendersi la scena nel mio mattinale e nella cronaca insieme alla infinita Letizia. Girano da ieri su giornali, siti e social le inquietanti immagini che arrivano da Vyborg, una cittadina finlandese di circa 80mila abitanti a Nord di San Pietroburgo, uno degli ultimi agglomerati urbani prima di arrivare al confine tra la Russia e la Finlandia.
Lì, sull’autostrada che porta verso Helsinki, sono stati fotografati alcuni mezzi militari inviati da Mosca, con intenti evidentemente e platealmente intimidatori. Anche alla luce di questi nuovi sviluppi e delle precedenti minacce russe ai confinanti, Sanna Marin e Magdalena Andersson, premier rispettivamente di Finlandia e Svezia, hanno discusso in un faccia a faccia il possibile ingresso nella NATO dei due Paesi scandinavi, finora neutrali. Marin ne ha dibattuto anche nel suo Parlamento. “Non possiamo dare una tempistica della decisione” afferma Marin, ma “parliamo di settimane, non di mesi”. Marin sarebbe lieta che contestualmente anche la Svezia si candidasse e ha dichiarato che ”Sarebbe una buona cosa se adottassimo scelte simili” la sua omologa svedese ha ribattuto che farà le sue valutazioni approfondite e rapide. Secondo i media svedesi una richiesta potrebbe arrivare per il summit di Madrid a fine giugno. Vedremo.E poi ci sono Irina e Albina, ucraina e russa. Sono due amiche: lavorano insieme nella corsia dell’ospedale al Campus biomedico di Roma, al Centro di cure palliative. Insieme, come racconta l’ANSA, alleviano lee sofferenze di persone che spesso non possono essere guarite ma solo curate con amore e attenzione fino alla fine. E le due amiche lo hanno fatto, sempre insieme, in questi duri mesi del Covid.
Ma poi è arrivata la guerra: Irina è un’infermiera ucraina, Albina una specializzanda russa. Racconta Irina: “Quando ci siamo incontrate poco dopo l’inizio della guerra, Albina è venuta nel reparto. Io ero di turno. È bastato il nostro sguardo: i nostri occhi si sono riempiti di lacrime e Albina ha cominciato a chiedermi scusa. Si sentiva in colpa e mi chiedeva scusa. Io la rassicuravo che lei non c’entrava niente in tutto questo”.Porteranno insieme la croce, in silenzio e preghiera, domani sera nel Venerdì Santo al Colosseo nella celebrazione presieduta dal Papa, è stata allora una decisione naturale perché, spiegano le due donne, “questa guerra ci ha unito di più”.
Sono state scelte proprio per il messaggio di amicizia testimoniato in un servizio del Tg1 nei primi giorni della guerra. Poi le polemiche di queste ore, con l’ambasciata ucraina presso la Santa Sede che ha chiesto al Vaticano di ripensare la scelta, per fortuna io dico confermata.Le due amiche sono state proiettate in una situazione più grande di loro, in scenari geopolitici lontani dalla loro semplice quotidianità, spezzata dal conflitto tra i loro Paesi con popoli fratelli. Le due donne saranno domani sera al Colosseo, con la croce in mano, in silenzio. “Insieme si potrebbe fare tanto. L’umanità si deve unire insieme per cercare di trovare la pace e una soluzione a tutto quello che sta accadendo”, dice Irina ai media vaticani.Sullo sfondo sempre la guerra brutale, il business delle armi, l’escalation che rischia di diventare incontrollabile.
“Mentre la Russia si prepara a intensificare il suo attacco nella regione del Donbass, gli Stati Uniti continueranno a fornire all’Ucraina le capacità per difendersi” ha assicurato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel colloquio telefonico con il presidente ucraino Zelensky, spiegando che il nuovo pacchetto di assistenza militare concordato “conterrà molti dei sistemi di armi altamente efficaci che abbiamo già fornito e nuove capacità adattate al più ampio assalto che ci aspettiamo che la Russia lanci nell’Ucraina orientale. Queste nuove capacità includono sistemi di artiglieria, proiettili di artiglieria e veicoli corazzati per il personale. Ho anche approvato il trasferimento di altri elicotteri. Inoltre, continuiamo a facilitare il trasferimento di capacità significative dai nostri alleati e partner in tutto il mondo.
Il flusso costante di armi che gli Stati Uniti e i loro alleati e partner hanno fornito all’Ucraina è stato critico per sostenere la sua lotta contro l’invasione da parte della Russia”, ha detto Biden, dopo aver parlato al telefono con Zelensky. “Ha contribuito a garantire che Putin fallisse in quello che era l’obiettivo iniziale della guerra, vale a dire conquistare e controllare l’Ucraina. Ora non possiamo fermarci. Come ho garantito al presidente Zelensky, gli americani rimarranno al fianco degli ucraini coraggiosi nella loro lotta per la libertà”. Ma i russi hanno parlato chiaro: considerano obiettivi legittimi delle loro forze armate i convogli militari anche della NATO che porteranno armi agli ucraini.
Il rischio dell’incidente dalle conseguenze sconvolgenti e irreversibili è molto alto.Ultima notizia. Frank James, il 62enne afroamericano autore della sparatoria nella metropolitana, è stato arrestato dopo una caccia all’uomo durata più di 24 ore e che ha impegnato migliaia di poliziotti. L’hanno preso a Manhattan, mentre camminava per le strade dell’East Village come se nulla fosse. Due agenti, secondo una prima ricostruzione, lo avrebbero riconosciuto fermandolo senza che James opponesse alcuna resistenza. E’ accusato di terrorismo e rischia di passare il resto della sua vita in carcere.
E’ tutto per oggi, buona giornata. (le foto dal web)
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