Tanomattinale

#Tanomattinale 13 febbraio 2022: Ucraina, tra Biden e Putin il telefono rosso è bollente, ma la guerra è freddissima; avviso ai naviganti, la pandemia non è finita

Amiche e amici del #Tanomattinale buona domenica, rieccomi.

Quando ero ragazzo e seguivo con trepidazione, in periodo di piena “guerra fredda” le complesse e delicate vicende della politica internazionale incentrate sul permanente e muscolare confronto tra i due blocchi contrapposti del mondo, controllati dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica, USA e URSS, era una leggenda e contemporaneamente un incubo il cosiddetto “telefono rosso”, del quale probabilmente molti ragazzi di oggi non hanno mai sentito parlare.Ricorro alla sempre preziosa, chiara e sbrigativa Wikipedia per spiegare cos’è. La linea rossa (in inglese red telephone oppure Moscow-Washington hotline) è una linea diretta di telecomunicazione che collega gli Stati Uniti e la Russia (fino al 1991 l’enorme Unione Sovietica insieme con i Paesi confinanti).

La linea venne installata nel 1963, come conseguenza della spaventosa crisi della Baia dei Porci a Cuba che portò a un passo dalla Terza Guerra Mondiale, fra il Cremlino, sede del governo sovietico a Mosca, e il Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti a Washington. La linea originaria fu creata dalla Harris Corporation e malgrado il soprannome molto suggestivo di “telefono rosso”, collegava due telescriventi, successivamente rimpiazzate con dei fax nel 1988 e con una linea dati per computer nel 2008. Questa importantissima linea di comunicazione doveva evitare il rischio di una guerra atomica per errore. La linea rossa fu attivata durante la guerra fredda il 30 agosto 1963 ed i messaggi trasmessi venivano criptati.Questa lunga premessa per dire che il telefono rosso è stato ed è un grande protagonista di queste concitatissime e pericolosissime ore della crisi tra Ucraina e Russia che sembra arrivata a un punto talmente di non ritorno da fare pensare, da fare scrivere ai giornali e ai siti di tutto il mondo, da riempire le tv su una guerra nel cuore dell’Europa devastante e dagli sviluppi imprevedibili che sembra molto vicina. Ma è così davvero? Chi la vuole veramente, oltre alle industrie belliche che in certe situazioni si fregano le mani?Biden, inaspettatamente bellicoso se non guerrafondaio e Vladimiro Putin, che sembra uno che vuole avere sempre ragione, ieri si sono parlati a lungo e mi hanno fatto pensare al telefono rosso, ma pare che non abbiano concluso granché.

C’è una nota della Casa Bianca che non promette nulla di buono: “Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha parlato con il presidente della Russia, Vladimir Putin, a proposito della crescente escalation militare sui confini dell’Ucraina. Biden è stato chiaro che, se la Russia continuerà nei suoi piani di invasione dell’Ucraina, gli Stati Uniti, insieme ai propri alleati e partner, risponderanno in maniera decisa e imporranno rapidi e severi costi alla Russia. Il presidente Biden ha ribadito che un’invasione della Russia in Ucraina produrrebbe una grande sofferenza umana e minerebbe lo standing della Russia. Il presidente Biden è stato chiaro con il presidente Putin che mentre gli Stati Uniti rimangono pronti a un’azione diplomatica, in pieno coordinamento con i propri alleati e partner, sono allo stesso modo preparati ad altri scenari”.

Parole che non lasciano spazio ad interpretazioni ambigue. Poi c’è Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca a Washington, che ha detto ai giornalisti che un attacco da parte degli oltre 100.000 soldati russi, attualmente sistemati vicino all’Ucraina, “potrebbe verificarsi da un giorno all’altro” e ha chiarito che gli Stati Uniti si stanno preparando al peggio, compreso un “rapido assalto” alla capitale Kiev. “Se un attacco russo all’Ucraina procede, è probabile che inizi con bombardamenti aerei e attacchi missilistici che potrebbero ovviamente uccidere i civili”, ha aggiunto. “Qualsiasi americano in Ucraina dovrebbe partire il prima possibile e comunque nelle prossime 24-48 ore”, stesso invito rivolto in Italia dl ministro degli esteri Di Maio agli italiani in Ucraina.

Sullivan ha parlato dopo che il presidente Joe Biden e sei leader europei, i capi della Nato e dell’Unione Europea, hanno tenuto colloqui sulla peggiore crisi tra Occidente e Russia dalla fine della Guerra Fredda.Dall’altra parte Yuri Ouchakov, consigliere diplomatico di Putin, in una conferenza stampa dopo la telefonata tra i due presidenti ha affermato che “l’isteria (americana, ndr) ha raggiunto il culmine”. I due leader, ha aggiunto Ouchakov, “hanno convenuto di proseguire i contatti a tutti i livelli”. Ouchakov ha aggiunto che sono stati gli americani a voler anticipare a sabato la telefonata fra i due presidenti, inizialmente prevista per lunedì. “Questi ultimi giorni e queste ultime ore la situazione è stata portata a livelli assurdi”, ha continuato, sottolineando che “gli americani hanno addirittura annunciato la data dell’invasione russa. Non capiamo che informazioni false sulle nostre intenzioni vengano trasmesse ai media”, ha concluso il consigliere diplomatico. E poi ci sono i diretti interessati.

L’Ucraina resta impegnata per una soluzione diplomatica della crisi con la Russia, ma ”siamo pronti a tutto”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dichiarandosi impegnato con i partner internazionali per evitare un conflitto, ”ma ci possono essere sorprese in qualsiasi momento”. Il governo ucraino, ha proseguito, “è consapevole dei rischi di un’escalation della situazione da parte della Federazione Russa, si prepara a eventuali sviluppi ed è in contatto continuo con i partner internazionali per risolvere il conflitto con mezzi politici e diplomatici”. Stamattina ho ascoltato alcune interviste con italiani a Kiev, che hanno testimoniato di un clima nella capitale dell’Ucraina non così teso come racconta la stampa mondiale, anche se le esercitazioni militari per terra e per mare e le dimostrazioni di potenza della Russia, ma anche le azioni di controllo dell’intelligente e dei sommergibili Usa e Nato si moltiplicano e l’Unione Europea sembra un pupazzo inerme. Non so davvero se siamo a un passo dal baratro o se si tratti di isteria provocatoria americana, come dicono al Cremlino.

La mia idea personale è che ci siano torti e ragioni da entrambe le parti e soprattutto, da uomo nato nel 1956 e cresciuto lontano dalle guerre, ho terrore soprattutto per i nostri figli e nipoti che possano rivivere certi incubi che hanno vissuto i nostri genitori e nonni e con armamenti molo più devastanti e spaventosi. Speriamo che la ragione prevalga, non ci sarebbero vincitori ma solo vinti e su questo Putin ha ragione.

Per quanto riguarda il mio mattinale, oggi è quasi monografico, l’argomento di cui ho scritto è troppo importante e preoccupante. Chiudo però con due parole prudenti sul Coviddi, in tempi in cui sembra vicino il liberi tutti. “La pandemia non è finita. È probabile che questo Covid-19 rimanga con noi. Non è detto che Omicron sia l’ultima variante che vediamo”. Ha detto questo Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per le malattie Ecdc, su Rai Radio1. “Se ci sarà un cambiamento di approccio nelle misure saranno i paesi a deciderlo.

Attualmente vediamo un’enorme differenza tra le situazioni dei paesi in Europa”, ha evidenziato, ricordando che “abbiamo da 600 ai 1000 casi per 100mila abitanti, quindi le misure restrittive variano in base alla situazione epidemiologica e al livello di vaccinazione”.

Proprio sull’allentamento delle restrizioni in alcuni paesi, Ammon spiega che “stiamo monitorando molto attentamente quello che succede soprattutto a livello di ospedalizzazione e terapie intensive”. In particolare sulle mascherine, non più obbligatorie all’aperto in Italia dell’11 febbraio, Ammon ha spiegato che “se si vuole raggiungere una riduzione della contagiosità bisogna mantenerle nei luoghi dove non è facile mantenere le distanze, quindi al chiuso o dove ci sono assembramenti. La mascherina poi, secondo me, non è una misura così invasiva”.

E’ tutto, buona giornata

Gaetano Perricone

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