Amiche e amici del #Tanomattinale buona domenica.
Vent’anni e un giorno dopo, ripenso alle sconvolgenti, terribili testimonianze sulla tragedia dell’11 settembre 2001 a New York del documentario BBC trasmesso ieri sera su Rai 1. E rifletto sul fatto che, molto probabilmente, noi che l’abbiamo vissuta da lontano non abbiamo avuto consapevolezza fino in fondo, forse non l’avremo mai, della spaventosa immensità di quanto è accaduto, del dolore che ha causato, di quanto abbia distrutto l’esistenza delle persone che c’erano allora e di tante che vennero dopo. Per tutto questo, per non averlo capito davvero fino a oggi, sento di dovere di chiedere perdono alla gente di New York. E intanto, riferisce la CNN e riprende l’ANSA, l’FBI, Federal Bureau of Investigation, dopo l’ordine esecutivo del presidente Joe Biden ha diffuso il primo di una serie di documenti relativi alla sua indagine sugli attacchi terroristici dell’11 settembre e al sospetto sostegno del governo saudita ai dirottatori.
Risale al 2016, fornisce una serie di dettagli circa le indagini FBI sul presunto supporto logistico che un funzionario consolare saudita e un sospetto agente dell’intelligence saudita a Los Angeles avrebbero fornito ad almeno due degli uomini che hanno dirottato gli aerei l’11 settembre 2001. In particolare descrive molteplici connessioni e testimonianze che hanno spinto l’FBI a sospettare di Omar al-Bayoumi, ufficialmente uno studente arabo a Los Angeles, ma che l’FBI sospettava essere un agente dell’intelligence saudita che avrebbe poi fornito “assistenza di viaggio, alloggio e finanziamenti” per aiutare i due dirottatori. L’ambasciata saudita a Washington, mettendo le mani avanti, aveva dichiarato qualche giorno fa che “qualsiasi accusa contro l’Arabia Saudita di complicità negli attacchi dell’11 settembre sarebbe categoricamente falsa”.
E torniamo alle bruttezze quotidiane di casa nostra. Quando si è trovato di fronte al controllo del biglietto su un autobus a Rimini ha aggredito con un coltello le due addette. Poi è sceso dal mezzo, è scappato e nella sua fuga ha ferito altre tre persone, fra le quali un bambino alla gola. Alla fine è stato fermato dalla polizia. E’ quanto accaduto, riferisce l’ANSA, nel tardo pomeriggio di ieri sulla linea 11 degli autobus di Rimini, in zona Miramare. Sulle ragioni del gesto gli inquirenti, coordinati dal pm Davide Ercolani, stanno indagando: pare al momento esclusa la pista terroristica, l’uomo non ha precedenti specifici e non sarebbe riconducibile ad ambienti terroristici o estremistici. Era ospitato in una struttura della Croce Rossa e secondo alcune testimonianze aveva manifestato una personalità violenta e aggressiva. Gli investigatori, anche sulla base della reazione dell’uomo, non escludono che fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Femminicidi, la mattanza non si ferma. I carabinieri hanno arrestato Pierangelo Pellizzari, 61 anni, accusato di aver ucciso la moglie trentenne Rita Amenze nel vicentino. Si era barricato, ancora con la pistola in tasca, in una abitazione di Villaga, a poca distanza dalla casa dove la coppia risiedeva. Per uccidere la moglie l’uomo ha esploso almeno quattro colpi di pistola: la donna è stata raggiunta da tre proiettili che le hanno sfigurato il volto e da uno alle spalle, dall’alto verso il basso. La vittima ha tentato di ripararsi con le braccia, anch’esse sfiorate dai proiettili. Alla fine Pellizzari ha esploso un colpo in aria per garantirsi la fuga. Hanno raccontato i testimoni che con tutta calma ha infilato la pistola nella giacca, è salito sulla sua jeep e si è allontanato. Gli investigatori stanno anche vagliando un video che ritrarrebbe l’assassino mentre prende il caffè in un bar poco prima di compiere l’omicidio: conferma della personalità orrendamente deviata e della frequentissima freddezza assassina di questi quaquaraquà, non certo uomini, che ammazzano le donne sentendosi loro padroni.
Al Festival di Venezia, nell’edizione dei record per il cinema italiano, (con cinque pellicole in concorso, mai così tante) il Leone d’oro è andato alla Francia di Audrey Diwan con il suo “L’événement”, film che tocca il delicato tema dell’aborto. Ma per l’Italia non è stata certo una edizione da dimenticare con tre dei premi più prestigiosi. Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria è andato a Paolo Sorrentino, anzi al duo da Oscar Sorrentino-Servillo, con “E’ stata la mano di Dio”. Altri due riconoscimenti sono andati al cinema italiano: il Premio speciale della Giuria a “Il Buco” di Michelangelo Frammartino e il Premio Marcello Mastroianni riservato ad un giovane attore emergente per Filippo Scotti, interprete di “E’ stata la mano di Dio” di Sorrentino.Dopo quella tragica di Pantelleria, ieri pomeriggio ha causato pesanti danni a Catania una nuova, violentissima tromba d’aria. Eventi estremi che ci ricordano quanto il rispetto della Natura, l’adozione di nuovi comportamenti da parte di ciascuno di noi e dei decisori politici, siano fondamentali per la sopravvivenza del pianeta ma anche nostra.
E a proposito di Natura, di grande Natura e di memoria storica, sapete quanto mi stia a cuore, voglio chiudere ricordando qui la tragedia sull’Etna del 12 settembre 1979, 42 anni fa, che causò la morte di nove persone. Per onorarne la memoria, ecco un pezzetto dell’articolo che Santo Scalia ha scritto sul mio blog IlVulcanico.it: “Torno a scrivere della tragica esplosione dell’Etna avvenuta esattamente 40 anni fa solo perché voglio che rimangano vivi il ricordo dell’evento accaduto il 12 settembre 1979, ma soprattutto il ricordo delle persone che in quell’occasione persero la vita.
Come già detto è mia intenzione ricordare questi sfortunati turisti, che hanno visto trasformarsi, nell’arco di pochi secondi, una gioiosa escursione in cima all’Etna in un incubo fatale. I loro nomi erano: Mario Artizzu (32 anni), medico, proveniente da Sassari; Armando Corrado (30) e Gabriella Barba (29), sua moglie; Maria Luisa Barlesio (46) da Roma; Giovanni Bragone (27), avvocato, da Cento; Riccardo Colombino (65), pensionato, da Genova; Salvatore Frontespezi (55), colonnello, e Giuseppina Scafidi (56), sua moglie, da Roma; Lanfranco Manfrin (53), medico condotto, da Gradola”.
Buona giornata, rispettiamo sempre la natura più di ogni cosa.
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