Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno,
si fa per dire considerato il malo tempo che sembra non finire mai.Immagino che i cosiddetti “peones” del Parlamento italiano – quelli che sono praticamente certi che non torneranno più a Montecitorio o a Palazzo Madama dimezzati nei numeri, per i quali come direbbe il selfi/felpista la pacchia è finita – abbiano passato una mala nottata dopo la notizia, per il nostro Paese la più importante della giornata di ieri, che cercasi nuovo Presidente della Repubblica. Con lo stile che lo contraddistingue, senza fare scruscio inutile, Sergio Mattarella, citando il no del suo predecessore Giovanni Leone al semestre bianco e firmando come racconta l’Espresso il contratto d’affitto per una una casa, ha stroncato le speranze di chi, come me e tanti altri, lo avrebbe rivoluto al Quirinale. E allora, nuova spinta ai giochi e giochetti per la successione che già erano cominciati, a nuovi curtigghi, al grande scanto (paura, cari nordici) come accennavo dei peones, che temono una non auspicabile interruzione prematura della legislatura e dunque la fine della trippa, tanta trippa per i gatti.
Che il Super Tutti Premier dei Draghi fiammeggianti sia prontissimo per il trasferimento di palazzo tutti si dicono certi, ma io non sono così sicuro che lui lo voglia davvero e soprattutto non sono così sicuro della valanga di voti che gli consentirebbe l’immediata elezione al Quirinale. La prospettiva di una conseguente crisi di Governo non piace alla maggioranza dei parlamentari e dunque tutto è possibile quando per i nostri bravi deputati e senatori si tratta di portare il pane a casa (scusatemi la feroce ironia, ma mi è venuta spontanea). E intanto per saluti di Mattarella gioisce sicuramente il vecchio B, per lui un grande avversario in meno sulla strada dei suoi sogni presidenziali. Maria santa, ma che cosa scrivo? Va beh, cambiamo argomento. Che la povera nostra amatissima Sicilia fosse a pezzi si sapeva già, ma la foto del palazzo mezzo abbuccato (rovesciato) e della strada spirtusata a Sciacca fanno veramente impressione. Certo, anche se quelli di Glasgow coglioneggiano ancora, passatemi il termine non elegante ma efficace, il clima impazzito continua a colpirci inesorabilmente. Il resto lo fa la imperdonabile incuria del territorio, colpa di uomini altrettanto imperdonabili, della quale non mi va di riparlare per l’ennesima volta. Tanto, appena finirà il diluvio e la drammatica emergenza di questi giorni e queste ore, se ne fotteranno come sempre.
A proposito di foto, mi provocano una fitta al cuore quelle dei migranti disperati e morti di freddo bloccati in quello che somiglia molto a un campo di concentramento tra Polonia e Bielorussia, una vera vergogna per il nostro mondo cosiddetto civile. La chiamano guerra ibrida quella del presidente bielorusso Lukashenko, che ha dietro Putin e pare anche il simpaticone Erdogan, non solo alla Polonia, ma all’intera Europa. La definizione la riporto da Treccani.it: “Strategia militare, caratterizzata da grande flessibilità, che unisce la guerra convenzionale, la guerra irregolare e la guerra fatta di azioni di attacco e sabotaggio cibernetico”, ma anche da fake news e pressioni di ogni genere. E dunque Alexander Lukashenko ha minacciato di chiudere il gasdotto Yamal-Europe, fondamentale per il nostro riscaldamento, se Bruxelles infliggerà a Minsk nuove sanzioni per la crisi migratoria alla frontiera polacca. “Se ci impongono altre sanzioni, dobbiamo rispondere”, ha fatto scrivere il presidente bielorusso in una nota, “stiamo riscaldando l’Europa e loro ci minacciano. E se bloccassimo le forniture di gas naturale?”. Il gasdotto trasporta in Germania e Polonia, attraverso il territorio di Minsk, il gas naturale proveniente dai giacimenti della penisola di Yamal e della Siberia occidentale. Nel frattempo migliaia di persone, in gran parte provenienti dal Medio Oriente, restano intrappolate nel gelo alla frontiera tra i due Paesi. Unhcr e Oim hanno avuto il via libera dalla Bielorussia per portare aiuti e nelle prossime ore si svolgerà una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. L’Unione Europea dovrebbe approvare nuove sanzioni la settimana prossima.
Dal mondo un’altra notizia importante. Alla vigilia dell’attesissimo incontro in streaming sul clima con il vecchio Joe, in programma lunedì prossimo che dovrebbe significare disgelo, il presidente Xi Jinping unisce il suo nome alle più grandi figure della storia del Partito comunista cinese, gettando le basi per rafforzare ed estendere a vita il suo dominio sulla Repubblica popolare.Come ci racconta l’Ansa, i big del Pcc, riuniti nel sesto Plenum, hanno approvato la “risoluzione storica” da lui presentata che ritrae Xi Jinping come il leader fondamentale che ha “promosso risultati e cambiamenti storici”. l conclave rosso ha definito “il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi” come “il marxismo cinese contemporaneo, il marxismo del XXI secolo e l’essenza della cultura e dello spirito cinesi”. Poi ha sancito “il compagno Xi come nucleo del Comitato centrale e dell’intero partito”.
Insomma potere assoluto e culto della personalità al top, come ai tempi migliori di Mao Zedong e Den Xiaoping, ma a quanto sembra con meno contrasti interni e con molta poù abilità diplomatica da parte del grande capo. Accura alla Cina, ragazzi.
Buona giornata, mi sono divertito ancora a scrivere, ma mi diverte poco quello che ho scritto.
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