Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno.
Oggi apro dedicando molto spazio all’atroce morte di una bravissima, espertissima, stimatissima reporter palestinese di Al Jazeera, ammazzata ieri con un proiettile in pieno volto mentre cercava di fare il suo mestiere, di raccontare l’ennesimo blitz israeliano di una guerra senza fine. Sarò lungo e a voi ano piacerà, ma per me è importante raccontare nei dettagli un’altra terribile storia di una professionista dell’informazione che ha perso la vita per raccontare, per fare la giornalista come si deve. Tradotta dall’inglese, ecco la cronaca dettagliata proprio dal sito di Al Jazeera: “Secondo il ministero della salute palestinese, le forze israeliane hanno ucciso a colpi di arma da fuoco la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh nella Cisgiordania occupata. Abu Akleh, corrispondente televisivo di lunga data di Al Jazeera Arabic, è stata uccisa mercoledì mentre seguiva i raid dell’esercito israeliano nella città di Jenin, nella Cisgiordania occupata settentrionale. È stata portata d’urgenza in un ospedale di Jenin in condizioni critiche, dove è stata dichiarata morta poco dopo, alle 7:15 (4:15 GMT), secondo il ministero e i giornalisti di Al Jazeera. Abu Akleh indossava un giubbotto da stampa ed era in piedi con altri giornalisti quando è stata uccisa. Anche un altro giornalista di Al Jazeera, Ali al-Samoudi, è stato ferito da un proiettile alla schiena sulla scena. Ora è in condizioni stabili. Il capo del dipartimento di medicina dell’Università al-Najah di Nablus ha confermato che Abu Akleh è stato colpito alla testa. Ha detto che il suo corpo è stato trasferito per un’autopsia sulla base di un ordine del pubblico ministero.Il corpo di Abu Akleh è stato portato via dall’università ricoperta da una bandiera palestinese, dopodiché sarà portata all’ospedale Istishari di Ramallah. Domani mattina (stamattina, n.d.r.) si terrà per lei un funerale ufficiale presso la sede della presidenza palestinese a Ramallah. Al-Samoudi e altri giornalisti presenti sulla scena hanno affermato che non c’erano combattenti palestinesi presenti quando i giornalisti sono stati uccisi, contestando direttamente una dichiarazione israeliana che fa riferimento alla possibilità che si trattasse di un fuoco palestinese. “Stavamo per filmare l’operazione dell’esercito israeliano e all’improvviso ci hanno sparato senza chiederci di andarcene o interrompere le riprese”, ha detto al-Samoudi. “Il primo proiettile ha colpito me e il secondo proiettile ha colpito Shireen… non c’era alcuna resistenza militare palestinese sulla scena”.
Shatha Hanaysha, una giornalista locale che era in piedi accanto ad Abu Akleh quando le hanno sparato, ha anche detto ad Al Jazeera che non c’erano stati scontri tra i combattenti palestinesi e l’esercito israeliano. Ha detto che il gruppo di giornalisti era stato preso di mira direttamente. “Eravamo quattro giornalisti, indossavamo tutti giubbotti, tutti indossavamo caschi”, ha detto Hanaysha. “L’esercito di occupazione [israeliano] non ha smesso di sparare anche dopo che è crollata. Non potevo nemmeno allungare il braccio per tirarla a causa dei colpi sparati. L’esercito è stato irremovibile nel sparare per uccidere”. Mi piace molto, per ricordarla e omaggiarla, riportare qui alcune delle bellissime parole scritte su di lei dal mio grande collega de L’Ora Alberto Stabile, a lungo impegnato con Repubblica a raccontare il conflitto medio-orientale, che la conobbe bene: “Corrispondente di guerra, dal più antico e volutamente ignorato conflitto che si combatte in Medio Oriente da tre quarti di secolo, e donna. Ma anche palestinese d’origine, seppur con cittadinanza americana, e al tempo stesso icona della rete televisiva panaraba Al Jazeera, spregiudicata e coraggiosa voce dei derelitti del mondo sotto qualsiasi bandiera.
Sono questi i dati più illuminanti nella biografia di Sherin Abu Aqleh, morta a 51 anni su una strada alberata alla periferia di Jenin dove era andata, assieme ad altri giornalisti, tutti con tanto di giubbotto antiproiettile con la scritta PRESS ed elmetto calato sulla testa, a testimoniare dell’ennesimo raid dell’esercito israeliano contro una delle roccaforti più agguerrite della resistenza palestinese. Sherin era una bravissima giornalista che ha sacrificato tutta la sua vita al mestiere d’informare. Era coraggiosa, in un mondo in cui il coraggio è una dote assegnata d’ufficio agli uomini”.
Guerra Russia-Ucraina, giorno 78. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres non vede al momento la possibilità di concludere la pace o raggiungere un cessate il fuoco globale in Ucraina. “Al momento, non ci sono possibilità immediate di un accordo di pace o possibilità immediate di un cessate il fuoco globale”, ha detto in una conferenza stampa dopo un incontro con il presidente austriaco Alexander Van der Bellen, come racconta la Tass. Alla domanda se avesse capito il finale di gioco della Russia dopo i colloqui con il presidente Vladimir Putin a Mosca il 26 aprile, Guterres ha detto di no, aggiungendo che gli mancavano “capacità di rabdomante”. I Paesi dovrebbero concentrare i loro sforzi diplomatici sulla fornitura di aiuti umanitari e sull’evacuazione dei civili dalle zone di combattimento, ha detto ai giornalisti. È anche necessario “trovare un modo” per riportare “la produzione alimentare dell’Ucraina e la produzione di cibo e fertilizzanti della Russia” sui mercati globali, ha affermato.Sul campo, l’Ucraina ha denunciato un attacco russo non solo dal cielo e con l’artiglieria ma anche con i carri armati all’acciaieria Azovstal.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha avvertito che Kiev sta esaurendo la pazienza per tenere negoziati con la Russia: “Siamo pronti a condurre questi negoziati, questi colloqui, purché non sia troppo tardi”, ha affermato, riporta il Guardian, in un collegamento video con gli studenti di Sciences-Po a Parigi. “Con ogni nuova atrocità, con ogni nuova Bucha, con ogni nuova Mariupol, il desiderio e la possibilità di negoziare con la Russia sparisce”: ha aggiunto Zelensky. “La Russia ci ha tolto il nostro territorio, ci ha tolto il nostro diritto di vivere e per ora non intende restituircelo. Per questo lottiamo”.
Molte notizie importanti dalla Tass, l’agenzia di stampa ufficiale russa. La prima dalla bocca dell’ineffabile Lavrov: “Mosca non desidera affatto vedere una guerra in Europa, mentre l’Occidente continua a parlare della necessità di sconfiggere la Russia sull’Ucraina, ha detto mercoledì il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in una conferenza stampa dopo i colloqui con il suo omologo dell’Oman Sayyid Badrbin Hamad bin Hamood Al Busaidi. “Siamo molto preoccupati per il rischio di una guerra in Europa. Non desideriamo affatto che accada, ma vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che è l’Occidente che continua a parlare con insistenza di infliggere una sconfitta Russia. Sta a te trarre conclusioni”, ha detto. “Gli obiettivi che cerchiamo in Ucraina sono abbastanza chiari: prevenire le violazioni dei diritti della popolazione russa e di lingua russa del Donbass, che era minacciata di sterminio dal regime di Kiev, ed escludere l’emergere di una roccaforte sul il territorio ucraino che l’Occidente potrebbe utilizzare per porre minacce militari alla Russia”, ha detto Lavrov. Interrogato sulla strategia della Russia nella lotta contro un mondo monopolare, Lavrov ha affermato che è essenziale “rispettare gli obblighi previsti dalla Carta delle Nazioni Unite, compreso l’impegno a rispettare il principio dell’uguaglianza sovrana degli Stati, dimenticare le abitudini coloniali e abbandonare il neo -sentimento imperialista.”.
E poi. “La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato che i contatti tra Russia e Ucraina nell’ambito dei colloqui procedono. “I contatti [tra Russia e Ucraina] sono in corso”, ha detto a Radio Sputnik. Zakharova ha anche commentato le dichiarazioni degli Stati Uniti secondo cui Washington non vede un “percorso negoziale praticabile” per risolvere il conflitto ucraino. “Penso che molte delle dichiarazioni siano state fatte sotto l’influenza del cambiamento dell’attuale amministrazione statunitense, che sta avvenendo … Non dovremmo essere sorpresi dalle dichiarazioni sparse e contraddittorie che sentiamo”, ha affermato. Ma in contraddizione con la dichiarazione possibilista della Zakharova, “i negoziati tra Russia e Ucraina continuano, ma sono piuttosto inefficaci, ha detto mercoledì ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Quando gli è stato chiesto di commentare le parole del capo della diplomazia dell’UE Josep Borrell secondo cui l’Unione europea non poteva fungere da mediatore nei colloqui tra Mosca e Kiev, ma la Turchia potrebbe assumere questo ruolo, Peskov ha affermato che “il processo negoziale è iniziato senza mediatori ed è continua senza mediatori in modo abbastanza lento e inefficace”. “Tuttavia, apprezziamo e siamo grati per gli sforzi dei nostri colleghi turchi, per aver creato le condizioni necessarie per un incontro a Istanbul”, ha aggiunto. Il portavoce ha sottolineato che “la comprensione di cui abbiamo bisogno è stata raggiunta anche” a Istanbul, “ma è stata poi sconfessata dalla parte ucraina”.
Peskov ha rifiutato di dare una valutazione sul futuro dei negoziati tra Russia e Ucraina. “No, non posso [dare la valutazione], possiamo solo affermare ciò che abbiamo”, ha osservato.Dal sito del Governo, l’introduzione della conferenza stampa tenuta a Washington dal presidente del Consiglio Mario Draghi a conclusione dell’importante visita americana, molti i temi discussi: “Voglio intanto ringraziare il presidente Biden e tutta l’Amministrazione americana per questa accoglienza veramente splendida. L’incontro di ieri con il Presidente Biden è andato molto bene. Il Presidente Biden ha ringraziato l’Italia per essere un partner forte, un alleato affidabile, un interlocutore credibile. E io l’ho ringraziato per il ruolo di leadership che sta esercitando in questa crisi e anche la grande collaborazione che c’è stata con tutti gli alleati. In questo incontro siamo stati d’accordo sul fatto che occorra continuare a sostenere l’Ucraina, a far pressioni su Mosca e occorra anche, però, cominciare a chiedersi come si costruisce la pace. Il percorso negoziale è molto difficile, ma il primo punto è come costruire questo percorso negoziale.
Un punto molto importante è che questa pace deve essere la pace che vuole l’Ucraina, non una pace imposta né da un certo tipo di alleati né da altri. Al presidente Biden ho anche presentato, descritto l’esigenza di prendere delle decisioni, provvedimenti per affrontare il problema dei prezzi dell’energia e la disponibilità di energia. Il problema dei prezzi dell’energia, non dimentichiamo, è iniziato prima della guerra, si è poi acuito ma la cosa fondamentale è che è una situazione che si è aggravata nel corso di un anno e mezzo prima della guerra. Va quindi affrontata insieme. L’Italia è stata molto attiva nel diminuire la dipendenza dal gas russo, specialmente in prospettiva. Ho anche ricordato al Presidente Biden un tema di cui abbiamo parlato tante volte e cioè la possibilità di mettere un tetto al prezzo del gas. L’ipotesi è stata accolta con favore, anche se l’Amministrazione americana sta riflettendo più su un tetto al prezzo del petrolio che su un tetto al prezzo del gas. In ogni caso si è deciso che ne riparleremo presto insieme. In tutto questo abbiamo tenuto a ricordare che ogni iniziativa, ogni provvedimento che si prende sul fronte del gas, e in alcuni altri Paesi su quello del petrolio e addirittura del carbone, che aiuti a superare questo momento di transizione di crisi, non deve andare a detrimento degli investimenti sulle rinnovabili. Non deve andare a detrimento degli obiettivi di transizione ecologica che ci siamo tutti prefissi e che devono rimanere fissi.
Questo significa, specialmente per noi e probabilmente anche per gli Stati Uniti, un aumento molto più forte degli investimenti nelle rinnovabili, perché la situazione di dipendenza e di necessità di liberarsi dalla dipendenza dal gas è ancora più forte oggi di quanto non fosse qualche mese fa. Il governo italiano, come sapete, ha preso numerosi provvedimenti di semplificazione autorizzativa nelle ultime settimane. Ma devo dire che non avremo esitazioni a continuare su questa strada, a prendere degli altri se non vediamo un aumento di investimenti nelle rinnovabili. Che significa non solo decisioni di investimento ma significa effettive installazioni di rinnovabile. Infine, un altro punto discusso col Presidente Biden è stato il pericolo di una crisi alimentare. Pericolo di una crisi umanitaria causata dalla scarsità alimentare, scarsità che è provocata essenzialmente – forse il fattore più importante – dal blocco delle esportazioni di grani vari dall’Ucraina e anche dalla Russia. Dall’Ucraina è bloccato perché i porti di esportazione sono bloccati dalle navi russe. Ho sentito adesso che il ministro Lavrov ha detto sono bloccati perché sono stati minati i porti. Ecco, questo può essere effettivamente un primo esempio di dialogo che si costruisce tra le due parti per salvare decine di milioni di persone nei Paesi più poveri. E’ chiaro che, probabilmente, se è vero che ci sono queste mine occorrerà evidentemente rimuoverle e da parte russa occorrerà lasciare che queste navi partano cariche di grano per i più poveri del mondo”.
Cronaca. Tragedia familiare tristissima a Milano, un matricidio seguito da un suicidio: Marco De Marchi, 56 anni, ha ucciso la madre di 90 anni, Miranda Pomini e si è poi tolto la vita impiccandosi. I due cadaveri sono stati scoperti dall’altro figlio della vittima e fratello dell’omicida quando è passato a trovare la madre dopo essere rientrato dal lavoro. È stato lui a chiamare il 112 e a far intervenire i Carabinieri. I due fratelli abitavano al quarto piano dello stesso stabile mentre la loro madre viveva da sola in quanto autosufficiente al piano inferiore; la donna untranovantenne non soffriva di particolari problemi di salute. Nel 2018 dopo una lunga malattia era mancato il marito e Pomini era rimasta vedova con i figli che l’aiutavano soltanto con la spesa e altre piccole commissioni. Come riferito dal fratello e altri testimoni, la morte del padre aveva provato pesantemente De Marchi, ingegnere gestionale che però non lavorava da tempo; situazione che si sarebbe aggravata con la pandemia, nell’ultimo periodo pare che il cinquantaseienne avesse iniziato a soffrire problemi depressivi e di accumulazione seriale. Dalle prime analisi sembra che il figlio abbia ucciso la madre soffocandola con del nastro adesivo con cui le ha occluso la bocca e il naso. Poi si è trasferito in bagno dove si è avvolto al collo una corda della tapparella con la quale si è impiccato alla porta del bagno.
Una donna di 52 anni, Sandra Pegoraro, è stata accoltellata nella sua casa a Padova dall’ex convivente, il 51enne Stefano Fattorelli, che, dopo averla colpita alla schiena l’ha lasciata a terra, gravemente ferita, fuggendo. Non è in pericolo di vita. La conferma viene dai sanitari di Padova: l’operazione effettuata sulla donna per ridurre i danni provocati da una coltellata in particolare, quella che l’ha raggiunta alla schiena, è riuscita perfettamente. L’uomo, che non aveva mai accettato la fine del rapporto e nutriva verso di lei una forma d”odio, è stato poi fermato dai Carabinieri, e in serata si trovava ancora sotto interrogatorio, come principale indiziato del tentato omicidio. Il fatto è avvenuto in un appartamento del quartiere Arcella, dove pare che i due avessero convissuto per qualche mese. Portata all’ospedale e sottoposta ad un’operazione d’urgenza, la 52enne è stata dichiarata in fuori pericolo. Nel passato dell”aggressore vi è già una condanna per omicidio, nel 1999, quello di un’altra donna con la quale aveva precedentemente convissuto, ed una per stalking nei confronti di una terza donna, che tormentava, anche in questo caso non accettando la fine della loro relazione. Dunque drammaticamente recidivo, ma mai sazio del suo odio per le donne. A dare l’allarme era stato un vicino di casa che dopo averla soccorsa aveva avvertito i Carabinieri. Sandra aveva vissuto nell’appartamento dell’Arcella solo per pochi mesi. Inquietanti i precedenti del compagno: nel 1999 aveva ucciso con 33 coltellate la ex covivente 50enne fuori dal cimitero di Grezzana (Verona). Scontata la pena aveva intrapreso un rapporto sentimentale nel 2011 con un’altra donna di 54 anni. Alla notizia che la donna voleva lasciarlo, ha iniziato a perseguitarla, fino ad essere denunciato per stalking.
Chiudo con il calcio. L’Inter ha battuto la Juventus 4-2 ai supplementari nella finale della Coppa Italia e ha conquistato il trofeo. I nerazzurri hanno vinto una partita ricca di colpi di scena. Barella apre le marcature al 7′, la Juve ribalta il risultato in avvio di ripresa con Morata e Vlahovic. L’Inter pareggia nel finale col rigore di Calhanoglu e prende il largo ai supplementari con la doppietta di Perisic. I milanesi conquistano l’ottava Coppa Italia dopo un digiuno di 11 anni. La Juventus finisce la stagione senza trofei per la prima volta dal 2011.
Buona giornata. (le foto dal web)
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