Tanomattinale

#Tanomattinale 11 settembre 2021: vent’anni fa …

Amiche e amici del #Tanomattinale buon sabato.

Oggi, come sappiamo bene, è un giorno della memoria che fa venire i brividi. Vent’anni fa il mondo e i suoi precari e complessi equilibri cambiarono per sempre, non c’è dubbio: le divisioni si acuirono, l’odio tra persone che abitano lo stesso pianeta crebbe a dismisura, orrore e sangue chiamarono e chiamano ancora altro orrore e altro sangue, la “guerra al terrorismo”, com’è stata definita, cominciò e mai più è finita, con un’infinità di morti innocenti, vecchi e giovani, donne, bambini, troppi. Non è un’altra guerra mondiale ma in realtà lo è, spezzettata in vari angoli della nostra povera Terra, come ha detto correttamente Papa Francesco. Non è finita e chissà quando e se finirà, come dimostra la vicenda dell’Afghanistan, oggi davanti ai nostri occhi.Oggi sarà giorno di commemorazioni, retorica, pianti e parole, parole, parole, dovunque e soprattutto e ovviamente negli Stati Uniti, dove il presidente vecchio Joe con la first lady e il suo staff visiteranno i luoghi dei quattro attentati nei quali, l’11 settembre 2001, persero ufficialmente la vita 2996 persone (compresi i 19 attentatori) più un numero imprecisato, comunque molto alto, per le conseguenze di quei terribili fatti.

“Mentre continuiamo a riprenderci da questa tragedia, sappiamo per certo che non c’è nulla che l’America non possa superare. I semi del caos, piantati quel settembre da coloro che desideravano ferirci, sono fioriti invece in campi di speranza per un futuro più luminoso”, dice oggi il presidente degli Stati Uniti per incoraggiare il suo popolo, ben sapendo che da quella tragedia l’America e il mondo mai più si riprenderanno completamente. Avevo 45 anni, quel giorno, e come tanti altri della mia generazione rimasi inebetito davanti a quelle immagini, all’impossibile che stava accadendo nei cieli dei grandi e invincibili States gendarmi del mondo, potentissimi come mai nessuno, di New York capitale delle capitali, violati prima da due aerei che si schiantavano contro le Twin Towers simbolo dell’economia più forte di tutte, poi sul Pentagono sede strategica delle forze armate dell’impero USA, il quarto destinato alla Casa Bianca e finito a terra per l’eroica ribellione dei passeggeri. Scene da film fanta-horror, cominciai a vederle insieme ai colleghi sconvolti nella vecchia sede del Parco dell’Etna a Nicolosi dove lavoravo, prima di tornare a casa a vivere quell’incubo attimo per attimo. A vedere quei poveri cristi che si buttavano disperati dai grattacieli in fiamme, sapendo bene che sarebbero morti schiantati per terra: resta questa, dentro di me, l’immagine più spaventosa di quella immane tragedia.

Mentre crollavano, si sbriciolavano, pensavo a quelle Torri Gemelle che avevo visitato con grande curiosità ed entusiasmo fino alla cima nell’estate del 1988: gli scatti che pubblico qui – mi piace ricordarle così, com’erano originariamente, non con le immagini di altri degli attentati – sono i miei, di quel bellissimo viaggio nella “Grande Mela”, mentre quello di Ground Zero è di una cara persona che andò lì qualche anno fa. Pensavo e penso tuttora di essere stato un uomo fortunato ad avere fatto questa esperienza personale “dentro”, “inside” un pezzo di storia dell’umanità che oggi non c’è più e che, per noi che l’11 settembre del 2001 c’eravamo e per i nostri figli e nipoti del terzo millennio che trovano già questo orrendo avvenimento nei libri di storia, rappresenta purtroppo il simbolo del peggio del peggio di questa nostra umanità ormai a pezzi.

Aggiungo poco altro oggi a questo mio mattinale quasi monografico, che è riflessione e testimonianza personale di un uomo e di un giornalista che della memoria è e vuole essere appassionato cultore. Aggiungo i miei dubbi, simili a quelli di tanti altri, che emersero nella mia mente subito e che mai si sono diradati: non riesco a credere, mai ci riuscirò, che quegli aerei abbiamo violato così facilmente gli spazi super sorvegliati e controllati dalla più grande potenza militare del Pianeta senza che qualcuno abbia per così dire “agevolato”, evitato di vedere e di fermare – in modo assolutamente ignobile, se così è stato davvero – i drammatici attacchi suicidi. Non credo, mai crederò, a tale livello di incapacità, di incompetenza, di fragilità delle difese aeree degli Stati Uniti. In questo sono e resto complottista, non lo nego.

E’ un pensiero che mi inorridisce da vent’anni a questa parte, ma non ce la faccio a rimuoverlo. Adesso verranno fuori i contenuti degli atti da poco desecretati dal presidente Joe Biden, ma sono abbastanza pessimista sul fatto che possano contribuire davvero a fare luce sugli eventi.Ho sempre avuto e ho ancora un’idea precisa: al mondo, in particolare all’industria bellica che insieme a quella farmaceutica, a quella legata al petrolio, alle mafie, ne governa la maggior parte degli interessi economici, i cattivi servono sempre quanto i buoni.

A turno gli Osama Bin Laden, Saddam Hussein, Gheddafi, Al Qaeda, Isis, Boko Haram, i barbuti talebani, altri come loro, i “mostri” dell’epoca contemporanea, molto diversi l’uno dall’altro per carattere e personalità ma comunque collocati come esecutori o mandanti nell’area specifica degli “uomini del terrore”, hanno dato e danno alle grandi potenze, ai “buoni”, opportunità e movente per scatenare tante piccole guerre, dispiegando e usando l’enorme potenziale bellico. Non più, riecco Papa Francesco, la grande guerra mondiale, non più l’atomica per fortuna perché ce l’hanno in tanti e non conviene a nessuno che il mondo finisca, ma tanti conflitti meno estesi, ma non meno drammatici e letali per l’umanità. E tante armi vendute a tutte le parti in causa. Io la penso così. Onore per sempre alla vittime innocenti dell’11 settembre 2001.

Onore per sempre al presidente cileno Salvator Allende, trucidato l’11 settembre del 1973, trentotto anni fa come oggi, dai feroci golpisti del generale Pinochet assassino anche di libertà, come tutti i dittatori sparsi per il mondo. E onore anche ai due poveri morti di ieri sera nella meravigliosa Pantelleria, colpita da una tromba d’aria terrificante e micidiale che ci ricorda per l’ennesima volta, in modo tragico, come la natura ci vada restituendo implacabilmente tutto il male che le abbiamo fatto continuiamo a farle ogni giorno.

Oggi è un giorno troppo importante per occuparmi delle enormi, inarrivabili sciocchezze ancora una volta uscite dalla bocca di politici insulsi e talmente autoreferenziali – non li nomino per scelta, da me nessuna pubblicità – da non riuscire a riflettere prima di parlare per cercare consensi. Spero che certe parole inducano a riflettere quelli che li seguono, ma purtroppo temo non sarà così.

Buona giornata del ricordo e della riflessione.

Gaetano Perricone

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