Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno,
ma è un giorno tristissimo per l’Europa e per noi giornalisti.Ho un ricordo personale molto vivo del caro, grande David Sassoli, giornalista di razza e presidente del Parlamento europeo, che ci ha lasciati stanotte all’1,15 per una grave disfunzione del sistema immunitario. Aveva 65 anni – era nato il 15 maggio del 1956, un mese prima di me – lascia la moglie e due figli, era una magnifica persona, “un orgoglioso italiano” come ha scritto di lui commossa la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. Era la sera del 7 maggio 1992, poco meno di trent’anni fa, quando David, inviato del Tg3 per la popolare diretta serale della trasmissione “Omnibus” che quelli della mia generazione ricorderanno bene, venne nella redazione del giornale L’Ora a Palermo, nella via che oggi porta lo stesso nome. Il giorno dopo, quell’8 maggio del 1992 che per noi ragazzi dell’Ora resta un giorno scolpito a caratteri cubitali nella mente e nel cuore, sarebbe uscito l’ultimo numero del giornale con quel titolo enorme e tristissimo: “Arrivederci”. David Sassoli provò a raccontare all’Italia cosa stava succedendo davvero in quel piccolo ma grandissimo e glorioso giornale famoso nel mondo per le sue battaglie antimafia, perché la proprietà legata al PDS aveva deciso di chiuderlo per un beffardo destino 15 giorni prima della strage di Capaci, 70 giorni prima della strage di via D’Amelio. Lo fece con la ben nota grandissima professionalità, ma anche con altrettanto garbo e gentilezza, un suo tratto distintivo, e con solidarietà nei nostri confronti. Intervistò tra gli altri anche me, allora componente del Comitato di redazione: fui duro con la proprietà, forse lo misi in difficoltà, ma mi ringraziò, parlammo un po’ della vicenda L’Ora ma anche di noi, colleghi quasi gemelli, lui era più grande di soli 15 giorni. Mentre scrivo mi commuovo molto, muoiono sempre le persone migliori, la gente perbene.
L’ultimo twitt del presidente del Parlamento Europeo, che stamattina viene pianto non solo dalle istituzioni dell’Unione, del nostro Paese, del giornalismo non solo italiano, da tantissima gente comune che aveva imparato ad apprezzarlo, è stato ieri per la collega Silvia Tortora, donna straordinaria che condusse una grande battaglia per la verità e la giustizia per suo papà Enzo, morta a soli 59 anni dopo una lunga malattia. Eccolo: “@DavidSassoli. Il mio cordoglio per la prematura scomparsa di #SilviaTortora. Una vita spesa per il garantismo, per la memoria del padre #Enzo vittima di malagiustizia, per un Paese più maturo e più civile”. Atroce, incredibilmente atroce il destino che ci ha strappato nel giro di 24 ore due persone così grandi e speciali, che mai dimenticheremo. Il loro enorme spessore, professionale, sociale, umano, anche politico nel caso di David, fa risaltare ancora di più lo squallore del ricatto del vecchio B, un uomo squalificato dalla sua storia che ha gettato la maschera, facendo arrivare l’aut aut al Super Tutto premier Mario Draghi proprio mentre teneva la conferenza stampa per spiegare le misure su Coviddi e scuola: se te ne vai al Quirinale facciamo cadere il Governo e si va a elezioni anticipate.
Vuole fare lui il Capo dello Stato, a quanto pare a tutti i costi, anche destabilizzando il Paese in un momento così difficile. Anteponendo le sue ambizioni agli interessi dell’Italia e e della sua gente, al bene comune. Ma d’altronde, quando mai gli è interessato?Poche altre notizie, sulle parole di Draghi sapete tutto.
A Ginevra è cominciato il braccio di ferro tra Usa e Russia sulla questione Ucraina, sul futuro della sicurezza in Europa e delle rispettive sfere d’influenza, cose da Guerra Fredda. Mosca, guidata nella trattativa dal vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, ha buttato sul tavolo le sue note richieste, una su tutte la garanzia che l’Ucraina non entri nella Nato. Washington, rappresentata dalla sottosegretaria Wendy Sherman, ha rilanciato: ogni Paese ha il diritto di scegliere il suo futuro, “senza veti terzi”. Il capo della Nato, da parte sua, ha avvertito che la Russia continua a inviare soldati verso il confine ucraino e che l’Alleanza deve farsi trovare “pronta” se il Cremlino opterà per “lo scontro”. Delicatissimo momento, insomma, tanto per non farci mancare nulla.
Notizia molto importante per la medicina dagli Stati Uniti. Primo trapianto di successo del cuore di un maiale geneticamente modificato su un uomo. Si chiama David Bennett Sr, 57 anni, residente in Maryland.
L’operazione, come scrive il New York Times, è durata otto ore ed è stata eseguita a Baltimora. Il nuovo organo “crea il battito, crea la pressione, è il suo cuore”, ha spiegato l’autore dell’eccezionale intervento, il dr. Bartley Griffith, direttore del programma di trapianti del centro medico. “Funziona e sembra normale ma non sappiamo cosa succederà domani, non è mai stato fatto prima”, ha aggiunto. Il trapiantato aveva una malattia cardiaca che lo metteva in pericolo di vita. La potenziale svolta potrebbe portare un giorno alla fornitura di organi animali da trapiantare nei pazienti.
Una notizia molto importante di cronaca giudiziaria dalla Sicilia. La Corte d’assise di Messina ha condannato a 22 anni Luigi De Domenico, accusato di omicidio volontario: avrebbe trasmesso l’Aids alla sua compagna, un’avvocata, tenuta all’oscuro della sua malattia e morta anni dopo senza aver potuto ricorrere alle cure, non sapendo che il proprio partner era sieropositivo. Sulla vicenda hanno testimoniato altre donne alle quali De Domenico aveva taciuto la sieropositività. In altro processo sono imputati tre medici accusati di aver contribuito a causare la morte della donna, non accorgendosi che avesse l’Aids e non disponendo specifici test.
Chiudo con la memoria. Quella ancora molto triste: ventisei anni fa, l’11 gennaio 1996, Giuseppe Di Matteo, 15 anni, figlio di un collaboratore di giustizia, con spaventosa ferocia fu assassinato e sciolto nell’acido da boss mafiosi. Il processo per questo terribile omicidio portò a nove condanne all’ergastolo e altre pene minori. Mai dimenticare il povero, piccolo Giuseppe. Mai dimenticare l’orrore infinito di cui è capace Cosa Nostra.E poi c’è la dolce memoria, quella dell’immenso Fabrizio De Andrè, meraviglioso menestrello degli ultimi, ipnotico, imprescindibile pezzo della mia e nostra vita. Ci ha lasciati 23 anni fa, l’11 gennaio 1999, anche quello un giorno molto triste come oggi. Mi e ci manca moltissimo Fabrizio, più che mai oggi. Chissà come avrebbe raccontato il tragico tempo della pandemia, ci avrebbe sicuramente dato compagnia e illuminato. Come sempre.11 gennaio, Anno Domini 2022. E’ tutto.
Buona giornata piena di ricordi e di tristezza.
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