#Tanomattinale 10 luglio 2021: i Berrettini e i Mancini, i loro bei sogni londinesi, la corta settimana islandese
Amiche e amici del #Tanomattinale buongiorno,
oggi poche e leggerissime cose, neanche una notizia negativa e ogni tanto ci sta. Non mi addentro nei meandri della politica e della riforma della giustizia: sono troppo ignorante e scarso di cervello per comprendere bene e poi, se non ho capito male, gli annunciati grandi accordi sono più o meno chiacchiere che dovranno passare al vaglio del Parlamento. Così come evito di entrare nel merito delle sempre e sempre più sconcertanti contraddizioni del Coviddi gossip, tra rassicuranti dichiarazioni sul potere totalmente protettivo del doppio vaccino e gli allarmi dei “disaster writers” sull’effetto variante Delta.
E allora preferisco dedicarmi ai bei sogni londinesi dei Berrettini e dei Mancini. “E’ un sogno, devo crederci”. ha detto infatti il magnifico Matteo Berrettini. primo tennista italiano in finale a Wimbledon domani contro Novak Djokovic, numero uno del mondo. “Non ho parole. Mi serviranno un paio d’ore per capire cos’è successo, ho giocato una grande partita. Non avrei mai potuto sognare un momento del genere. Niente… Grazie…”, ha commentato il tennista romano dopo la vittoria in semifinale contro il polacco Hubert Hurkacz. “Quando si gioca a questo livello, bisogna essere al top: io cerco di essere al meglio dal punto di vista mentale e tecnico. Pensavo di meritare di vincere anche il terzo set, invece l’ho perso. Mi sono detto ‘ora bisogna reagire’. Mi sentivo il più forte in campo, è andata bene”. Due anni fa, Berrettini ha giocato la prima partita a Wimbledon, Londra: “Ho giocato contro Federer, ho perso, ma è stata una giornata splendida e mi è comunque servita per arrivare sin qui”. Gli resta adesso un’ultima impresa da compiere: “Finora questa è la miglior giornata tennistica della mia vita. Speriamo che domenica vada ancora meglio. Devo crederci”.
Ma ci sono anche i sogni Mancini, adesso a poche ore dalla possibile realizzazione nella finale di Eurocalcio 2020 a Wembley, Londra. Ecco le parole del commissario tecnico azzurro: “Essere arrivati in finale è un buon traguardo. Ma non basta. Per battere l’Inghilterra dobbiamo scendere in campo per divertirci, come sempre”. “Stiamo lavorando per questo da tanto tempo e ci speravamo. Quindi siamo stati felicissimi e per questo devo dire grazie a tutti i giocatori. Non siamo ancora arrivati al successo. Sarà un successo solo se riusciremo a vincere domenica. Diciamo che speravamo di poter fare un bel lavoro. Questo lo abbiamo fatto, ma alla fine conterà anche vincere, eh”. E ha perfettamente ragione, senza il successo finale nell’immaginario collettivo non resterà quasi nulla del grandissimi Europeo della nostra Nazionale. Fondamentale il gruppo in questa cavalcata travolgente, ha sottolineato il ct azzurro: “Credo sia la base di tutti i gruppi di lavoro. Il feeling tra le persone che stanno bene insieme. Siamo tutti insieme ormai da tanti giorni ma sono passati velocemente. Questo vuol dire che c’è un buon feeling tra i ragazzi ed è importante anche quando sono in campo”.
Finiamo con la notizia ANSA, decisamente curiosa e interessante, di un altro “successo travolgente”. Così alcuni ricercatori hanno definito i risultati delle prove di una settimana lavorativa di quattro giorni in Islanda, in cui gli impiegati sono stati pagati lo stesso importo per orari più brevi. I test hanno portato i sindacati a rinegoziare i modelli di lavoro, e ora l’86% della forza lavoro islandese è passata a orari più brevi per la stessa retribuzione, o ne avrà diritto, hanno riferito i ricercatori del think tank britannico Autonomy e dell’Associazione per la democrazia sostenibile (Alda) in Islanda. Secondo quanto raccontato dalla Bbc, i test si sono svolti tra il 2015 e il 2019, e la produttività è rimasta la stessa o è migliorata nella maggior parte dei luoghi di lavoro. Numerosi altri test sono ora in corso in tutto il mondo, anche in Spagna e da Unilever in Nuova Zelanda.
E’ tutto, buon sabato e buon relax. Statevi sempre accuorti, il maledetto mostro invisibile non se n’è andato.