Amiche e amici del #Tanomattinale buon lunedì.
Anche se so perfettamente che ci sono altri serissimi problemi con cui tutti abbiamo a che fare, so altrettanto bene che il caso Djokovic ha fortemente interessato e diviso l’opinione pubblica.E allora apro oggi con le ultimissime notizie da Melbourne, che vi dico subito sono tutto e il contrario di tutto, sulla controversia legale per la partecipazione del serbo numero uno del tennis mondiale agli Open d’Australia. Ho consultato varie fonti, anche siti stranieri. E allora: Novak Djokovic ha vinto l’appello che impugnava il provvedimento di espulsione dall’Australia legato alle normative Covid. Il giudice del tribunale di Melbourne Anthon Kelly ha deciso: “Annullata la cancellazione del visto, il Governo dovrà pagare le spese legali. Rilascio immediato e restituzione del passaporto per Djokovic”. “Quel che mi lascia perplesso è che non comprendo cos’altro quest’uomo (Djokovic) avrebbe potuto fare”, aveva detto nel corso dell’udienza, lasciando intendere il suo orientamento.Novac DjoKovic, dunque, dovrebbe partecipare agli Australian Open, al via lunedì 17. Ma il condizionale è d’obbligo, il giallo in realtà continua e potrebbe riservare altri colpi di scena. Ho tradotto quello che scrive il popolare sito d’informazione di Melbourne theage.com.au, che sta seguendo la vicenda minuto per minuto: “Il ministro federale dell’immigrazione ha avvertito che potrebbe esercitare ulteriori poteri per annullare nuovamente il visto di Novak Djokovic, subito dopo che il giudice della Federal Circuit Court ha annullato la cancellazione iniziale. L’avvocato del governo, Christopher Tan, ha detto poco tempo fa alla corte che il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke valuterà ora se esercitare il suo “potere personale di cancellazione” anche se il giudice Anthony Kelly ha ribaltato la decisione degli Affari interni di annullare il visto. Il giudice Kelly ha detto al signor Tan di aver apprezzato l’avvertimento”. Fin qui le notizie, tutto potrebbe ancora succedere in quello che ormai è un braccio di ferro tra istituzioni locali e anche una questione internazionale. Non aggiungo commenti, il mio pensiero sulla questione è già ben noto.
Ancora dal mondo. L’Ansa ci informa che in Myanmar l’ex leader birmana Aung San Suu Kyi è stata condannata a quattro anni di carcere in una parte del processo a suo carico, al termine del quale rischia decenni di detenzione. Suu Kyi, agli arresti domiciliari dopo il colpo di stato del primo febbraio 2021, è stata dichiarata colpevole di importazione illegale di walkie-talkie. A dicembre era già stata condannata a dicembre a quattro anni di reclusione per aver violato le restrizioni sul coronavirus, pena ridotta a due anni dalla giunta. Sono 12 le cause intentate contro la 76enne vincitrice del Premio Nobel per la pace. I suoi sostenitori hanno più volte dichiarato che le accuse contro di lei sono artificiose e servono a legittimare le azioni dei militari e impedirle di tornare in politica. La sensazione evidente, vista la motivazione di quest’ultima condanna, è che abbiano perfettamente ragione.
E poi c’è l’inferno di cristallo di New York. Appena una settimana dopo il rogo di Filadelfia in cui hanno perso la vita 12 persone, un’altra tragedia del fuoco – un enorme incendio divampato nell’appartamento di un edificio di 19 piani nel Bronx- ha causato 19 morti. Tra le vittime 9 bambini e i feriti sono almeno 63, di cui 32 ricoverati in ospedale con ustioni di diverso grado e sintomi di asfissia da fumo. Sul campo 200 i soccorritori: il capo dei vigili del fuoco della Grande Mela, Daniel Nigro lo ha definito “uno dei peggiori incendi della storia recente della città”. Ancora poche notizie sulle cause che hanno provocato la tragedia. Dalle prime ricostruzioni, spiegano le autorità, le fiamme sarebbero partite da un appartamento di due piani tra il secondo e il terzo. Nel palazzo molte famiglie al completo, come è normale che sia durante la domenica. Le porte dell’abitazione in cui si sono sviluppate le fiamme sarebbero state lasciate aperte, così che il rogo si è velocemente propagato al resto dell’edificio. I soccorritori raccontano sono state trovate vittime ovunque, sui pianerottoli, sui corridoi, sulle scale, residenti che cercavano disperatamente di scappare. Molte persone sono state salvate grazie alle scale dei camion dei vigili del fuoco. “Una scena orribile e scioccante”, raccontano i testimoni.
Torniamo in Italia, per un terribile dramma in stile Cavalleria Rusticana tra due adolescenti a Trieste, che ha causato la morte di un ragazzo di appena 17 anni. Robert Trajkovich è stato trovato cadavere nell’androne di un ostello della gioventù in un palazzo della centrale via Rittmeyer a Trieste, dove alloggiava la sua nuova ragazza con cui si era dato appuntamento. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la vittima di origine serba è stata strangolata con un laccio dall’ex della giovane per motivi passionali. L’omicida, 21enne di origini marocchine fermato per omicidio volontario, non accettava la fine della sua relazione e aveva raggiunto la donna nella struttura: i due innamorati della stessa ragazza si sarebbero affrontati per gelosia e al termine di una lite furibonda Robert sarebbe stato ucciso dal rivale. Nella notte in caserma il fermato avrebbe già reso delle dichiarazioni spontanee. “Mio figlio è stato vittima di un’imboscata”, ha detto Peter, il padre della vittima. “Robert aveva un appuntamento con la sua ragazza in una struttura ricettiva. L’ex fidanzato della ragazza, un ventenne di origini marocchine, era geloso. Gli ha teso un’imboscata. Robert aveva avvisato che stava arrivando dal rione di San Giacomo. L’ex ragazzo si trovava con la giovane. Quindi è sceso, gli sarebbe andato incontro e l’avrebbe strangolato. C’era anche un romeno con lui. Non si sa se l’hanno messo in macchina o se l’hanno strangolato subito”.
Finisco con il Coviddi. Come se non bastassero quelle che già abbiamo, spunta da Cipro la variante Deltakron, un mix tra Delta e Omicron che rischia di diventare nei prossimi giorni il nuovo tormentone mediatico per le nostre menti già maciullate e speriamo che non diventi anche per i nostri corpi. E poi c’è un’altra sigla, dalla storia spaventosa, comparsa sui muri della città di Lucca: «Ai no vax Ziklon B». E’ questo, come ci informa il Corriere Fiorentino, il testo di un cartello anonimo affisso nella notte fra venerdì e sabato su un muro di via Fillungo, la strada principale e più importante del centro storico di Lucca. Per i giovani che non lo sanno, Zyklon B è il famigerato gas a base di acido cianidrico, utilizzato dagli sgherri di Hitler come agente tossico nelle camere a gas di alcuni campi di sterminio nazisti per uccidere gli ebrei. Trovo questo cartello mostruoso e inaccettabile in un contesto civile di una città civilissima, odioso e inaccettabile tanto quanto le schifose violenze e minacce dei no vax degli ultimi mesi. D’altronde si sa bene che odio chiama odio e questo è un enorme problema in più di questa drammatica e inimmaginabile stagione della nostra vita.
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