Amiche e amici del #Tanomattinale buongiorno.
Le priorità del mattinale sono innanzitutto le notizie “fresche”, dell’ultima ora. E allora oggi devo aprire con la terribile notizia battuta dall’ANSA alle 6,12: in un luogo di culto della capitale californiana Sacramento, Stati Uniti, un padre ha ammazzato i suoi tre figli minorenni e una quarta persona per poi suicidarsi. Lo ha reso noto la polizia. “Abbiamo ricevuto una telefonata per una sparatoria in chiesa – ha detto in conferenza stampa il sergente della polizia di Sacramento, Rod Grassmann – Abbiamo scoperto un uomo adulto che ha aperto il fuoco e ucciso i suoi tre figli, di età inferiore ai 15 anni”, ha spiegato aggiungendo che “era morta anche un’altra persona” ma senza poter dire se avesse un legame con le altre vittime. Poi l’assassino ha puntato la pistola contro sé stesso. “Per quanto posso capire finora, si tratta di un fatto di violenza domestica”, ha aggiunto Grassmann. Il Dipartimento dello sceriffo di Sacramento non è stato in grado finora di chiarire perché l’assassino e le vittime si trovassero nel piccolo edificio che fungeva da luogo di culto cristiano.
Guerra in Ucraina, giorno 6. Comincio dalle notizie sul campo. Mentre continuano i bombardamenti contro le più grosse città ucraine (la capitale, Kharkiv, Kherson), con morte e distruzione, fanno molta impressione le immagini satellitari diffuse in queste ultime ore dell’imponente convoglio di mezzi militari russi lungo oltre 60 km. nelle vicinanze della capitale ucraina Kiev La colonna è formata da blindati, tank, pezzi di artiglieria e altri veicoli logistici. Il convoglio si estende dalla base aerea di Antonov, a nord di Pribyrsk e dà la evidente sensazione, dopo il fallimento dell’idea iniziale di Putin e dei suoi generali di una facile conquista dell’Ucraina, dell’imminenza dell’attacco finale alla capitale. Qualche parola sui negoziati a guerra in corso, iniziati ieri e durati 5 ore e mezzo. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che finora “non c’è alcun risultato” tra quelli che Kiev vorrebbe raggiungere. “I colloqui hanno avuto luogo mentre il nostro territorio veniva bombardato e bombardato”, ha detto Zelensky, spiegando che “la Russia sta cercando di fare pressione”, ma “noi non accettiamo tali tattiche”.
Da parte sua il capo della delegazione russa, Vladimir Medinsky ha detto: “Abbiamo trovato un punto di contatto sui quali costruire una posizione comune. La cosa più importante è che abbiamo concordato di continuare il processo negoziale e il prossimo incontro avverrà nei prossimi giorni al confine polacco-bielorusso. C’è un accordo”. Il consigliere della presidenza ucraina, Mikhail Podolyak, ha confermato che “le due parti hanno identificato un certo numero di temi prioritari su cui sono state indicate alcune decisioni. Perché ci sia l’opportunità di attuarle le parti partiranno per consultazioni nelle loro rispettive capitali. La possibilità di un secondo round di consultazioni nel prossimo futuro è stata discussa e questi temi verranno sviluppati in modo pratico e concreto”. Molto interessante e illuminante il micidiale commento con Ia Cnn della battagliera parlamentare ucraina Kira Rudik sull’inaffidabilità assoluta del presidente russo: i negoziati con la Russia al confine tra Bielorussia e Ucraina hanno portato ad “attacchi aerei più pesanti” contro Kiev.
“Prevediamo che ci sarà l’assedio” della capitale. Gli attacchi, ha spiegato Rudik da Kiev, erano stati “anticipati” perché non ci si può fidare delle parole del presidente russo Vladimir Putin. “Ci sono stati ‘negoziati pacifici’, che ovviamente hanno portato ad attacchi aerei più pesanti dopo, subito dopo la loro conclusione. E in questo momento gli attacchi aerei si sono intensificati e nella notte si sentono più sirene di allarme. Lo avevamo previsto perché, lasciate che vi dia alcuni suggerimenti e trucchi su come parlare con Putin: quando dice ‘voglio la pace’, significa ‘farò in modo che le mie truppe vi uccidano’; se dice ‘non sono le mie truppe’, significa ‘sono le mie truppe e le sto radunando’; e se dice ‘mi sto ritirando’, significa ‘mi sto riorganizzando e ricevendo più truppe per uccidervi'”. Intanto le pesantissime sanzioni da gran parte del mondo, contrariamente a quanto molti pensavano – io compreso, lo ammetto e riconosco di non essere stato lungimirante – stanno già facendo molto male all’economia e alla vita quotidiana in Russia.
La TASS, agenzia di stampa russa, riporta l’elenco, la blacklist, dei personaggi di quella che una volta si chiamava nomenklatura colpiti direttamente dalle restrizioni: nomi di potenti che, tranne quello di Peskov, a noi dicono poco, ma i cui ruoli fanno capire che si colpisce molto in alto. Ecco la traduzione della notizia dall’inglese: “L’Unione europea ha inserito nella lista nera altri 26 cittadini russi, tra cui il segretario stampa presidenziale Dmitry Peskov, e una persona giuridica, secondo i corrispondenti atti normativi pubblicati lunedì nella Gazzetta ufficiale dell’UE.
“Data la gravità della situazione, il Consiglio ritiene che 26 persone e un’entità dovrebbero essere aggiunte all’elenco delle persone, entità e organismi soggetti a misure restrittive di cui all’allegato della decisione 2014/145/PESC”, legge. Insieme a Peskov, la lista nera include Igor Sechin, direttore esecutivo di Rosneft; Nikolay Tokarev, CEO di Transneft; Alisher Usmanov, fondatore e principale azionista di USM holding co; Pyotr Aven, presidente, consiglio di amministrazione, Afta Bank; Mikhail Fridman, comproprietario, Gruppo Alfa; Sergey Roldugin, violoncellista e uomo d’affari; Dmitry Chernyshenko, vice primo ministro; Irek Faizullin, ministro dell’edilizia e dell’edilizia abitativa; Vitaly Savelyev, ministro dei trasporti; Andrey Turchak, primo vicepresidente del Consiglio della Federazione (camera alta del parlamento); Tigran Keosayan, regista; Olga Skabeyev, giornalista; Alexander Ponomarenko, presidenti, consiglio di amministrazione, aeroporto Sheremetyevo; Modest Kolerov, caporedattore dell’agenzia di stampa Regnum; Roman Babayan, caporedattore della stazione radiofonica Govorit Moskva; Zakhar Prilepin, scrittore e co-leader del partito Just Russia – For Truth; Anton Krasovsky, giornalisti e conduttore di RT; Arkady Mamontov, giornalista e conduttore del canale televisivo Rossiya-1; Sergey Punchuk, primo vice comandante della flotta del Mar Nero; Alexey Avdeyev, vice comandante, distretto militare meridionale; Rustam Muradov, vice comandante, distretto militare meridionale; Andrey Sychevoy, comandante dell’8a armata del distretto militare meridionale; Gennady Timchenko, azionista di maggioranza, società di investimento del Gruppo Volga e detentore di azioni nella banca Rossiya; Alexey Mordashev, presidente, consiglio di amministrazione, Severstal; e Pyotr Fradkov, presidente di Promsvyazbank.
È loro vietato entrare nell’Unione Europea e i loro beni nei paesi dell’UE, se presenti, saranno congelati. A parte questo, sono state imposte sanzioni alla compagnia di assicurazioni dell’industria del gas SOGAZ”. Poi la parte finale, che viene ripetuta in chiusura di quasi tutte le notizie riportate, con evidenti fini popagantistici. “Giovedì mattina il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato in un discorso televisivo che, in risposta a una richiesta dei capi delle repubbliche del Donbass, aveva deciso di effettuare un’operazione militare speciale al fine di proteggere le persone “che hanno subito abusi e genocidio del regime di Kiev per otto anni”. Il leader russo ha sottolineato che Mosca non aveva intenzione di occupare i territori ucraini. Nel chiarire gli sviluppi in corso, il ministero della Difesa russo ha rassicurato sul fatto che le truppe russe non prendono di mira le città ucraine, ma si limitano a colpire chirurgicamente e rendere inabili le infrastrutture militari ucraine. Non ci sono minacce di sorta per la popolazione civile”.
L’altra agenzia di stampa governativa, la Sputnik, ci racconta invece nei dettagli le prime contromisure russe: “Ai residenti russi è vietato fornire prestiti esteri in valuta estera e accreditare valuta estera su conti bancari al di fuori della Federazione Russa. Secondo il decreto, a partire dal 28 febbraio, gli esportatori russi sono tenuti a vendere l’80% dei proventi in valuta accreditati dal 1° gennaio 2022. Oggi il consiglio direttivo della Banca di Russia ha deciso di aumentare il costo del denaro dal 9,5% al 20% annuo per salvaguardare i risparmi in valuta nazionale dalla svalutazione.
Successivamente Putin ha incaricato di garantire il mantenimento di tutti i tassi di interessi per mutui e prestiti a livello contrattuale, evitando che le percentuali si riferiscano al 20%.”. Anche in questo caso, il finale della notizia di Sputnik news è evidentemente di parte: “A seguito dell’operazione militare russa in Ucraina, i Paesi occidentali hanno introdotto pesanti sanzioni contro la Russia, in particolare il congelamento degli asset della Banca Centrale russa detenuti nelle istituzioni finanziarie di quei Paesi, la limitazione delle transazioni con la Banca Centrale e lo scollegamento dallo Swift contro alcune banche russe già colpite dalle sanzioni”.
E poi il suggerimento: A causa del possibile blocco di Sputnik, consigliamo ai lettori di iscriversi al nostro canale Telegram, dove pubblicheremo le ultime notizie”.
Le sanzioni, oltre a preoccupare oligarchi e cittadini, sembrano innervosire molto Mosca, che tuona e minaccia con toni durissimi tutti i Paesi dell’Unione: “I cittadini e le entità dell’Ue coinvolti nella consegna di armi letali” all’Ucraina, afferma in una nota il ministero degli Esteri “saranno ritenuti responsabili per qualsiasi conseguenza di queste azioni”. Coloro che hanno preso queste iniziative “non riescono a capire quanto siano pericolose le conseguenze”. E ancora le minacce all’informazione: la diffusione di “notizie false” relative all’intervento militare russo in Ucraina sarà soggetta a una pena massima di 15 anni di reclusione. Lo ha detto all’emittente tv Channel One il presidente della Commissione della Duma per la Sicurezza e la lotta alla corruzione, Vasily Piskarev, che ha definito “equa” la misura. “Proteggeremo le nostre Forze armate”, ha aggiunto.Ai miei numericamente manzoniani, ma affezionatissimi e affettuosi lettori e lettrici che ogni giorni mi chiedono preoccupatissimi cosa pensa e dice la Cina su questa guerra, oggi rispondo compiutamente con alcune notizie che ho raccolto da varie fonti.
Intanto c’è la posizione espressa da Zhang Jun, rappresentante permanente della Cina presso le Nazioni Unite, all’Assemblea generale in corso da ieri e che dovrebbe concludersi stanotte o domani con una risoluzione che sarà molto interessante vedere come sarà votata: “La Cina sostiene lo svolgimento di colloqui e negoziati diretti tra Russia e Ucraina. La comunità internazionale dovrebbe promuovere condizioni esterne favorevoli per il dialogo e la soluzione politica ed evitare di esacerbare le tensioni. Qualsiasi azione del Consiglio di sicurezza dovrebbe aiutare a svolgere un ruolo costruttivo, piuttosto che portare a un’ulteriore escalation”.
E poi ho trovato un interessantissimo e illuminante pezzo sul sito LUISS Sicurezza Internazionale, molto competente e informato. Ne riporto un brano sul pensiero espresso dal ministro degli esteri Wang, diplomatico di grande esperienza che lascia aperte tutte le porte: “Innanzitutto, la Cina sostiene il rispetto e la salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi e si attiene alla Carta delle Nazioni Unite e tale posizione vale anche per la questione Ucraina. In secondo luogo, Pechino sostiene un concetto di sicurezza comune, completo, di cooperazione e sostenibile, ritenendo che la sicurezza di un Paese non possa danneggiare quella di altre Nazioni e che la sicurezza regionale non possa essere garantita rafforzando o espandendo gruppi militari. Per la Cina, le legittime richieste di sicurezza della Russia dovrebbero essere prese sul serio e affrontate adeguatamente. In terza istanza, per Pechino, tutte le parti devono esercitare moderazione per evitare che la situazione in Ucraina peggiori e dev’essere garantite la sicurezza dei civili, prevenendo crisi umanitarie su larga scala. In quarto luogo, Pechino sostiene e incoraggia sforzi diplomatici per una soluzione pacifica e accoglie un dialogo tra Mosca e Kiev il prima possibile.
Per Pechino, l’Ucraina dovrebbe essere un ponte tra Est e Ovest, non una frontiera di scontri tra potenze e andrebbe incoraggiato un dialogo paritario tra l’UE e la Russia con la costituzione di un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile. Infine, per la Cina il Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe svolgere un ruolo costruttivo nella risoluzione della questione e concentrarsi sulla pace e stabilità regionali e sulla sicurezza di tutti i Paesi. A tal proposito, la Cina ha sempre respinto risoluzioni per l’uso della forza e di sanzioni. Wang ha poi aggiunto che, la Cina ha sempre svolto un ruolo costruttivo per la pace e la stabilità nel mondo e continuerà ad opporsi a tutte le potenze egemoniche e a salvaguardare i diritti e gli interessi legittimi dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto di quelli di piccole e medie dimensioni”. E tanto per non farci mancare niente, anche la pericolosissima Corea del Nord interviene sulla situazione. Scrive ancora la TASS.
“La crisi in Ucraina deriva dalla politica egemonica degli Stati Uniti e dell’Occidente, che agiscono intenzionalmente e arbitrariamente nei confronti di altri paesi”, ha affermato l’agenzia di stampa centrale coreana ha affermato un diplomatico nordcoreano.Come ha sottolineato il diplomatico, l’Occidente e gli Stati Uniti “stavano sistematicamente minando il sistema di sicurezza in Europa con i loro tentativi sempre più manifesti di dispiegare armi offensive lì ed espandere la NATO a est”. Le richieste di sicurezza della Russia erano legittime e razionali ma, tuttavia, sono state ignorate, ha affermato Pyongyang. Il ministero degli Esteri nordcoreano ha anche ricordato le operazioni militari dei paesi occidentali in Afghanistan, Libia e Iraq”.
Anche questa è propaganda e anche forte, ma sulle ultime tre righe non si può non essere d’accordo, le guerre d’invasione sono schifose e inaccettabili chiunque le faccia. Dopo tanta pesantezza ma anche tante notizie che spero apprezzerete, chiudo con l’omaggio a un fuoriclasse della musica e della cultura italiana: 10 anni fa, l’1 marzo del 2012, ci lasciava l’immenso Lucio Dalla. Mi piace ricordarlo con la bellissima foto che lo ritrae sull’Etna, che amava tanto e dove ebbe casa (a Milo), con gli amici Leonardo Patti e il poeta Angelo Scandurra, anche lui scomparso a gennaio 2021.
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