#Tanomattinale 1 giugno 2021: Brusca “scannacristiani” libero, condanne per Ilva “Ambiente svenduto”, cose di giustizia, omicidio alla Vucciria, agguato a Messina
Amiche e amici del #Tanomattinale buongiorno e bentrovati, torno da voi con le mie quattro fesserie tutte inevitabilmente di cronaca giudiziaria e nera, poche ma brutte.
Dico subito che sono tra quelli letteralmente schifiati all’idea che, grazie all’ultimo abbuono di pena di 45 giorni, sia oggi un uomo libero Giovanni Brusca “u verru” (il porco), lo “scannacristiani”, l’uomo che ha fatto saltare in aria il dottore Falcone e ha fatto squagliare nell’acido Giuseppe Di Matteo, che ha ammesso non so quanti omicidi. So bene che, quasi per beffa del destino, è uscito dal carcere dopo 25 anni in seguito a una legge voluta proprio dalla sua vittima più illustre, ma non riesco assolutamente a convincermi e mai mi convincerò del pentimento di uno così.Fine pena, dunque: è la formula d’uso che chiude i suoi tanti conti aperti con la giustizia.
A 64 anni Giovanni Brusca è, con tutte le cautele previste per un personaggio della sua caratura criminale, una persona libera. E anche se era un esito annunciato, la su scarcerazione ha suscitato comunque le reazioni più critiche. Tralascio la passerella dei politici indignati, che avete letto e ascoltato e leggerete e ascolterete dovunque, limitandomi a quelle che ritengo più importanti. “È una notizia che sicuramente non mi fa piacere. È un’offesa per le persone che sono morte in quella strage. Secondo me dovevano buttare via le chiavi”. Sono le parole con le quali Giuseppe Costanza, autista del giudice Giovanni Falcone scampato alla strage di Capaci, ha commentato la scarcerazione per fine pena dell’ex boss Giovanni Brusca. E ha aggiunto: “Sono trascorsi 29 anni da quel giorno, ma né Falcone, né la moglie, né i ragazzi della scorta potranno mai ritornare in vita. Che Paese è il nostro? Chi si macchia di stragi del genere per me non deve più uscire dalla galera”.
Durissima anche anche la reazione di Tina Montinaro, la vedova di Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone: “Sono indignata, sono veramente indignata. Lo Stato ci rema contro – ha detto durante un’intervista all’Adnkronos – Noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l’uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Questo Stato ci rema contro. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l’uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?…”. E ancora: “Dovrebbe indignarsi tutta l’Italia e non solo io che ho perso mio marito, ma non succede. Queste persone vengono solo a commemorare il 23 maggio Falcone e si ricordano di ‘Giovanni e Paolo’. Ma non si indigna nessuno”.
Maria Falcone, sorella del giudice Falcone, ha sottolineato: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso”. E infine Giovanni Paparcuri, sopravvissuto alla strage Chinnici, ha così commentato nel suo profilo Facebook: “Giovanni hai sentito che Giovanni Brusca è libero? Sì, e ribadisco, così come ho detto altre volte, che non ho mai creduto al suo pentimento e mai ci crederò, al di là del coinvolgimento personale nella strage Chinnici, l’avrei fatto marcire in galera per tutta la vita per gli innumerevoli morti che ha sulla coscienza. Ma essendo in uno Stato di diritto e se la legge prevede che a questi assassini poi divenuti collaboratori spettano dei benefici, da buon soldato, ma a malincuore ne prendo atto e me ne faccio una ragione, anche se è molto dura… durissima”.
Ancora fatti di giustizia molto importanti. La Corte d’Assise di Taranto ha condannato a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, tra i 47 imputati (44 persone e tre società) nel processo chiamato “Ambiente Svenduto” sull’inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico. Rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.La pubblica accusa aveva chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva. Tre anni e mezzo di reclusione sono stati inflitti dalla Corte d’Assise di Taranto all’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola sempre nell’ambito del processo per il presunto disastro ambientale negli anni di gestione della famiglia Riva. I pm, come spiega l’ANSA, avevano chiesto la condanna a 5 anni. Vendola è accusato di concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull’allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far “ammorbidire” la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva. “Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità – ha commentato Nichi Vendola dopo la sentenza -. E’ come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l’ombra di una prova. Una mostruosità giuridica avallata da una giuria popolare colpisce noi, quelli che dai Riva non hanno preso mai un soldo, che hanno scoperchiato la fabbrica, che hanno imposto leggi all’avanguardia contro i veleni industriali. Appelleremo questa sentenza, anche perché essa rappresenta l’ennesima prova di una giustizia profondamente malata”Si torna a sparare in Sicilia e a me fa sempre impressione.
Un ragazzo di 26 anni, Emanuele Burgio, è stato ucciso con colpi d’arma da fuoco nel popolare mercato della Vucciria a Palermo, cuore pulsante della vecchia città e centro nevralgico della movida. Il delitto è avvenuto in via dei Cassari. Le indagini sono condotte dalla squadra mobile. Emanuele Burgio è figlio di Filippo già condannato per mafia. Il padre è considerato il cassiere del clan di Porta Nuova e uomo del boss Gianni Nicchi. Filippo Burgio era stato coinvolto nell’operazione dei carabinieri Hybris del 2011 e condannato con pena definitiva a 9 anni di reclusione. Soccorso da alcuni familiari il 26enne è stato portato nel pronto soccorso del Policlinico di Palermo. Le sue condizioni era però gravissime. Appena si è sparsa la voce, in ospedale sono arrivate circa trecento persone. La notizia della morte ha scatenato la rabbia di alcuni dei presenti, soprattutto tra parenti e amici, che volevano vedere il corpo di Emanuele Burgio a tutti i costi. La calma è stata riportata dalla polizia. Sull’omicidio indaga la squadra mobile della Questura di Palermo.
Agguato anche nella zona di Fondo Fucile a Messina. Un 32enne, in passato denunciato per spaccio di sostanze stupefacenti, è stato ferito con diversi colpi di arma da fuoco davanti alla porta della sua abitazione. L’uomo è ricoverato al Policlinico di Messina dove è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico per la rimozione dei proiettili che lo hanno raggiunto al torace, al fianco e ad un piede. Indaga la polizia.Per oggi è anche troppo. Buona giornata.