Quattro anni con il rito abbreviato. È questa la condanna inflitta all’investitore di Tania Valguarnera, la ragazza investita sulle strisce pedonali in via Libertà.
Tania è morta mentre andava a lavoro, stava attraversando la strada in un giorno di pioggia, ma è stata travolta e uccisa da un furgoncino che percorreva la corsia dei bus a tutta velocità. L’investitore, Pietro Sclafani è stato condannato a quattro anni di carcere per omicidio colposo. Il 17 maggio 2015 l’imputato, di professione panettiere, travolse Tania senza prestarle soccorso.
Sclafani, accusato di omicidio colposo e omesso soccorso, era stato arrestato poche ore dopo l’incidente, individuato grazie alle telecamere di sorveglianza presenti in via Libertà. Si ipotizzò che potesse essere alla guida sotto l’effetto di droga, ma poi i test lo hanno escluso. Così come, da alcune perizie, sarebbe emerso che l’uomo non superasse i 50 chilometri orari quel giorno, eliminando così pure l’ipotesi dell’alta velocità. Scartata, poi, attraverso i tabulati telefonici, anche quella secondo cui Scalfani sarebbe stato al cellulare mentre era al volante.
“Una tragica fatalità”, l’hanno definita i difensori. Pioveva e la visibilità era scarsa. E poi le strisce pedonali erano sbiadite. Questa la tesi portata avanti dagli avvocati. Una tesi che cozzava con le conclusioni del consulente dell’accusa, secondo, cui Sclafani sarebbe stato imprudente alla guida e non prestò soccorso a Tania dopo l’impatto. Inevitabile il ricorso in appello contro la condanna. I familiari della vittima si erano costituti parte civile con l’assistenza degli avvocati Ennio Tinaglia, Giuseppe Di Cesare e Renato Bocina. Riconosciuta una provvisionale di 50 mila euro ciascuno ai genitori di Tania e di 25 mila euro per il fratello e il fidanzato.
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