La Sicilia è una terra maledettamente matriarca: quando vivi qui vorresti scapparne, ma andarsene significa recidere un legame sanguigno e viscerale. A Catania, però, c’è chi non si rassegna all’idea di dover convivere con questo conflitto che attanaglia molti giovani siciliani. I ragazzi dell’Associazione culturale Talìa, da giugno 2015- anno di fondazione- dimostrano che sperare, credere e investire nel valore della propria terra è non solo possibile, ma necessario. Noi di SiciliaNews24 abbiamo chiesto a Erika Magistro, presidente dell’Associazione, di raccontarci un po’ cos’è Talìa e quali sono gli obbiettivi dei soci che ne fanno parte.
Presidente, chi sono i soci di Talìa e perché Talìa?
«L’Associazione Talìa nasce con l’intento di custodire e valorizzare la storia, la cultura e la vita sociale del territorio, perché noi crediamo che la conservazione della memoria storica locale possa avere importanti ricadute sul rafforzamento di un senso di identità e appartenenza; il concetto di identità ci è molto caro. Talìa richiama ovviamente il dialetto siciliano: guardare, osservare con spirito critico tutto ciò che ci circonda, perché ogni giorno siamo fin troppo distratti: guardiamo ma non osserviamo e non apprezziamo quello che ci appartiene. L’intento della nostra Associazione è proprio questo: spingere ad osservare e contemplare, ma con spirito critico. Talìa è anche una delle grandi muse figlie di Zeus e Mnemosine, colei che presiede alla commedia sulla mitologia greca. I soci di Talìa sono ragazzi (e non solo) che amano il territorio nel quale vivono. Noi soci fondatori siamo tutti ragazzi laureati in archeologia e storia dell’arte, mossi dall’incessante desiderio di spingere gli altri a maturare il nostro stesso desiderio di rivalsa: la nostra terra è meravigliosa e ha bisogno di gente attiva e propositiva. Non sempre chi detiene il potere è in grado di rivendicare i diritti di questa terra, e quindi è giusto che il cittadino, in primis, se ne assuma la responsabilità, perché è l’individuo che fa la comunità. I soci di Talìa credono in questi obbiettivi, e non vogliono apprezzare solo “l’altrove“, ma pretendono che la propria terra sia considerata alla pari di tutti quei luoghi verso cui i nostri coetanei vogliono scappare».
In una terra da cui tutti vogliono scappare, come si inverte il senso di marcia?
«Io convivo ogni giorno con questo conflitto interiore, lo stesso con cui convive gran parte della gente che ha deciso di restare, e se resti è perché non hai la possibilità economica di andartene. C’è, però, un legame viscerale con il luogo natale: è un odio e amore per il proprio luogo di appartenenza, ed è ciò che ci spinge a mollare, a causa della consapevolezza che tutto quello che facciamo non sempre procede nella direzione dei nostri sogni, ma l’importante è fare: noi fino ad oggi abbiamo avuto un feedback molto positivo alle nostre iniziative, legate sia all’ambito editoriale, ad esempio abbiamo organizzato molte presentazioni di libri, ma anche per quelle legate al territorio».
Ecco, a proposito, può raccontarci degli eventi organizzati dall’Associazione?
«Un evento che ha avuto molto successo è stato Occupai Civita, che ha visto protagoniste moltissime associazioni culturali catanesi e anche i Fratelli Napoli; abbiamo svuotato piazza Duca di Genova, cuore pulsante della Civita, dalle macchine, e finalmente l’abbiamo resa un luogo di incontro e scambio. La gente del quartiere ha così avuto modo di partecipare ad una iniziativa che ha sentito profondamente propria. Subito dopo Occupai Civita, abbiamo svolto una attività importante, perché, grazie alla collaborazione dei ragazzi di Mobilita Catania, abbiamo organizzato le “passeggiate da non vedenti” che hanno coinvolto i ragazzi della Vespucci; essi hanno percorso via San Tommaso, quindi sempre nel cuore della Civita, da bendati e con l’aiuto di un bastone: è stata una attività molto sentita che ha coinvolto soprattutto i più piccoli. Di recente siamo stati all’Istituto Lombardo Radice per presentare il mio libro Il bambino con gli occhi chiusi, edito Algra editore, e abbiamo ovviamente parlato della nascita del libro, dando ai ragazzi una infarinatura sui meccanismi dell’editoria e, ovviamente, abbiamo raccontato loro le fasi del processo creativo di un’opera letteraria».
Quali sono i prossimi eventi in programma?
«Un’Associazione culturale come la nostra incontra moltissimi problemi burocratici nel ricevere un supporto adeguato all’organizzazione degli eventi: a noi comunque non importa, siamo consapevoli che operiamo in un territorio difficile. Abbiamo, in ogni caso, in programma di organizzare un secondo Occupai Civita, in forme un po’ diverse, più artistiche: per adesso non sveliamo di più».
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