Sversamento petrolio nel fiume Irminio a Ragusa: caso arriva all’Ars
Sversamento petrolio a Ragusa. La deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Stefania Campo, ha presentato un’interrogazione urgente al presidente della Regione e gli assessori regionali per l’Energia e per i Servizi di pubblica utilità e per il Territorio e l’Ambiente, per chiedere chiarimenti sul probabile sversamento di petrolio in un bacino del fiume Irminio.
“L’entità di questo sversamento al momento è ignota – racconta Campo – lo stesso si è verificato, secondo quanto si apprende dalla stampa, nell’area di estrazione di contrada Moncillè a Ragusa, di proprietà dell’Enimed, da circa tre settimane. Anche il Comune di Ragusa ha ammesso di aver ricevuto il 27 aprile 2019 una nota dall’Enimed nella quale si segnalava la presenza di piccole tracce di olio nel torrente Moncillè, affluente del fiume Irminio, nei pressi di un pozzo che dovrebbe essere dismesso da diversi anni.
Inoltre, il dirigente dell’ufficio ambiente del Libero Consorzio di Ragusa ha affermato che tutti gli enti preposti sono a lavoro per monitorare costantemente la situazione che si sta facendo il possibile per limitare i danni. Sappiamo anche di un vertice convocato presso la Prefettura di Ragusa tra i dirigenti del Libero Consorzio, dell’Arpa, della Forestale e del Genio Civile per coordinare l’azione di controllo dello sversamento e verificare, attraverso i rilievi effettuati dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, il grado di inquinamento delle acque”.
Sversamento petrolio a Ragusa, intervenire celermente
“Quel che emerge – sostiene Campo – e anche in maniera evidente è la carenza di controlli degli impianti ed è inoltre lecito il sospetto della volontà, da parte dei gestori dell’impianto e di chi avrebbe dovuto vigilare sul loro corretto funzionamento, di occultare quanto in atto. Ho chiesto quindi nell’interrogazione di fare immediata chiarezza sulla vicenda e individuare le conseguenze anche potenziali sull’ambiente.
Bisogna intervenire celermente per risolvere il problema e probabilmente elevare il livello di soglia dei controlli da effettuare in quel sito e nelle altre aree di estrazione della zona, anche concedendo a Enimed le eventuali autorizzazioni ambientali, di competenza regionale, necessarie per rafforzare la sicurezza degli impianti. L’auspicio è quello che questa tipologia di attività produttive vengano maggiormente monitorate da parte degli enti pubblici e che, nel prossimo futuro, si riescano a gestire tali risorse naturali in maniera più lungimirante, conclude Campo”.