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di redazione
Roma, 26 set – Il rischio reale e’ la scomparsa di
interi comparti dell’industria italiana nel Sud. Negli ultimi
quattro anni, dal 2007 al 2011, l’industria al Sud ha perso
147mila unita’ (-15,5%), il triplo del Centro-Nord (-5,5%).Giu’ al Sud anche gli investimenti fissi lordi, -4,9% nel
2011, e -1,3% del resto del Paese. E’ quanto emerge dal
rapporto Svimez 2011 sull’economia del sud che e’ stato
presentato questa mattina.Lo scenario e’ quindi quello di una profonda e continua
de-industrializzazione, perche’ le imprese al Sud non
riescono a mettere in pratica strategie di
internazionalizzazione e delocalizzazione di fasi produttive
tali accrescere la competitivita’ del sistema. Situazione
ancora piu’ difficile in presenza di un costo del lavoro al
Sud decisamente piu’ alto dei competitors europei e
asiatici.In relazione alla competitivita’ del Sud in Europa, secondo
una simulazione Svimez contenuta nel Rapporto, un lavoratore
rumeno conviene rispetto al meridionale perche’ pur essendo
meno produttivo costa decisamente molto meno. Un lavoratore
meridionale nel 2008, insomma, e’ costato circa 34.334 euro
nel Sud, quanto quasi due polacchi (19.738 euro), sette
rumeni (5.429) e quasi dieci bulgari (3.813), mentre il
divario di produttivita’ vede il lavoratore del Sud soltanto
da 2 a 4 volte piu’ produttivo del collega europeo.rus/rl
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