Palermo – Il 3 settembre 1982 veniva ucciso a Palermo, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. I mandanti dell’agguato furono identificati nei capi mafia Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Il ministro dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano ha deposto una corona di fiori questa mattina in via Isidoro Carini, luogo dell’eccidio. Tra i presenti anche il figlio del generale, Nando Dalla Chiesa, il neo prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, il Prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino, in rappresentanza della Regione l’assessore Esther Bonafede, il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il sindaco Leoluca Orlando. “Dalla Chiesa ha versato il suo sangue per la liberazione della Sicilia dalla mafia – ha dichiarato Alfano –
E’ stato un sangue che ha segnato l’avvio di una rivoluzione in Sicilia, di una rivoluzione etica e culturale che solo negli anni a seguire ha dato i suoi frutti. Io credo che il sangue di Dalla Chiesa e di chi lo accompagnava non sia un sangue versato invano. Spero che nei prossimi anni ancora di più venga rivalutata la storia di questo uomo che è stata una storia straordinaria, per il suo profilo personale, credo che la Sicilia e l’Italia gli dovranno essere grati per sempre”. Il ministro degli interni ha poi fatto un punto sulla lotta alla mafia: “I più grandi boss mafiosi sono al 41 bis e la caccia a chi non è stato ancora catturato prosegue senza sosta. Abbiamo approvato negli anni passati delle leggi importantissime che hanno consentito sequestri e confische dei patrimoni mafiosi per miliardi di euro. Credo che si possa ancora di più rafforzare e ammodernare lo strumento che regola e gestisce questi fondi, cioè l’agenzia per i Beni confiscati. Stiamo studiando degli interventi normativi che vanno proprio in questa direzione”.
Composto e di poche parole, invece, Nando, uno dei figli del generale Dalla Chiesa: “Chi allora scrisse che la speranza era morta con lui fotografò il momento. da allora siamo andati avanti, per fortuna. Per mio padre la stella polare era il rispetto del dovere e della legge, sempre e comunque, dalla vendita del pane per strada fino all’amministrazione dei grandi patrimoni bancari internazionali”.