Palermo – Ha organizzato la traversata del barcone naufragato davanti alle coste di Lampedusa lo scorso 3 ottobre, poi si ‘ confuso tra i superstiti ospitati nel centro d’accoglienza dell’Isola, ma ‘ stato riconosciuto e arrestato. Si tratta di un 24enne somalo, appartenente ai miliziani armati.
L’uomo ‘ stato fermato questa mattina dagli agenti di Palermo ed Agrigento e dal Servizio centrale operativo di Roma in seguito a un provvedimento restrittivo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia per gravissimi reati, dal sequestro di persona a scopo di estorsione all’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento della immigrazione clandestina, dalla tratta di persone alla violenza sessuale.
L’accusa ‘ quella di avere organizzato la traversata in mare dalla Libia verso l’Italia del barcone con a bordo oltre 500 profughi prevalentemente eritrei culminata, lo scorso 3 ottobre, nel naufragio dell’imbarcazione e nella morte per annegamento di 366 migranti.
Il somalo ‘ arrivato a Lampedusa lo scorso 25 ottobre a bordo di un barcone con circa 90 profughi subsahariani. Quando i superstiti, oltre 100, del naufragio del 3 ottobre lo hanno visto arrivare al centro di accoglienza non riuscivano a credere ai loro occhi: si sono ritrovati l’uomo che aveva organizzato la traversata. Cos’ hanno provato ad aggredirlo ma sono stati fermati dai responsabili del centro di accoglienza. Sono stati loro a raccontare agli inquirenti che quel somalo era l’organizzatore del viaggio. Quindi, gli investigatori hanno mostrato ai superstiti le foto segnaletiche per il riconoscimento che ‘ avvenuto quasi subito e per l’uomo sono cos’ scattate le manette. Si tratta di una delle prime occasioni in cui gli investigatori sono riusciti a risalire alla identit’ di uno dei capi dell’organizzazione criminale transnazionale che gestisce, tra il corno d’Africa, il Sahara e la Libia, gli imponenti flussi migratori illegali dal nord-Africa verso la Sicilia occidentale.
Sulla base di testimonianze dei superstiti, gli inquirenti hanno inoltre ricostruito gli orrori del viaggio, le violenze dei trafficanti e gli abusi subiti dalle donne ancor prima di salire su quella barca della speranza. Secondo l’agghiacciante racconto di uno degli eritrei sopravissuti, prima di partire dalla Libia il gruppo di 500 profughi ‘ stato tenuto segregato per oltre un mese, sotto la minaccia delle armi, in un casolare in Libia. “Siamo stati torturati e maltrattati per giorni dopo essere stati sequestrati al confine tra il Sudan e la Libia da un gruppo di somali a bordo di pick up sotto le minacce delle mitragliatrici. Arrivati in una specie di campo, alcuni di noi sono stati picchiati con manganelli e sono stati sottoposti a scariche elettriche”.
Circa venti ragazze sono state stuprate: diciannove di loro sono morte nel naufragio e solo una ‘ sopravvissuta. “Le donne – ‘ stato riferito – venivano stuprate dai somali, tra cui l’arrestato che era il carceriere del campo libico, e poi ‘offerte in dono’ ai miliziani libici”.
Nel corso delle indagini ‘ stato fermato anche un palestinese, nei cui confronti sono emersi elementi circa la sua partecipazione all’organizzazione di un altro recente sbarco di immigrati, siriani, a Lampedusa.
Secondo quanto riferito dal Procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia, i 14 eritrei che hanno riconosciuto i due arrestati al loro arrivo al cebtro d’accoglienza sono stati interrogati tutti alla presenza di un legale perch’ tutti indagati per immigrazione clandestina.
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