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Strage di cani randagi tra Carini e Montelepre

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di redazione

Strage di randagi in via Fiume Falco, strada statale che congiunge Carini a Montelepre. Un vero e proprio bollettino di guerra, senza, ancora, alcun preciso responsabile. Incerto, ad oggi, il numero esatto dei cani uccisi, sicuramente più di dieci. Ormai note, invece, le modalità di esecuzione: impiccati con il fil di ferro, annegati nel fiume, brutalmente avvelenati. Altri, poi, presumibilmente lapidati.
La segnalazione ai volontari della LIDA di Palermo giunge nella mattinata di mercoledì, proprio da parte di chi si preoccupava di quei cani, sfamandoli ed accudendoli quotidianamente. Dei fatti incresciosi, che risalgono, con tutta probabilità, alla notte precedente, sono stati allertati anche i Carabinieri e l’Asp competente, poi giunti sul posto.
Per gli animali coinvolti, sin dall’inizio, non c’è stato nulla da fare. Molti dei corpi straziati erano stati coperti con dei teli. I volontari sono sconcertati e avviliti dalle continue tragiche emergenze.
‘Siamo stanchi ‘ dice all’agenzia GeaPress Marco Meli, volontario LIDA Palermo ‘ di dover assistere ad ennesimi spettacoli agghiaccianti e di dover sollecitare ininterrottamente, ma con scarsi risultati, interventi ed attenzioni per i nostri animali.’
Tra i tanti animali trovati già morti, solo una cagnetta è stata rinvenuta ancora viva, sebbene agonizzante. E’ stata trovata ieri, negli stessi luoghi, dove i volontari erano tornati per un ulteriore sopralluogo. La cagnetta è stata, quindi, tempestivamente portata al primo centro di soccorso veterinario, l’ambulatorio Soclate di Carini.
Difficile individuare, in questa ennesima triste circostanza, l’aspetto maggiormente inquietante: il persistente stato di abbandono dei Comuni, con conseguente rinuncia al controllo territoriale, le continue navette di responsabilità degli stessi con le Asp, la massiccia presenza, per le strade cittadine e provinciali, di animali che, benché comunemente docili, sono spesso mal tollerati e, per questo, spietatamente eliminati.
Senza contare l’impunità assoluta di cui gode, di fatto, chi abusa degli animali, ben potendo sperimentare sugli stessi ogni genere di sevizie.

Redazione

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