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Strage di Alcamo Marina. Pena sospesa per due condannati, Ferrantelli e Santangelo

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di redazione

Pena sospesa per Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo, condannati rispettivamente a 14 e 22 anni, per la strage nella caserma di Alcamo Marina. Nell’eccidio, avvenuto nel 1976, furono uccisi due carabinieri. A disporre la sospensione dell’ordine di esecuzione della pena emesso dalla Procura generale di Caltanissetta nel 1992 la Corte d’appello per i minorenni di Catania, che ha accolto la richiesta avanzata durante l’udienza del processo di revisione per i due imputati che vivono in Brasile. Il terzo accusato della strage, Giuseppe Gulotta è stato assolto il mese scorso. L’odissea giudiziaria di Giuseppe Gulotta, Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo e’ iniziata nella notte tra il 12 e il 13 febbraio 1976, a due settimane dalla strage nella casermetta dei carabinieri di Alcamo Marina. I due militari Apuzzo e Falcetta erano stati uccisi a colpi di arma da fuoco il 27 gennaio da un commando di sicari che aveva fatto irruzione nella caserma e ucciso i carabinieri che riposavano sulle brandine. Giuseppe Vesco venne trovato con una pistola calibro 9 e marca Beretta, dello stesso modello di quelle usate dalle forze dell’ordine. Portato in una caserma a qualche chilometro di distanza da Alcamo, fu sottoposto a torture e sevizie al punto da essere costretto ad autoaccusarsi della strage e a fare i nomi dei suoi complici. Tiro’ in ballo Gulotta, Ferrantelli e Santangelo che a loro volta vennero sottoposti a sevizie e costretti a firmare un verbale autoaccusatorio. A condurre l’interrogatorio fu il capitano dei carabinieri Giuseppe Russo, successivamente ucciso in un agguato mafioso.
L’ex brigadiere Renato Olino ha confessato, dopo trent’anni, che i sospettati furono denudati e posti su una tavola inclinata, costretti a ingerire acqua e sale con un imbuto e a sopportare scariche elettriche ai testicoli pur di strappare loro una confessione. Dopo le torture, fu addirittura cambiata la disposizione delle suppellettili e il colore delle pareti della stanza per non ricondurre a quella caserma come il luogo delle avvenute sevizie. Nell’autunno di quello stesso anno Giuseppe Vesco fu trovato impiccato in carcere. Un fatto strano considerando che era monco. Anni piu’ tardi il pentito Vincenzo Calcara ha confessato di essere stato costretto a lasciarlo solo in cella perche’ “fosse suicidato”. Una morte, secondo le sue dichiarazioni, avvenuta con la complicita’ delle guardie carcerarie. Approfittando di un momento di liberta’ nell’intricata vicenda giudiziaria, Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo sono fuggiti in Brasile prima che la sentenza diventasse definitiva mentre Giuseppe Gulotta e’ rimasto in Italia. Gulotta e’ stato condannato all’ergastolo in via definitiva nel 1990 e, dopo le dichiarazioni dell’ex brigadiere Renato Olino, ha ottenuto per primo il processo di revisione conclusosi con la revoca della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello di Reggio Calabria. Dopo 22 anni di carcere da innocente e una vicenda giudiziaria durata 36 anni. Anche Ferrantelli e Santangelo, condannati a 14 e 22 ani di reclusione, hanno ottenuto il processo di revisione davanti alla Corte d’appello per i minori di Catania. Giuseppe Gulotta e’ stato assolto il mese scorso dopo avere scontato da innocente 21 anni di carcere.
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