Strage ‘casermetta’ di Alcamo Marina. Dopo 36 anni assolti anche Ferrantelli e Santangelo
La Corte d’appello di Catania – sezione per i minorenni – ha assolto, con formula piena, gli alcamesi Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo, condannati rispettivamente a 14 e 22 anni p…
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di redazione
La Corte d’appello di Catania – sezione per i minorenni – ha assolto, con formula piena, gli alcamesi Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo, condannati rispettivamente a 14 e 22 anni per la strage nella caserma di Alcamo Marina del 26 gennaio 1976, in cui morirono l’appuntato Salvatore Falcetta e il carabiniere Carmine Apuzzo. Ferrantelli e Santangelo avevano ottenuto il processo di revisione dopo che un ex carabiniere, Renato Olino, confermò che le confessioni erano state estorte con le torture. Nel febbraio scorso, la Corte d’appello di Reggio Calabria aveva scagionato Giuseppe Gulotta, che aveva una pena definitiva all’ergastolo. Ferrantelli e Santangelo si erano rifugiati in Brasile prima che le condanne diventassero esecutive e, pertanto, hanno scontato in carcere solo pochi mesi. Gulotta, invece, è rimasto recluso da innocente per 21 anni.
Gli altri due uomini coinvolti – Giuseppe Vesco e Giovanni Mandalà – sono invece entrambi deceduti. Vesco si sarebbe suicidato in carcere nell’ottobre del 1976, pochi mesi dopo l’arresto. Il pentito Vincenzo Calcara ha riferito che Vesco (secondo la vecchia inchiesta il capo della banda e colui che ha ingiustamente accusato gli altri imputati) è stato assassinato in cella. Ora l’avvocato Baldassare Lauria, che con il professor Giovanni Aricò ha assistito Ferrantelli e Santangelo nel processo di revisione, ha annunciato che, nella qualità di presidente dell’organizzazione non governativa “Progetto Innocenti”, ha chiesto di essere sentito dalla Commissione parlamentare antimafia. Della strage di Alcamo Marina si era interessato anche Peppino Impastato, ucciso il 9 maggio 1978 a Cinisi. Nelle ore successive al delitto, i carabinieri, guidati dal colonnello Antonio Subranni, sequestrarono nell’abitazione della mamma dell’attivista di Democrazia proletaria, Felicia Impastato, una serie di documenti. Tra questi, come risulta nei verbali, c’era anche una cartella su Alcamo Marina. Cartella mai restituita alla famiglia (al contrario degli altri documenti), come ha recentemente affermato il fratello, Giovanni Impastato.
Le indagini, all’epoca della strage, furono coordinate dal colonnello Giuseppe Russo, poi ucciso a Ficuzza, nel corleonese nell’agosto ’77. E per il suo assassinio, così come è accaduto per la strage, furono incolpati e condannati tre innocenti: Salvatore Bonello, Rosario Mulè e Casimiro Russo, pastori di Camporeale, assolti dopo che l’avvocato Alfredo Galasso chiese e ottenne la revisione del processo. Recentemente Walter Veltroni, membro dell’Antimafia, ha sostenuto che dietro la strage di Alcamo Marina ci sarebbe lo zampino di Gladio, nome in codice di una struttura paramilitare segreta della NATO. Falcetta e Apuzzo avrebbero fermato, il giorno prima di essere uccisi, un furgone che trasportava armi, presumibilmente con a bordo uomini di Gladio. Quindici anni dopo la strage, ad Alcamo Marina, la polizia scoprì un arsenale nella disponibilità di due militari dell’Arma: che furono prima accusati di essere gli armieri della cosca mafiosa di Alcamo e poi scagionati perché appartenenti entrambi ai Servizi.