Politica

Strage Borsellino, Mattarella: “Troppi errori nella ricerca della verità”

Si è tenuto questa mattina il plenum del Csm, che si è riunito per commemorare la morte di Paolo Borsellino e della sua scorta.  L’incontro, presieduto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a cui hanno partecipato il presidente del Senato, Pietro Grasso e Lucia Borsellino, è stata l’occasione per presentare la raccolta dei documenti, che riguardano il giudice Borsellino, da cui il Csm ha deciso di rimuovere il segreto di Stato.

I misteri legati alla strage

“Ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato”, ha dichiarato il capo dello Stato, citando i misteri che avvolgono ancora la strage di via D’amelio, nonostante siano passati 25 anni.

“La tragica morte di Paolo Borsellino, – ha aggiunto Mattarella – insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve ancora avere una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di Via D’Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato”.

Il coraggio del giudice Borsellino

Il capo dello Stato ha sottolineato come il giudice Borsellino abbia lottato contro la mafia con coraggio e la determinazione di chi sa che la mafia non è un male ineluttabile ma un fenomeno criminale che può essere sconfitto. Obiettivo che sapeva bene che poteva essere raggiunto solo diffondendo la cultura antimafia, sopratutto tra i giovani.

Mattarella ha poi ricordato e nuovamente condannato i recenti atti vandalici ai danni del busto di Giovanni Falcone, nella scuola del quartiere Zen di Palermo, e la stele costruita ad Agrigento in memoria del giudice Rosario Livatino. “Come ho già detto in occasione della seduta dedicata a Giovanni Falcone – ha dichiarato ilpresidente della Repubblica – la rievocazione delle loro figure non può, e non deve, trasformarsi in un rituale fine a se stesso, originato dalle spinte emotive suscitate dall’occasione. E questo ci viene ricordato, ancora una volta, dall’ignobile oltraggio recato al busto di Giovanni Falcone nella scuola di Palermo a lui dedicata. E, ancora ieri, da quello contro la stele che ricorda Rosario Livatino”.

Redazione

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