Una donna di Agrigento è vittima di uno stalker da oltre 8 anni ma l’incubo si rinnova ogni volta che per un motivo o per un altro l’uomo viene rilasciato. L’ultimo episodio si è registrato in questi giorni. La donna, 40 anni, è un’operatrice della Caritas diocesana di Agrigento e ha deciso di raccontare il suo incubo.
L’uomo è un 27enne nisseno che frequentava la mensa della solidarietà della Caritas dove la donna svolgeva la sua attività ed è tornato libero dopo tre anni di detenzione. L’uomo non ha mai smesso di perseguitarla, tranne che nei tre anni in cui è stato in carcere. In cella proprio per stalking perché con tutta evidenza i giudici lo hanno ritenuto molto pericoloso. L’uomo è stato raggiunto prima da un ammonimento, poi dal divieto di dimora ad Agrigento. Ma lui non ha mai smesso di cercare la sua vittima. E’ tornato libero perché il Tribunale lo ha prosciolto per incapacità di intendere e di volere, e l’uomo ha ripreso a cercar la donna e a perseguitarla. L’uomo è difeso dall’avvocato Monica Malogioglio. A nulla sono valsi i provvedimenti: il divieto di avvicinamento a una giovane donna, il divieto di comunicare con lei e l’applicazione del braccialetto elettronico. Il 27enne come ultimo gesto ha violato il divieto di avvicinamento e ha distrutto l’auto e il locale della donna che perseguitava.
La donna ha denunciato l’uomo più volte per violenze psicologiche e morali e danneggiamenti, ha scritto un lungo post sui social per mettere in guardia tutti da quello che sarebbe potuto succedere. A difesa della donna ha preso posizione anche la Caritas diocesana di Agrigento di cui la giovane è volontaria.
Vorrei leggeste…e vorrei lo faceste perché non è una catena, perché sono seria e sopratutto perché è tutto vero.
Io ho soltanto 1 profilo ed è questo.
La stessa cosa vale per Instagram.
Se, quindi, dovessero arrivarvi richieste di amicizia da account con il mio nome e la mia foto non accettatela, non sono io..
Ma tranquilli, non è nemmeno un hacker e nessuno, quindi, vi ruberà nulla.
È soltanto il mio stalker, che dopo 8 anni di violenze psicologiche e morali, 8 di danni alle cose mie e dei miei cari, 7 di udienze e processi, 2 di carcere preventivo per pericolosità sociale, innumerevoli provvedimenti restrittivi e tante, ma davvero così tante vicende sconcertanti, è stato assolto per incapacità di intendere e di volere e quindi è LIBERO.
Libero di dedicarsi a questa nuova attività, anche. Quella di rubare le mie foto, aprire profili falsi e chiedere il contatto alle persone vicine a me.
In questo momento, ad esempio, ha come foto del profilo whatsapp la mia faccia…
Ed è libero.
Si, libero. Avete letto bene.
Per carità, libero di continuare anche – naturalmente – a fare quello che faceva prima, tempestarmi cioè di chiamate, messaggi e minacce.
E infatti lo fa, lo sta facendo anche adesso, mentre scrivo a voi, per esempio.
E libero e SENZA ALCUNA RESTRIZIONE, ci tengo a dirlo.
E questo perché il tribunale
della libertà ha cancellato anche gli ultimi provvedimenti emanati a seguito delle minacce fatte dopo essere stato lasciato libero.
Direte: può essere mai che uno la quale pericolosità è stata riconosciuta tale da addirittura tenerlo 2 anni in carcere in via cautelare, appena esce continua a fare le stesse cose, la vittima continua a denunciare, vengono emanati dei provvedimenti restrittivi perché è incredibile che dopo tutti questi anni una persona dimostri di non mollare un attimo, e un tribunale li cancella?
Si, è possibile.
Il perché? Lo sapremo fra 45 giorni e mentre vi prego di non chiedervi cosa accadrà perché tanto può accadere qualunque cosa, lui ormai in carcere non potrà più andare, non so se avete capito.
È incapace di intendere e volere.
Ah, tranne se mi uccidesse, ovviamente.
Lì ci sarebbe un reato diverso e quindi sarebbe processabile.
Ma quello casomai lo leggereste sui siti locali, non sul mio profilo; in quel caso temo che non potrei aggiornarvi di persona.
Spero mi scuserete.
Ma del resto il suo avvocato, DONNA, lo aveva rassicurato in merito a questo (e lo so perché lui, il cretino, mi ha inviato lo screenshot dei messaggi che si erano scambiati).
Si, gli diceva che poteva stare tranquillo (di continuare a torturarmi, cioè) perché tanto lei stava preparando il ricorso e nessuno avrebbe più potuto rimetterlo in carcere.
Che brava che è stata.
Anche a tenerselo nonostante le minacce ricevute è stata brava.
Minacce che doveva ritenere più vere di quelle babbe fatte a me, evidentemente, visto che in udienza, a difenderlo, lei di contro, andava accompagnata dai carabinieri.
Ma che fosse brava nei casi di stalking lo si sapeva già. Ci sono diversi articoli che lo testimoniano.
Potete andare a cercarli se volete. Basta digitare due parole su google e spunta il suo nome e cognome. (Se siete fortunati anche la faccia).
Direte? Simona, hai finito?
No. Ancora un attimo di pazienza.
Manca farvi sorridere con il colpo di scena finale (prima del finale finale) quando, cioè, lo hanno scarcerato (due settimane fa) e un ente pubblico preposto alla salute mentale (del resto per pazzia lo hanno assolto) lo invia (per mancanza di posti, si intende), in una comunità per MINORI e ANZIANI piuttosto che in una struttura adeguata (per davvero).
Perdendoselo per giunta!
Si, perché poi – invece – lo sapevano in psichiatria, benché nessuno sapeva chi glielo avesse portato.
E infatti non glielo aveva portato nessuno.
Non c’era.
Quindi sarà ancora in comunità, direte.
E no, in comunità non c’era perché la direttrice non si era letta nemmeno la sentenza di scarcerazione e quindi, non sapendo che aveva una restrizione, quando ha iniziato a spaccare tutto lo aveva serenamente lasciato andare.
Del resto c’erano ancora i regali dell’inaugurazione incartati, non poteva rovinarli.
Ste sentenze lunghe poi!
Era scritto al quarto rigo dell’unica pagina che aveva da leggere, mica poteva perdere tutto quel tempo.
E allora dov’era? Vi chiederete sempre..
In giro; la sera prima è stato visto davanti al nostro locale anche.
Ma del resto, se nessuno lo cercava perché no? Riallacciare i contatti è importante.
Peccato, però, che una persona che sapeva fosse evaso (perché di questo si trattava) c’era e lo trova.
Per caso.
E in tutta questa vicenda sapete chi è l’unica vera degna di nota? Proprio lei, la mia amica/eroe. Che malgrado tutto si improvvisa agente speciale dei servizi segreti, lo pedina e con la polizia al telefono l’aiuta a prenderlo.
Sembra finto, lo so. Anche a me.
Quel giorno torna in comunità ma oggi è completamente e tempestivamente libero perché tutto questo non ha nessun peso, nemmeno gli errori di tutti i protagonisti preposti a fare questo di mestiere. E non chiedetevi nemmeno chi paga che tanto non paga mai nessuno.
Forse io, un po’.. E tutte le persone a me vicine che trascorrono – ormai da anni – le proprie giornate sospendendole di continuo per dedicarsi a denuncia infinite, vite in ansia, accompagnamenti e tanti tanti dispiaceri.
Fine della storia. Tirate un sospiro di sollievo perché lo so che c’è da girare la testa …oltre che non crederci.
Non ci credo quasi manco io…
Ma questa è.
Insomma, se vi arrivano richieste di amicizia con il mio nome e la mia faccia, non fidatevi, non sono io…
Ma nemmeno delle frasi fatte, dei “denunciate” , delle associazioni private e dei servizi pubblici c’è da fidarsi molto sapete?
Poi un giorno vi racconterò il perché…
Intanto respiro e vado avanti…e mi chiedo (ve lo confesso) quanti si aggiungeranno a tutti quelli che ho incontrato in questo percorso, i quali hanno detto (oppure nei quali occhi ho letto): “si, vabbè, ma chissà lei che ha fatto”…
Vi tolgo una curiosità: non ho fatto niente, solo il mio lavoro.
Buon pomeriggio.
La Procura di Agrigento aveva chiesto e ottenuto dal GIP del Tribunale di Agrigento una misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, con divieto di comunicare con la stessa e con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti dello stalker della donna.
La misura è stata eseguita dai poliziotti. Lo stalker, che sabato 22 luglio ha danneggiato alcune suppellettili del locale della sua vittima e l’auto della donna, ora è stato di nuovo arrestato dalla polizia dopo che il gip ha accolto la richiesta di aggravamento della misura cautelare ed è tornato in carcere, al “Pasquale Di Lorenzo” di contrada Petrusa ad Agrigento.
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