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SPECIALE OPEN DAYS: L’EUROPA E LE SUE ISOLE-3-

Le isole chiedono pari
opportunita’ e si confrontano per suggerire politiche europee
utili a compensare gli svantaggi della loro condizione
geopolitica. E gli open days, come ogni anno, dedicano una
sessione di lavoro ai temi dell’insularita’, i cui risultati
saranno affidati alla valutazione dei rappresentanti del
parlamento e della commissione europea.
La prima “batteria” di workshop in programma nella mattinata di
martedi’ 11 ottobre, impegna i rappresentanti del sistema insulare
europeo a offrire la loro visione degli argomenti che sono al
centro dell’attenzione comunitaria: sviluppo, energia, tutela
ambientale, trasporti.
Al Residence Palace (rue de la Loi 155), prenderanno la parola
Ioannis Firbas, responsabile dei programmi di sviluppo del
Ministero dell’economia in Grecia; Adonis Constantinides, della
direzione fondi strutturali della Repubblica di Cipro; Joan Gual
de Torrella, presidente della Camera di Commercio di Maiorca, per
le isole Baleari per la Spagna; Jean Michel Palazzi, dell’ufficio
approvvigionamento idrico della Corsica per la Francia; Gabriella
Massidda, direttore generale della Regione Sardegna e Maria
Cristina Stimolo dell’ufficio di Bruxelles della Regione
siciliana, per l’Italia.
A prendere nota delle loro relazioni, saranno Alyn Smith,
europarlamentare scozzese, vice presidente dell’intergruppo 174
che, al Parlamento Europeo, si occupa dei problemi legati
all’insularita’. Per la Commissione uuropea ci sara’ invece
Eveline Petrat-Chatrlety, analista politico della DG REGIO.
I temi delle relazioni offrono uno spaccato della preoccupazione
che attraversa, trasversalmente, tutte le isole europee: gli
schemi dei nuovi regolamenti che proprio in questi giorni sono
stati presentati dalla Commissione, sembrano costruiti su
parametri socioeconomici troppo generici, che rischiano di avere
un impatto negativo sulle realta’ come quelle insulari, che
convivono con svantaggi geopolitici strutturali.
La distribuzione delle risorse e l’accesso ai finanziamenti non
puo’ essere governato dai criteri di estensione territoriale o di
densita’ demografica. Bisogna tener conto di indicatori
addizionali come la disoccupazione, le diseguaglianze socio
economiche e di accessibilita’ tra le diverse regioni: tutti
fattori che determinano differenze sostanziali nel modo di
governare le politiche dell’agricoltura, dei trasporti,
dell’energia, dell’innovazione e dello sviluppo.
Le isole chiedono che la condizione di insularita’ venga
considerata sufficiente a garantire la continuita’ dei regimi di
aiuto: nessun intervento strutturale puo’ azzerare definitivamente
le difficolta’ che sono legate alla “separazione” del territorio
delle isole da quello continentale.
Basti pensare all’approvvigionamento di acqua ed energia, alle le
enormi differenze nei consumi nelle diverse stagioni, ai picchi
nei consumi estivi, che richiedono strutture di distribuzione non
rapportabili ai dati della superficie o della popolazione
residente.
Le imprese delle isole non sono in grado di competere — in
termini di costi — con chi opera sulla terraferma: le difficolta’
legate al trasporto di uomini e merci rappresenta una differenza
che rischia di diventare incolmabile senza interventi nel settore
fiscale, della tutela ambientale e nella creazione di uno spazio
aereo europeo che tengano conto della condizione insulare.
Per non dire poi delle “isole nelle isole” che sono rappresentate
dalle aree interne e montagnose: un patrimonio culturale e
naturale straordinario che senza adeguate politiche di sostegno,
rischia di essere cancellato.
Le comunita’ rurali di montagna insediate nelle isole —
soprattutto mediterranee — assicurano la conservazione del
paesaggio, garantiscono la produzione di alimenti di qualita’,
concorrono alla conservazione dell’ambiente e svolgono una
funzione di insediamento minimo che e’ una funzione di base per il
turismo.
Ma le differenze di produttivita’ tra i terreni di montagna e
quelli di pianura, le rigidita’ del clima e le asperita’ del
terreno, la tendenza all’emigrazione si sommano alla inadeguatezza
delle reti di trasporto, energia e telecomunicazione.
Solo un approccio politico integrato, una accorta gestione delle
risorse umane e naturali potra’ garantire pari diritti e pari
opportunita’ alle comunita’ montane delle isole. Serve una
politica specifica a sostegno delle loro attivita’ economiche;
servono aiuti reali alla agricoltura e alla selvicoltura di
montagna; servono reti di servizi che garantiscano la qualita’ e
la distribuzione dei prodotti, attraverso l’accesso alle nuove
tecnologie e alle produzioni energetiche alternative.
Serve, senza perifrasi, una nuova e piu’ moderna visione dello
sviluppo integrato europeo, che valorizzi ogni singola
specificita’ economica, sociale e culturale. Partendo dalle isole
e dai cittadini europei che nelle isole vivono e lavorano.
ga/gm
091705 Ott 11 NNNN
(Regione Sicilia)

Redazione

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