Sistema Montante. “Abbiamo potuto verificare che per molti anni è esistito un governo parallelo, che ha occupato militarmente, le istituzioni elettorali, e che ha spostato i ruoli della decisione, della determinazione, del controllo e delle scelte di indirizzo politico della spesa fuori e altrove”. Ha introdotto così, il Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, On. Claudio Fava, la relazione conclusiva sull’inchiesta sul “Sistema Montante”.
Lo spunto per questa inchiesta è stato offerto alla commissione, lo scorso 14 Maggio 2018 con l’arresto di Antonello Montante, Presidente di Confindustria Sicilia, di Giuseppe D’Agata (Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, nonché capo centro della DIA di Palermo), di Marco De Angelis (sostituto commissario della Polizia di Stato presso la Questura di Palermo) di Ettore Orfanello (Comandante del Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Caltanissetta).
L’indagine della Commissione ha seguito la vicenda giudiziaria, portata avanti dalla dottoressa Maria Carmela Giannazzo, Gip del Tribunale di Caltanissetta, ed ha potuto evidenziare un vero e proprio sistema, a cui tanti hanno dato il proprio contributo, la propria solidarietà, ma soprattutto complicità, finché l’inchiesta giudiziaria non è deflagrata. Un sistema che è stato protetto nel tempo attraversando tutti i livelli istituzionali fino ai punti più apicali.
Uno dei punti più originali dell’indagine, anche rispetto a quella svolta dall’autorità giudiziaria, perché non riguarda comportamenti che possono essere considerati penalmente rilevanti, è stato il modo in cui è stata asservita la pubblica amministrazione, un pezzo della pubblica amministrazione. È per questa situazione che Fava ha adottato il termine “militare”.
“La pubblica amministrazione è stata asservita in modo militare, intanto pretendendo che l’Assessorato fosse una propaggine, un prolungamento degli interessi, delle funzioni di Confindustria, che in alcuni casi sceglieva, che in altri casi persino determinava che non doveva essere un funzionario di Confindustria ad occuparsi direttamente dell’assessorato alle attività produttive. Ma soprattutto orientando la burocrazia regionale.”
Innanzitutto, l’indagine ha evidenziato come i dirigenti fossero divisi tra quelli da premiare, perché disponibili alla benevolenza, all’obbedienza ad essere esecutore delle direttive politiche che arrivavano spesso da luoghi diversi del governo regionale, e quelli che, invece, andavano cacciati via, liste di proscrizione che venivano elaborate a tavolino in cui si decideva quelli che dovevano uscire dall’assessorato.
E sarebbero andati via attraverso una comunicazione verbale, telefonica o scritta nel giro di poche ore. C’erano molte forme giuridicamente impeccabile perché tutto questo potesse accadere. Altri che invece venivano irretiti o chiamati ad atti estremi di vassallaggio.
Una delle cose più imbarazzanti che sono state riferite da due dirigenti sono gli incontri, i “provini”, come li ha chiamati Fava, che questi dirigenti hanno dovuto superare prima di essere chiamati alla funzione apicale dell’assessorato alle attività produttive, provini da fare a casa di Montante, affinché potesse essere personalmente Montante, figura privata, a dover preliminarmente verificare la disponibilità all’obbedienza in alcuni di questi futuri dirigenti. In un caso, come ha continuato a riferire, Il presidente della Commissione Fava, Montante ha fatto mettere per iscritto al dirigente che doveva essere indicato dall’assessore ciò che Montante voleva quell’assessorato facesse e dunque quel dirigente garantisse. Priorità politiche, nomine, pianta organica, assetto di spesa. Di questa scrittura privata è stata fornita copia alla Commissione.
Ciò che ha sorpreso di più la Commissione è stato che questa storia è continuata anche dopo il 9 Febbraio 2015, giorno in cui la notizia di reato che riguarda Montante iscritto nel Registro degli indagati è diventata pubblica. Infatti, l’intenzione di continuare ad utilizzare l’Assessorato alle attività produttive e gli uffici come una propria privatissima appendice non subisce alcuna modifica né alcuna resipiscenza, anzi esiste una conversazione, registrata, che è stata consegnata agli atti giudiziari, di Montante che parla con l’Assessore e con altre persone a lui vicino, dicendo che avere le mani sull’assessorato alle attività produttive significa “poter fare la terza guerra mondiale”.
E tutto questo viene detto il 25 Ottobre del 2015. Otto mesi dopo che è certo che esiste un’indagine, in cui l’ipotesi di reato è concorso esterno in associazione mafiosa.
La commissione ha potuto riscostruire tutti i percorsi di interferenza concreti che questo sistema di governo parallelo ha determinato, come la vicenda delle nomine alla Isa (Industria acque siciliane) di Siracusa, oppure la vicenda Irsap (Istituto Regionale per lo sviluppo delle Attività produttive) in cui si tentò di concentrare in capo ad un’unica governance le attività ed i compiti, inizialmente spettanti a ciascuna degli undici Consorzi per le aree di Sviluppo Industriale.
E per finire la vicenda dell’Expò che rappresenta un unicum della storia della pubblica amministrazione italiana perché a delegare Unioncamere (cioè Montante) è l’assessore alle attività produttive.
In conferenza stampa era presente anche il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, che ha voluto dare il proprio saluto ai componenti della commissione. “Il voto all’unanimità della Commissione regionale Antimafia su un argomento così delicato rafforza il Parlamento siciliano e dimostra ancora una volta che tutti i partiti sono a favore della legalità. Se, poi, all’interno dei partiti c’è qualcuno che pensa il contrario, sbaglia” Ha continuato Miccichè dicendo che “I partiti politici sono una cosa seria e non quelle organizzazioni che qualcuno ha voluto dipingere in maniera diversa da quello che sono. Il voto di oggi mi rende particolarmente contento”.
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