«Dobbiamo chiederci se il femminicidio non sia, prima di essere l’epilogo di un fatto di polizia, l’epilogo di una crisi sociale all’interno di un nucleo familiare. Da molto tempo i Comuni in tutta Italia, e in particolare in Sicilia, non godono più di servizi sociali efficienti, i concorsi sono bloccati da oltre 20 anni.
Una sana politica di servizio sociale, che sappia leggere fra le pieghe e le intrusioni di una società malata, può prevenire il delitto, intervenendo in tempo. C’è un dato che raccolgo spesso in giro, lanciato dai sindaci, e che ci impone attenzione e impegno, cosa che farò andando a Roma alla Funzione Pubblica, consapevole di interpretare un’esigenza diffusa dei sindaci, affinché il blocco dei concorsi e l’estenuante attesa burocratica non impedisca ai comuni di arrivare in anticipo a contrastare questi fenomeni».
Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, partecipando oggi pomeriggio con il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese alla cerimonia di intitolazione alla giovane Eligia Ardita e sua figlia Giulia, vittime di femminicidio, del plesso di via Calatabiano dell’Istituto Comprensivo “Archia”, a Siracusa.
Alla scopertura della targa dedicata alla giovane infermiera uccisa dal marito il 19 gennaio 2015 con la figlia che portava in grembo al nono mese di gravidanza, erano presenti anche i genitori e la sorella di Eligia, il prefetto di Siracusa, Giusi Scaduto, il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, le autorità civili e militari della provincia e i dirigenti scolastici aretusei.
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