PALERMO (ITALPRESS) – Riparte il confronto sulla revisione delle norme di attuazione in materia finanziaria della Regione Siciliana, con l’impegno a definirlo entro pochi mesi e in tempo per la prossima Legge di Bilancio. È quanto emerso da un incontro al ministero dell’Economia e delle Finanze tra il ministro Daniele Franco e il vicepresidente e assessore all’Economia della Regione Siciliana, Gaetano Armao.
All’incontro hanno partecipato anche il sottosegretario Alessandra Sartore, il ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, il capo di gabinetto Giuseppe Chinè e l’Ispettore generale Salvatore Bilardo.
Stato e Regione devono raggiungere un accordo per la revisione complessiva delle norme di attuazione in materia finanziaria che consenta di dare piena attuazione agli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto siciliano.
“Si riapre il negoziato sul tema dell’autonomia finanziaria – spiega il vicepresidente Armao all’Italpress -. Dopo gli accordi della primavera del 2019 c’era stata una stasi, che adesso viene superata. Il ministro Franco è stato molto disponibile a definire entro breve tempo il negoziato. Questo vuol dire potere affrontare con serenità i prossimi anni sul piano finanziario, consentendo di riequilibrare uscite ed entrate che oggi risultano disallineate”.
Tra gli altri temi sul tavolo “la condizione di insularità, la fiscalità di sviluppo, i livelli essenziali delle prestazioni. Tutti elementi che ci porteranno entro qualche mese al definitivo superamento delle norme di attuazione che risalgono al 1965. Serve un nuovo assetto delle relazioni finanziarie tra Stato e Regione”, ha aggiunto Armao.
“Il Governo regionale non chiede prebende o regalie, ma le risorse per garantire, in linea con quanto precisato dalla Corte dei Conti – si legge nel documento presentato dal vicepresidente della Regione Siciliana al ministro Franco -, all’espletamento delle funzioni statutariamente attribuite ed i livelli essenziali delle prestazioni costituzionalmente riconosciuti ai cittadini siciliani e che con l’attuale gettito è divenuto insostenibile.
Ne discende che oggi non è più procrastinabile tale situazione poiché incide sulla costituzionalità dell’assetto delle relazioni finanziarie tra Stato e Regione e tale incostituzionalità non può che refluire su quella dei documenti statali che ne consolidano i profili di grave criticità”.
“Come recentemente confermato dalle Sezioni Riunite della Corte dei Conti – prosegue il documento -, lo scostamento tra le previsioni definitive e gli accertamenti registrato nell’esercizio 2019 con riferimento ai tributi devoluti (-481 milioni di euro) e, più in generale, alle entrate correnti (-543 milioni di euro) di cui le entrate tributarie rappresentano il 72,5%, non appare, tuttavia, coerente con i risultati registrati in ambito statale, le cui previsioni definitive, invero, sono risultate sottostimate rispetto agli accertamenti delle entrate tributarie che, nel complesso, sono cresciute del 2,8% (0,17% nel 2018), con una forte accelerazione, in particolare, delle imposte dirette (3,9% contro la diminuzione dell’1,1% del 2018)”.
Inoltre “la misura dell’incremento delle entrate tributarie, specialmente nel 2019, non si rivela in linea con quello delle stesse entrate al livello statale”. In ogni caso il gettito delle entrate tributarie “non è in grado di trainare significativamente l’incremento delle entrate il cui accrescimento di un punto percentuale corrisponde a circa 1,1 milioni di euro”.
Il documento evidenzia poi che “la condizione di insularità non determina soltanto un pregiudizio di tipo economico sui cittadini, ma anche sulla Regione e sulle relazioni finanziarie dello Stato che di tale condizione devono tener conto”.
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